Alessio Chiadini Beuri: Posto in prima fila

giovedì 14 novembre 2019

Posto in prima fila






«Tutto a posto?»
Voci fuoricampo, oltre la porta.
Avevo incontrato Lupino una sola volta. Questo perché gran parte del suo racket era gestito dal suo fedele braccio destro, Vinnie Gognitti. Gognitti era uno schizzato iperteso perennemente sull’orlo di una crisi di nervi. Aveva il cervello per gestire un business di questo tipo, ma gli mancavano le palle. E così finiva per scaricare la tensione su squillo da quattro soldi.
Trovai una lettera in mezzo alle carte sparse sul pavimento, tra i corpi e il sangue di Joey e Virgilio. La raccolsi.

“Il piano V avrà luogo all’hotel. Le parole esatte di Jack sono state: –Vinnie, a te gli onori della casa. - Rico Muerte sarà anche lui della partita. Se qualcosa andasse storto, siamo tutti morti. Trattate questo tizio con la dovuta attenzione: qualunque cosa voglia, dategliela. Non facciamo casini o siamo finiti.”

Il piano V significava una sorveglianza extra, porte sbarrate e un sacco di bifolchi dal grilletto facile. Non avevo visto niente di interessante, ma questo poteva non significare nulla. Rico Muerte era il classico duro spietato.
I Finito avevano scarabocchiato il numero di stanza di Rico ai margini del foglio.

“313”

«Tutto bene, lì dentro?» chiesero di nuovo.
«Non rispondono, chiama gli altri: digli di correre subito qui!» ordinò un secondo a un terzo uomo.
«Ok, ma non possiamo perdere altro tempo! Dobbiamo entrare adesso!» obiettò il primo, con grande acume.
Uscire non sarebbe stato facile. La tromba delle scale era chiusa a chiave e l’ascensore fermo da decenni. Piegai la lettera e me la infilai in tasca senza curarmi della piega perfetta.
Le spallate alla porta e gli scricchiolii con cui quella rispose ai tentativi di sfondarla da parte dei tizi nel corridoio mi dissero che avevo all’incirca quindici secondi prima che il galà si animasse di nuovo. Mi guardai attorno in cerca di una soluzione e poi me la trovai tra i piedi. Anche se pesava come un fringuello, Joey non mi sarebbe stato d’aiuto: grazie a me aveva ora si ritrovava con un buco al posto della faccia. Sapevo già che la mia spalla non mi avrebbe ringraziato. Speravo che dopo lo avrebbe fatto il mio culo. Sollevai di peso Virgilio. Quello spilungone era più alto di quanto sembrasse e mettermelo addosso come un cappotto fu un autentico delirio. Mi aiutai a sostenerlo appoggiandomi alla parete più lontana dalla porta che i ragazzi dei Finito stavano per violare come un quarterback la reginetta del ballo sui sedili della stationwagon del padre. Tenni dritta la nuca di Virgilio strattonandogli la chioma folta e unta di gelatina.
«Mi fa piacere sentirti così rilassato avendo dietro di te un altro uomo, Virgy, ma cerca di stare su!» rinsaccai il pollice della sua mano del cadavere nella cintura così che assumesse una posa meno morta. Nell’altra mano gli misi la beretta mentre le mie dita ne controllavano la pressione sul grilletto.
«Sei mai stato man a mano durante uno scontro a fuoco, Virgilio? Vedrai che ti piacerà!»
Quando la serratura gemette sfinita prima di cedere nascosi il viso tra le spalle del gangster morto e trattenni il fiato.
Gli scagnozzi si trovarono di fronte una scena assurda: Joey disteso a terra in un lago di sangue, le scrivanie della reception ribaltate, la stanza a soqquadro, il penetrante odore di polvere da sparo e Virgilio in piedi, ad aspettarli. Dell’intruso da massacrare, nemmeno l’ombra.
«Dov’è?» chiese uno nascondendo con impegno il fiatone. Era entrato con le armi spianate, seguito da altri quattro. C’era anche Sal La Monica, quel vecchio stronzo fascista che si divertiva a picchiere le anziane signore che truffava dopo essersi spacciato per un venditore di bibbie porta a porta. Di fronte a uno scenario diverso da quello atteso e trovando invece il capo di fronte a loro, non ebbero la prontezza di spirito di pensare in fretta.
Strizzai la mano di Virgilio in modo che il suo indice producesse sul grilletto la pressione corretta. Il primo colpo mancò qualunque cosa ma non avevo mai sparato con un cadavere e così non mi persi d’animo. Gli uomini dei Finito non compresero cosa accadeva fino a quando il secondo proiettile non si conficcò nel petto di Sal La Monica.
Tentennarono ancora prima di rivolgere le pistole contro il loro capo, così colsi l’opportunità di far saltare un piede. A quel punto, però, l’istinto di sopravvivenza gli fece superare l’impasse con il risultato di sparare all’uomo che firmava i loro assegni. Ci fu un rullo di tamburi nel corpo appoggiato a me e Virgilio iniziò a vibrare sconquassato dai proiettili. La testa di Virgilio cadde prima all’indietro, aperta in due come un’anguria, poi in avanti, col mento a toccare il petto. Ripresi la beretta e da sotto l’ascella del morto sparai a raffica ad altezza uomo. Virgilio era un buono scudo e con qualche chilo in più avrebbe resistito ancora ma ormai mi si sfaldava tra le mani. Non mi vomitai sulle scarpe soltanto perché ero distratto dallo stato di integrità degli organi interni di Finito, chiedendomi dietro quali sarebbe stato meglio nascondere i miei. Sventagliai di nuovo la beretta con disperazione e nel frastuono sentì il piacevole suono di atroce, violenta sofferenza. Feci capolino dalle spalle di Virgilio giusto per vedere l’uomo all’estrema sinistra, inebetito e senza fiato, crollare sul pavimento e una grande macchia scura allargarsi sotto il giubbotto di pelle, all’incirca all’altezza del polmone. Mi mossi verso di loro. La punta dei piedi di Virgilio Finito strisciava a terra dietro le mie scarpe. La spalla che teneva il cadavere bruciava per lo sforzo, all’altra dovevo chiedere di sparare bene perché non c’erano margini d’errore.
Riducendo drasticamente lo spazio tra me e loro aumentai le mie probabilità di punteggio ma concedevo la possibilità di prendermi ai lati. La stessa cosa la pensarono anche i due ancora abili così che il primo che mi raggiunse al fianco era quello che non stavo tenendo sotto tiro.
Esattamente quello che volevo.
Privilegiai lo stronzo in favore della Beretta perché dal lato della spalla ferita sarei stato una preda facile. Gli perforai il fegato prima che avesse il tempo di accorgersene e scaricai senza tenerezza Virgilio per beccare anche l’ultimo. In mezzo agli occhi.
«Non mi guardare così, la prossima volta fate a cambio!» dissi a quello ferito al fegato che si sarebbe spento lentamente. Puoi scaricare l'intero romanzo (.MOBI, EPUB) per il tuo E-Reader e il PDF per avere la tua personale copia cartacea!



Inserisci la tua mail e scegli il tuo formato!
 
                                                                             


Dopodichè, oltre ai file, riceverai anche i link per ascoltare i tre capitoli dell'audiolibro prodotti insieme a Casanova&Loreti. Il progetto è quello di realizzare l'intero romanzo e così ho pensato a una piccola compagna crowdfunding sulla piattaforma Ko-fi.
L'audiolibro sarà disponibile a tutti in forma gratuita!
Basta davvero poco!


Clicca QUI!

 


Nessun commento:

Posta un commento