Alessio Chiadini Beuri: Dentro il libro e oltre: Il tesoro di Willy L'Orbo

giovedì 20 maggio 2021

Dentro il libro e oltre: Il tesoro di Willy L'Orbo

 



Stavolta troviamo Tetteballerine e Zanna in camera a pendere dalle labbra di Spanky, che gli sta raccontando del suo fatale incontro con la russa del CILTA Perchè sì, alla fine il figlio di puttana ce l’ha fatta, ha ottenuto il numero della bella Alena (ricordate un’altra Alena da lucidarsi le palle degli occhi per spalmarle addosso ogni diottria di cui siamo dotati?



Non prima, però, di aver ricevuto uno schiaffo a mano aperta in piena faccia. Si è fatto sgamare a non essere quello per cui si era spacciato, esattamente come Cecilia aveva detto sarebbe andata. La ragazza si è arrabbiata, l’ha percosso ma alla fine gli ha comunque concesso il proprio contatto telefonico. Tette’ ce l’ha con Spanky, non ha ancora digerito il fatto che non gli sia stato chiesto di accompagnare l’amico e, di conseguenza, non aver potuto ammirare di persona la bellezza vorticosa che gli è stata descritta dall’amico stronzo. Sono giorni che si fa raccontare continuamente ogni momento del loro incontro. Enrico ha la sensazione di intrattenerlo come una specie di chat erotica. Zanna invece è distratto, continua a lamentarsi che le mutande gli vanno in mezzo al sedere e così finisce che si insultano un po’, uno perché vuole che Spanky vada avanti col racconto, l'altro perché gli tirano in mezzo la madre usando ad hoc la battuta di Mouth a Chunk.


Dopodiché si degenera parlando dei papà viados e smutandando Zanna e scoprendo che ha indosso gli slip di Tetteballerine. Si cita l’attimo fuggente quando Zanna fornisce un’informazione non richiesta sull’aspetto dei suoi genitali. 


Quasi tutto il capitolo è un siparietto a tre di botta e risposta continui, senza quasi didascalie che spieghino che sta parlando. È una scelta consapevole: una volta, tanto tempo fa, ero perfettamente incapace di scrivere un dialogo, figurarsi se plausibile e realistico. Scrivevo solo lunghe scene particolareggiate e descrittive e quando c’erano personaggi che parlavano usavo il linguaggio indiretto. Ero limitato, goffo e maldestro. Ma per imparare questa bellissima forma d’arte, però, l’ho presa un po’ alla larga scrivendo un intero racconto sotto forma di monologo. Avevo visto dal maestro Stephen King (Dolores Claiborne) che era possibile e non mi sono tirato indietro di fronte alla sfida. 


Quello è sicuramente stato il punto di svolta per colmare un’enorme lacuna del mio “mestiere”. Chi più Re di noi ne è sicuramente stato la consacrazione (in realtà la conferma di tante cose, ma non andiamo fuori argomento). Non è sempre necessario far seguire una battuta di dialogo da una didascalia che spieghi chi sta parlando o con che tono lo stia dicendo (quest’ultima si dovrebbe, anzi, sempre evitare) perché sono convinto che ogni personaggio, se ben scritto e delineato in quella che è la sua natura, sia ben identificabile da quello che dice, senza bisogno di aggiunte e spiegoni. In questo modo Tetteballerine avrà quasi sicuramente una battuta a sfondo sessuale un po’ sboccata, Zanna dirà qualcosa di strano, Cecilia qualcosa di buono, accomodante e accogliente, Virginia qualcosa di caustico, tagliente e sarcastico. È facile, no?

Torniamo alla storia: dopo lezione e dopo che Alena ha scoperto che Enrico non era il professore che diceva di essere, accetta il suo invito di andare a prendere un caffè e qui lui, con lo scontrino che ha ricevuto dopo aver pagato, le chiede di fargli un favore e scriverci qualcosa.

Del tipo che cosa?

Stupiscimi.


Come molte volte succede, in Chi più Re di noi questa non è fantasia ma storia vera, vissuta sulla pelle. Lo feci davvero con una ragazza che lavorava in un bar: le dissi di tenersi la ricevuta che mi stava per dare e di scriverci qualcosa. Lei me lo restituì con il suo numero di cellulare in bella calligrafia sul retro. Ci sono dei periodi della vita in cui tutto si infila nel modo giusto e qualsiasi impresa ti metta in testa di realizzare, diventa realtà. Dopo anni sono ancora convinto che sia quasi tutta questione di atteggiamento, quello giusto, quello convinto, quello sicuro di sé anche se dentro di noi ci sentiamo come sull’orlo di un precipizio, spavalderia, fortuna e un pizzico di un miliardesimo di altre cose che sono fuori dal nostro controllo. Il tempo mi ha insegnato che la convinzione di spaccare, di realizzare i propri sogni, quell’energia che a vent’anni ti fa andare contro tutto e tutti senza curarti delle conseguenze, e delle tue reali possibilità di successo, possa essere convogliata nel metodo, nello studio e nel lavoro duro con la stessa intensità. Convogliarla, non imbrigliarla. Non è ancora detto che queste mie teoria non siano del tutto sbagliate e che non mi aspetti una cantonata tra un paio di anni, o che l IO del futuro, rileggendo queste parole, non mi derida dando del coglione a due persone (al me e al se stesso del passato). 


Spanky è convinto che Alena sia l’inquilina del terzo piano ma non gliel’ha detto, per non sembrare uno stalker e, molto probabilmente, perché vuole galleggiare nel dubbio morbido ancora per un po’.

Zanna dice a Spanky che, in un caso o nell’altro, per la svolta che sta prendendo la sua vita potrebbe ringraziare Willy, riferendosi a Vladimiro Zanetti, il suo defunto zio che, dipartendo, ha fatto in modo che l’appartamento al terzo piano venisse riaffittato e ci andasse ad abitare la ragazza dei suoi sogni. Uno dei soprannomi che i ragazzi hanno affibbiato allo scontroso zio di Zanna è appunto Willy L’Orbo, come il leggendario pirata dei Goonies. Vi invito ad andare a leggere tutte le nefandezze e i dispetti che il vecchio faceva ai ragazzi e l’accesa guerra personale che Tetteballerine ha portato avanti fino al giorno del suo funerale, in cui ha voluto assicurarsi che i becchini inchiodassero bene il coperchio della bara. Vladimiro Zanetti è denominato così per via di una palpebra calante che gli conferiva uno sguardo torvo e malvagio. È anche per questo motivo che il capitolo termina con una domanda: quella che l’inquilina del terzo piano non sia, in effetti, l’ultimo dei suoi tiri mancini, o tracobbetti.



You make my dreams (come true) by Hall & Oates


Spanky è estatico per aver fatto breccia nell’interesse della giovane studentessa russa di nome Alena e nessun'altra canzone mi sembrava adatta se non "You make my dreams (come true" di Hall & Oates che io conobbi grazie al film "500 giorni insieme". In questo film, che sicuramente avrei bisogno di rivedere per potervelo raccontare con dovizia e cognizione di causa, è narrata la storia d’amore dei due protagonisti (Joseph Gordon-Levitt e Zooey Deschanel) da quando si sono conosciuti a quando SPOILER si lasciano e vanno ognuno per la sua strada. Non è nella mia personale lista dei più bei film che abbia mai visto ma non è per questo che siamo qui oggi. Dopo aver fatto l’amore per la prima volta, il ragazzo esce di casa per andare al lavoro e, dopo essersi specchiato al finestrino di una macchina vedendo l’Han Solo di Harrison Ford che gli fa l’occhiolino come a dire “Ben fatto, ragazzo”, inizia a ballare in mezzo alla strada, con i passanti che gli danno il cinque, lo sollevano sopra le teste portandolo in trionfo e, non pago, ha anche la visione di due uccellini da cartone animato che gli si posano sulla mano. 


Tutto a dirci quanto cambi la visione della realtà quando ci succede una cosa così bella come far l’amore la prima volta con la persona che abbiamo desiderato, e sognato, tanto. Certo, il fatto che la protagonista fosse interpretata dalla Deschanel, che ho sempre mal sopportato dopo quello che ha combinato a Terabithia, potrebbe non avermi coinvolto a dovere nelle emozioni e nei sentimenti che il film mi avrebbe richiesto di provare, però resta comunque l’unica scena che potrebbe essere degna di nota di tutto il film. Forse all’epoca non riuscivo più a vedere storie finire male e stronze sbattersene dei sentimenti altrui perché la mia vita ne era già stata riempita fino all’orlo del disprezzo, impedendomi, come forma di protezione finale, ogni forma di empatia e coinvolgimento mentre ora, invece, mi farebbe piangere come un rubinetto aperto.





Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



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