Alessio Chiadini Beuri: 2014

sabato 15 febbraio 2014

Un Requiem per Fangio





I fiori non mancano mai a un funerale.

Specialmente al funerale di un amico. Ce ne sono in abbondanza, più di quanti si abbia voglia di contare. Tutto sembra così finto: le venature troppo lucide della cassa scura, il pallore innaturale della camicia inamidata, le lacrime che segnano copiose i volti degli amici.

Oggi il Fangio sembra quasi bello.

Dentro quella bambagia di raso la sua coda di cavallo è adagiata sulla spalla, le mani giunte sopra il ventre sporgente, da tracannatore d’alcol qual era,  e sotto, nessuno lo vede ma noi lo sappiamo, il suo perizoma preferito. Perizoma che gli consentirà di avanzare verso San Pietro senza gettare nel peccato 380 legioni di Arcangeli, beccati ad intravedere di sfuggita la caravaglia del suo culo dai pantaloni troppo stretti.

Come diavolo ci sei finito, eh?

Ti alzerai da un momento all’altro, lo so, nello stupore generale, rianimerai una delle presenti colte da shock con una limonata aggressiva, mi metterai una mano sulla spalla e mi dirai che le lezioni non sono finite, che hai ancora tanto da insegnarmi e che non ho imparato un emerito cazzo.

Dove ti abbiamo perso, Fangio? Come avremmo potuto salvarti?

Ci facciamo questa domanda da giorni. È questa l’inquietudine che ci ha tolto il sonno.
Morire così, ad un concerto degli Air Supply tra l’altro. La band più melensa e sdolcinata che gli anni ’80 siano stati capaci di evacuare. Un metallaro come te, che i pipistrelli li inzuppava nel sangue di vergine a colazione.



Volevi sabotarli, non è così?

Avevi escogitato una supercazzola bestiale per rubare la scena sul palco e ingolosire un migliaio di fan attempate.
Avanti alzati: la banda ha smesso di suonare, stiamo andando via tutti. Non ci siamo che noi e pochi altri. Tette’ si è inventato un’altra sfida delle vostre. Sarà leggendaria, questa proprio non te la puoi perdere. Cecilia si era finalmente convinta a chiederti di farle conoscere quel mandingo che hai spacciato come stallone da monta negli ultimi cinque mesi. Credo che alla fine te la voglia dare vinta.
Apri gli occhi, per Virginia almeno. Ha una rabbia repressa che non trova sfogo se non con me. L’altro giorno me l’ha fatta fare addosso. Superati i 45 minuti di pianto ogni tanto mi capita.
Svegliati per i nostri fegati: Caterina non fa altro che preparare torte. Al nostro diabete sta venendo il diabete. Tette’ ieri, mentre si allenava, sudava glassa alla vaniglia.
Fangio, non lo chiedo per me, ho bisogno del mio Guru dell’Ammòre ora più che mai ma se non vuoi farlo per il tuo allievo, alza le chiappe da quel mobile dell’Ikea almeno per prendere per il culo Zanna. Non vedi che è venuto vestito con un camice da ospedale? È da stamattina che Membro* e Tette’ gli tirano i gusci di pistacchio in mezzo alle guance del culo. Zanna ha spiegato che non trova più i suoi abiti da funerale, più sgargianti del carnevale di Rio. Pensa che dietro ci sia uno scherzo. Io dico che poteva comunque mettersi le mutande. Ma credo che questo sia stato un suo omaggio a te.



Come si può scherzare in un momento così? Tu sì.

Nessuno rideva ai funerali come noi. Ricordi quello dello zio di Zanna? Al cimitero abbiamo dovuto allontanarci dalla funzione perché non era bello vedere quattro coglioni che non riuscivano a stare in piedi per il troppo ridere. Almeno le lacrime erano genuine. Sganarsci ad un funerale per una battuta su uno zombie.

Ora però non ci riesco.

Abbiamo sentito i medici: dicono che non hai sofferto, che te ne sei andato in un batter d’occhio. Nessuno ha ancora capito per quale motivo quel cavo fosse scoperto.
Elettrocuzione, Il termine che hanno usato.
È assurdo e l’unica cosa sensata che riesco a fare è scuotere la testa, ignorare i pianti che mi circondano e aspettare che passi.
Ti piace la cassa? L’abbiamo scelta io, Tette’ e Zanna. Non è stato facile, posso assicurartelo. Tette’ pretendeva che fosse stagna al 100%, ma lo sai che lui ha la mania di conservare indefinitamente i suoi odori corporali.



Zanna si era fissato che l’interno fosse foderato di specchi perché la tua aurea potesse brillare con maggiore energia prima di salire di livello. Io e Tette’ abbiamo convenuto che, data la tua epica bruttezza, la bara si sarebbe autodistrutta implodendo nel giro di un nanosecondo. Poi Membro* ha lasciato un pannolino sporco dentro un feretro e siamo stati accompagnati all’ingresso. Ti ho lasciato un piede di porco e un profilattico sotto la tua spalla sinistra. Non si sa mai, magari torni dagli Inferi e hai voglia di divertirti. Il profilattico non è per impedirti di fecondare qualcosa, ma per tenere insieme il birichino. Dicono che dopo un po’ i tessuti morti tendono a cedere.

Già, scusa se non abbiamo fatto come avresti voluto ma di imbalsamarti e metterti “appecoronato” sul letto a forma di cuore in camera tua, non ce la siamo sentita.
Volevamo cremarti e vendere le tue ceneri alla multinazionale di brillantini per night club ma poi abbiamo pensato ai soggetti che ti avrebbero leccato via da quelle natiche sode e ci siamo detti che no, non te lo meritavi proprio.

Kamapua’a è in lacrime.









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