Alessio Chiadini Beuri: aprile 2021

venerdì 30 aprile 2021

Dentro il libro e oltre: Trote Purem


Sono passati alcuni giorni dalla disavventura di Spanky e Zanna come fattorini per conto del signor Mahipal di Pizza Pastrami ma ancora una volta, è dal Fangio che parte la scintilla inerziale per un’altra avventura. Solo che sceglie le 7.30 del mattino che segue una serata alcolica. Vuole sdebitarsi, dice, e chiama Spanky perché sa che è l’unico che, per la sua educazione, risponderà a prescindere dal coma etilico. Gli dice di trovarsi, nel giro di venti minuti, davanti alla facoltà di Lettere e filosofia perché ha finalmente trovato una lezione materasso. 

Se la memoria mi assiste, dovrei aver preso spunto dal terzo episodio (”Introduction to film”) della sitcom Community sia per il termine “lezione materasso” sia per lo spirito portante della storia: il Carpe Diem reso famoso dal film degli anni '80 L’attimo fuggente e ripreso in Community con intenti dissacranti. Ora, Community è, insieme ad Animal House e How I met your mother, un elemento senza il quale “Chi più Re di noi” non potrebbe esistere, e lo spiego bene nella postfazione al romanzo, perché mi ha mostrato come la poliedricità e il cambio di stile narrativo all’interno di una stessa storia possa funzionare, e anche molto bene. Dico sempre che questo romanzo, per me, è stato un laboratorio creativo che mi ha permesso di sperimentare, mettermi alla prova e superare i miei limiti e le mie remore nel poter raccontare qualsiasi cosa. Ed è un Luna Park di leggerezza in cui io stesso mi vado a immergere quando ne sento il bisogno, dopo quasi dieci anni trovo ancora quello che cerco. 


Torniamo alla cosiddetta “lezione materasso”: nella serie creata da Dan Harmon, si definiva così un corso talmente facile da superare che si poteva anche dormire in classe (ecco il materasso). Questo lo dimostra il fatto che il professor Whitman desse come unico compito ai suoi studenti quello di vivere cogliendo l’attimo, estremizzando il concetto che il film di Robin Williams del 1987 ha ispirato generazioni e generazioni di studenti. Per il Fangio e i membri dell’Alsef “lezione materasso” significa, invece, un corso in cui si può rimorchiare facile e immergersi alla fonte della vita (l’ho messa giù poetica ma il senso l’avete capito).


Vs.

 

Spanky riesce a svegliare Zanna e Tette’ e a non farsi uccidere da quest’ultimo. Racconta loro della telefonata di Fangio e insieme si incamminano verso la facoltà. Zanna e Spanky prendono l’autobus perché è l’unica cosa che la condizione fisica in cui vegetano gli permette mentre Tette’, galvanizzato da ciò che li aspetta, ha talmente tanta energia che non ha intenzione di aspettare l’autobus ma comincia a correre verso Lettere e Filosofia, che sta dall’altra parte di Bologna. Descrivo questa sua corsa inarrestabile come quella del T-1000 che in Terminator 2 dava la caccia a John Connor.


Ma appena l’autobus arriva a caricare Zanna e Spanky, che sono due stracci umani, il parallelismo tra il cinema a Tetteballerine continua. C’è uno scontro uomo-macchina fino alla facoltà tra Tette’ e l’autobus e al contrario di quello che potreste pensare, stavolta non c’entra nulla How I met your mother con Marshall che si autoconvince di poter battere le macchine, ma con un ricordo della mia giovinezza ben più ancestrale. Stavolta paragono la corsa di Tetteballerine fino in facoltà come l’inseguimento di Will Smith all’inizio del primo Men in black.


I nostri tre amici incontrano finalmente il Fangio, che non vede l’ora di deliziarli con la spiegazione del perché li abbia convocati là, quella mattina. Lo fa prendendo in prestito le parole del reverendo Cleophus James:

La fantomatica Lezione Materasso è una classe di Filosofia Morale, corso da me frequentato per davvero durante i miei studi antropologici e presto dimenticato. Conoscete ormai la mia avversione  ai tanti, troppi esami di filosofia che mi è stato chiesto di sostenere dal sistema accademico e ogni volta che posso non mi sottraggo dal farne denuncia e portare a segno qualche stoccata. A introdurre e preparare il terreno per ciò a cui i ragazzi assisteranno, una volta entrati a lezione, c’è una disamina calcolata e scientifica delle due categorie di professori che s'incontrano nella vita di ciascun studente, universitario e non. Ci sono quelli in grado di catturare il tuo interesse e canalizzare sapientemente le tue energie e i tuoi sforzi, che possiedono un magnetismo in grado di ispirare, di desiderare di riuscire a emularli, che ti fanno amare la materia e danno un senso al tuo essere e quelli, invece, a cui andrebbe strappata la licenza di insegnare. È scontato dire che il tipo che incontrerete più frequentemente è, ahimè, il secondo. Non tutti possono insegnare. Ci vuole mestiere. Non basta conoscere la materia, bisogna saperla divulgare. Farla piacere, renderla interessante, essere in grado di incuriosire, appassionare. L’università in Italia è molto poco meritocratica, lo dico da sempre. Ci vuole un gran culo per entrare nelle grazie di un professore, per vincere una borsa di studio, per fare un dottorato, per sperare in una docenza. Quando dico culo parlo sia di fatica e lavoro duro che di fortuna, leccaculismo e spinte sulle terga. Lo capisco anche che, dopo tutta la gavetta, quando uno finalmente arriva alla sua sudata cattedra, se la voglia tenere ben stretta e non la molli facilmente e che la fatica è stata talmente tanta che baso il mio corso esclusivamente sulla mia tesi anche se lo chiamo Storia Medievale quando, invece, il nome onesto sarebbe “Come costruivano le case i fattori nell’Europa dell’est in età medioevale”. Si sente ancora una punta d’astio? Bene, è voluto.


Così è necessario trovare rimedio per passare il tempo in quelle lezioni in cui il tessuto del tempo sembra piegarsi e allungarsi a misura delle nostre gonadi sfrante. Con i compagni di tortura si gioca a tris sui quaderni, a forza 4, a battaglia navale e anche all’I-men. L’I-men è un gioco d’intuizione che richiede una profonda conoscenza dell’animo umano. Ed è smaccatamente sessista, che questi tempi non sono più adatti. La competizione consiste nell’osservare le compagne di classe e determinare se siano ancora vergini o meno (e in quest’ultimo caso da quanto tempo sia successo). Vi invito ad andare a leggere il capitolo per conoscere nel dettaglio tutte le regole. Ovviamente si può declinare anche per i maschietti, perché nessuno può permettersi di fare il grosso senza prima esserci passato.

L’I-men non l’ho inventato per il libro ma è stato testato sul campo (ne sono il fiero co-creatore).

I ragazzi si sparpagliano all’interno dell’aula gremita e attendono che il professore faccia il suo ingresso e cominci la lezione. È una citazione della filosofa Hannah Arendt (anche se ha sempre rifiutato questa definizione) che mi ha aiutato nello scopo che mi ero prefisso per questo capitolo: trovare delle basi credibili, accademicamente riconosciute per giustificare la libertà di seguire il proprio istinto liberi dal peso della coscienza e dal giudizio altrui. Nello specifico: concedersi senza troppi fronzoli.

Certo, dalla frase “Il fatto che l'uomo sia capace d'azione significa che da lui ci si può attendere l'inatteso, che è in grado di compiere ciò che è definitivamente improbabile” evincere il concetto di mollarla gratis non è subito immediato e mi ci sono voluti alcuni giri di parole e la mia dotta dialettica per fare in modo che Spanky riuscisse a convincerne la studentessa a cui si era andato a sedere accanto ma, come si dice, volere è potere.


La canzone: Einsten on the beach (for an eggman) - Counting Crows


I Counting Crows li conoscete, anche se forse non sapevate che erano loro. Sono quelli di Mr. Jones, per farvi capire o di Accidentally in Love (brano della colonna sonora di Shrek 2 con una nomination agli Oscar). Sono molto legato a questo gruppo, capace sia di brani spensierati e leggeri che di pezzi che ti caricano di un’angoscia e malinconia da fine del mondo. I Counting Crows li lego principalmente all’estate in cui li ho conosciuti e in cui il loro primo album (ricevuto in regalo) del 1993, August and everything after, mi ha tenuto compagnia. Ero giovanissimo e ricco di sogni, speranze, amore non corrisposto e lavoro sfiancante. Einstein on the beach è una canzone non molto conosciuta e che all’apparenza ha la frizzantezza di un pezzo da tormentone estivo ma ha una profondità cosmica spiazzante. Parla del fallimento e di come accettarlo, di come conviverci. Ci racconta di come, a volte, qualcosa che ci sembra bello e pulito, possa trasformarsi e diventare terribile e dannoso. Come la teoria della relatività e il suo impiego nella creazione della bomba atomica.

Ho scelto questo pezzo per il capitolo Trote Purem per la sua dinamicità, fondamentalmente, e perché Einstein mi permetteva di associare l’idea di accademicità facendone un’ottima colonna sonora per quest’avventura. E anche perché nessuno poteva vederci niente di male nella citazione della Arendt eppure grazie a Fangio, Spanky & Co. tutto è cambiato. 









Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



giovedì 22 aprile 2021

Dentro il libro e oltre: 555 Pizza Delivery


 Il 555 del titolo è un’americanata da cui, però non potevo prescindere. Come sapete, nelle pellicole targate USA (leggetelo “iuessei” come Homer Simpson, se vi va), per convenzione, quando c’è bisogno di mostrare un numero di telefono, si utilizza sempre il prefisso 555 seguito da altre quattro cifre (il che riduce a sole 10.000 unità il numero di utenze disponibili a coprire l’intero Nord America). Con 10.000 utenze non riesci ad eliminare nessuno nemmeno al Grande Fratello, figurarsi.

Nel mio profilo Facebook avevo inserito, alla voce “recapiti”, il 555-2368 (e sono sicuro che sia ancora là), che corrisponde al numero di telefono degli Acchiappafantasmi, questo perché ho sempre sognato di indossare quella tuta cachi e portare dietro la schiena un acceleratore nucleare non autorizzato! 


“Pizza Delivery” comincia con un consiglio: quando Fangio si presenta in casa tua sporco di liquami di varia natura e consistenza di sabato sera, è meglio non fare domande. Purtroppo, però, qualcuno la fa e allora Fangio è costretto a gridare disperato che lo hanno trovato, non sa come ma lo hanno trovato, proprio come Doc E. Brown:

Fangio non spiega a Spanky chi ce l’abbia con lui o cosa gli sia successo ma gli chiede di coprire il suo turno alla pizzeria in cui lavora come fattorino. Cominciamo a sapere qualcosa di più sul Fangio (e siamo ancora solo alla punta dell’iceberg, neanche lontanamente in vista del prepuzio!), che fino ad ora si è autodefinito un Guru dell’ammòre e ha portato in casa un concentrato di misoginia e antisemitismo come Membrokid, a cui piace far fare figure di merda al suo prossimo più caro. Il mezzo di locomozione del Fangio è un “Sì” Piaggio vecchio stronco, di colore giallo muco che lui ha soprannominato “Interceptor”, come l’auto guidata da Mad Max nella fortunata e avveniristica saga australiana di fantascienza con protagonista Mel Gibson prima e Tom Hardy poi. Solo che i mezzi di Mad Max sono fighi mentre sul Piaggio di Fangio ci puoi prendere al massimo la sifilide.

Nel descrivere l’attitudine che il Fangio tiene a bordo dell’interceptor, Spanky scomoda anche il Re del Brivido, Stephen King, affermando che va così forte che potrebbe anche “battere il diavolo”, esattamente come faceva Bill Denbrough per sfuggire a IT.


Comunque, visto che Spanky è un santo, e difficilmente riesce a dire di no a un amico, accetta. A patto che il Fangio non si faccia rivedere per almeno un mese. L’amico.

La pizzeria si chiama Pizza Pastrami ed è gestita dal signor Mahipal, indiano, che lì fa un po’ di tutto, dalla preparazione dell’impasto allo scrostamento dei cessi. A volte simultaneamente, perché è efficiente, non ha tempo da perdere e, soprattutto, perché non consuma il prodotto che vende per non mischiare casa e bottega e fare la cacca a spruzzo.

Per non sentirsi solo, Spanky chiede a sua a volta a Zanna di accompagnarlo, distogliendolo dalla sua partita a Baldur’s Gate. Che cos’è, dite? Non lo so di preciso nemmeno, solo che è un videogioco a strategia con ambientazione Fantasy. Io non ci ho mai giocato, ma il mio più caro amico e inquilino Marco, sì. E ad ogni ora improbabile della notte (questo mi porterebbe a ritirare le scuse per aver suonato un paio di accordi di chitarra alle 8.00 del mattino), per altro. Di Baldur’s Gate ricordo solo i suoni degli anatemi che venivano lanciati e il rintocco degli stivali del gruppo di eroi nelle segrete del castello in cui si muovevano. E le mie madonne, anche quelle, certo.

Per convincerlo, Spanky gli promette una pizza gratis e quello compie un’associazione fanciullesca che lo fo apparire sulla soglia della camera con addosso solo un impermeabile, infradito, occhiali da sole e cappello a tesa. Sotto: nudo come un verme, perché è così che le Tartarughe Ninja si travestivano per andare in incognito in città.


La serata è fiacchissima e dopo aver salvato il posto di lavoro part-time (in nero) di Fangio, arriva una sola telefonata. In via Ezechiele 25. lo so, poi ci arriviamo.

In due su quel Sì scassato, Spanky e Zanna, salutano il signor Mahipal come Tom Cruise in Top Gun prima di spararsi nella stratosfera.


Ma non c’è tempo di le pacche sulle spalle che è il momento di una citazione con la S maiuscola perché è una Supercitazione:


Giunti a destinazione, Spanky e Zanna salgono insieme all’appartamento del cliente che, cercando i soldi, li invita ad entrare e accomodarsi. In casa sembra sia deflagrata una bomba e il signore è in canottiera (unta) e boxer ma a parte questo è affabile e i ragazzi ci scambiano anche un paio di convenevoli fino a quando questi non apre il cartone della pizza. C’è qualcosa che decisamente non va in quello che è uscito dal forno del signor Mahipal e Spanky e Zanna sono là a pagarne le conseguenze. Il signore domanda da che paese viene il loro capo. Quando Spanky risponde “Cosa?” la situazione degenera:


I due amici scappano terrorizzati, si fiondano giù dalle scale e inforcano il Sì che, fortunatamente parte al primo colpo. Non c’è tempo nemmeno di votarsi alla Nostra Signora della Santa Accelerazione che bisogna decidere che strada fare per arrivare a casa il prima possibile.

La canzone: Be there by The Pointer Sisters 

La canzone del capitolo di questa settimana è un classicone anni 80’ delle Pointer Sisters, che io ho avuto il piacere di conoscere con il film Beverly Hills cop II. L’ho scelta perché un inseguimento è molto più figo con un pezzo così sparato a palla dalla radio della macchina (in questo caso abbiamo lo sputo giallo di Fangio, che lo stereo non ce l’ha ma possiamo facilmente immaginare che i due se la canticchiassero nella testa mentre fuggivano dal ciccione incazzato e famelico).






Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



giovedì 15 aprile 2021

Dentro il libro e oltre: sono un ficooo000!

 


Si parte con una citazione alta dal Romeo e Giulietta di William Shakespeare, proprio nel capitolo dedicato e raccontato in prima persona da Tetteballerine. Nella vita ci sono due o tre decisioni importanti, che definiscono per sempre la direzione che prenderà l'esistenza di ciascuno di noi. Una di queste io l’ho sprecata così, ne sono sicuro.

Il capitolo si apre con Spanky che racconta al suo diario di aver sentito di nuovo l’inquilina  del piano di sopra passeggiare sopra la sua testa mentre gli altri erano già addormentati. Ha l'occasione, quindi, per una lunga tirata sui pensieri che si fanno pressanti, vividi e tangibili. Il pensiero dedicato a una persona speciale si fa spazio fino a costringerti a sacrificare energie, sonno ed emozioni. È la malattia di chi, per credere di essere soddisfatto, per raggiungere una felicità piena e appagante si trova sempre a percorrere lunghe passeggiate nello spazio profondo, convinto di riuscire ad arrivare a quella stella luminosa e lontana. Non c’è bisogno di dire che questo genere di persona mostra più interesse per un ideale che per qualcosa che, invece, voltandosi a guardare, sarebbe proprio lì accanto, a portata di mano. Ormai sapete anche, però, che Spanky non si accontenta delle cose facili, che lo farebbero penare meno perché, per lui, è il viaggio che conta, è il desiderio a mantenerlo vivo più che il raggiungimento finale, lo scopo, il traguardo da tagliare. La fatica che compie nello sperare, nel convincersi, nel mettere a punto strategie di conquista sono molto più soddisfacenti che stringere tra le mani ciò per cui si è penato tanto. Scommetto che questo tipo di comportamento abbia un nome ben preciso, in medicina. Lo cercherò e magari capirò qualcosa in più anche di me.

In ogni caso, a questo punto il lettore viene svegliato dalle litanie di Spanky in cerca di significati filosofici da Tetteballerine, che irrompe con prepotenza in scena. Lo fa perché, nel frattempo, a metà del post, Spanky si è assentato dal computer lasciandolo aperto su ciò che stava scrivendo. Se ancora non lo amate, sono certo che dopo aver letto questo capitolo, inizierete. Tetteballerine è straripante ed è tutto da godere (in senso letterario, ma per chi volesse anche in senso biblico, a lui non dispiace - Venghino siore, venghino!). 

Tetteballerine inizia a prendere per il culo Spanky con delle entrate morali in tackel alla Materazzi che varrebbero il rosso diretto. Non gli risparmia il fatto che sia un sognatore e che si innamori ad ogni piè sospinto, che gli piaccia più filosofeggiare sulle grandi domande della vita piuttosto che andarsi a prendere le risposte, come invece fa lui (anche se non è detto che siano giuste). Tetteballerine è un tipo diretto, che se ti deve dire una cosa, anche se spiacevole, te la dice e basta, senza giri di parole o edulcorando la realtà. Non servono rimasticamenti, si perde solo tempo prezioso. Scoprirete che Tetteballerine è geneticamente modificato per non provare vergogna (spesso per ciò che dice o fa, più raramente per ciò che accade al di fuori di lui o lontano dalla portata del suo sedere ventoso). È un uomo senza paura, un Captain America (oltre a essere biondo e dai muscoli fumanti) guidato soltanto dal suo istinto, dalla sua profonda superficialità e dal suo drastico e rude modo di fare. 

Come vi ho detto la prima volta che ve ne ho parlato, in lui ho voluto instillare tutta la sicurezza che mi è sempre mancata nella vita vera. Sarebbe tutto molto più facile se fossimo impavidi come Tette’, un’iniezione di capacità decisionale priva di effetti collaterali come il rimorso o la paura di fallire. E poi dice le cose che tutti pensiamo ma che non abbiamo il coraggio di gridare ad alta voce come meriterebbero di essere dette.

Tette’ cancella buona parte delle memorie che Spanky stava scrivendo e infrangendo la quarta parete si rivolge direttamente a voi lettori: lo ha fatto prevenirvi l’orchite che vi sarebbe certamente venuta se aveste letto tutte le paranoie esistenziali di Enrico.

Definisce l’inquilina del terzo piano come “La puttana di sopra”, un po’ per sport e un po’ perché, sotto sotto, Tetteballerine vuole bene a Spanky e il fatto che l’amico stia perdendo il sonno per colpa di questa stronza, lo fa infervorare. Ci descrive, nel dettaglio, anche quello che farebbe se si trovasse nella stessa situazione di Spanky, e lo fa prendendo esempio dal Carlito Brigante di Al Pacino:

Detto questo, Tette’ non si ferma ma anzi rincara la dose decantando le sue doti amatoriali con un rosario di metafore su eroi del wrestling, del cinema e della cultura pop. Nello specifico:

“Sono il Rey Misterio della camera da letto: evoluzioni, picchiate, prese fatali, tecniche a due mani, una mano. Sono lo Zorro del succhiotto, il D'Artagnan della lingua, il David Copperfield delle dita.”


Cos’è che gli volete dire, ancora? Sentiamo. 

L’elenco prosegue ancora un altro po’ e non si tratta solo di skills che possano essere scritte sul Curriculum Vitae da portare ai colloqui di lavoro, no. Tetteballerine si vanta anche dei vari record che detiene all’interno della casa, come quello della defecazione più sostanziosa o della serie più lunga di scoregge tenuta con lo stesso ritmo (battuta 4/4). Si vanta di aver vinto la classifica dei Roiti portati a casa, in cui si identifica “roito” un essere (generalmente di sesso femminile se a parlare sono i maschietti, e viceversa) dalla spiccata bruttezza che generalmente non si avvicina se non prima di averlo pizzicato con un ramo. Ciò aiuta a identificare la posizione della bocca al fine di sapere da dove potrebbe arrivare il primo morso.

Bè, Tetteballerine quella gara l’ha vinta con Pianetadellescimmie. Lascio a voi il piacere di andare a scoprire perché la povera ragazza sia stata chiamata così e soprattutto, a chi deve il soprannome passato ormai alla leggenda.

Concludendo Tette’ ci rende edotti circa l’origine del suo soprannome e ce ne vuole anche dare dimostrazione scrivendo una frase al computer con il solo ausilio del suo petto danzante.

Cosa scriverà?

“Sono un fico”.

La canzone - Better man by Pearl Jam

Il brano di questo capitolo è in antitesi col suo spirito, me ne rendo conto. Il motivo è che ci sono due narratori, dall’animo profondamente distante, se non altro per il loro stato d’animo. Spanky è malinconico, s'interroga ed è in cerca di un significato a cui aggrapparsi, dandogli importanza; Tetteballerine è smargiasso e impavido. Allegro e cazzuto. Quella dei Pearl Jam è una canzone che ha un significato particolare per me,  che ha accompagnato i miei passi tormentati quanto bastava per farne un pezzo della mia storia. Better Man parla di una donna che cerca il coraggio di lasciare il suo uomo, che non ama più, ma tutte le volte che sembra arrivata l’occasione giusta per farlo, le manca il coraggio. Così si racconta che resta perché non troverebbe uomo migliore di lui. Al contempo, però, ricorda con nostalgia come si sentiva quando era sola, forte e indipendente, quasi come se il rapporto d’amore con quest’uomo le avesse tolto qualcosa, che ora rimpiange. C’era una persona per cui ascoltavo spesso questa canzone, come accade a volte, trascendendone il significato e sostituendolo col mio. Io diventavo quell’uomo migliore che avrebbe dovuto essere scelto e che invece attendeva, pazientemente, che il telefono suonasse una possibilità che ero certo di meritare e che non avrei sprecato. La storia di quella chiamata che non arrivò mai ve la racconterò più avanti, facciamo così, che dalla regia mi fanno segno di stringere. Musica. 




Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



giovedì 8 aprile 2021

Dentro il libro e oltre: La leggenda di Membrokid




Se pensavate di averli ormai conosciuti tutti, i personaggi di Chi più Re di noi, mi duole deludervi ma così non è perché Membrokid si è messo in testa di entrare nelle vostre vite e non lasciarle facilmente. Personaggio secondario, appena un gradino sopra le Viesse, Membrokid non sarà presente in tutte le avventure di Tette’, Zanna e Spanky ma con alcuni, strategici, camei condizionerà spesso la vita dell’appartamento.

Membrokid è un soprannome che rappresenta la fusione di due caratteristiche fondamentali di questo personaggio: “kid” deriva dal leggendario fuorilegge Billy the Kid perché anche Membro* scalpita per mostrare la sua belligeranza e il suo carattere fumantino da tutore dell’ordine in un Far West per lui incomprensibile fatto di smidollati (fa il guardiano notturno in un centro commerciale e se ne crede lo sceriffo) ed è esagerato in ogni cosa che fa (come copertina nel primo capitolo in cui fa la sua comparsa scelsi come foto quella dell’agente di scuola di polizia Tackelberry, tanto per farvi capire; “Membro” invece perché, sempre a detta sua, possiede, in dotazione oltre all’arma di ordinanza, un altro cannone naturale delle dimensioni di una piccola penisola e non ha vergogna a farlo sapere a chiunque capiti.


Membrokid va verso la cinquantina, non è in grado di raccontare qualcosa che abbia una parvenza di verosimiglianza al reale, è convintamente razzista e potrebbe anche essere iscritto alla Lega.

È il personaggio che racchiude in sé tutta la birraggine, la strafottenza e rozzezza del provincialotto ignorante e campagnolo. Ma ha anche dei difetti. Oltre a parlare di armi e razze, gli piace fare battute sulle dimensioni della sua minchia con quel becero e infantile umorismo che in ogni caso fa ridere, inorridire, vergognarsi.

Un paio di esempi, tratti direttamente dal capitolo:

“…se vai a farci la spesa lui passa tutto il tempo a misurare a palmi i salami più grossi; per non parlare di quando si fa scappare apposta le chiavi dalle mani per piegarsi e fingere che la lunghezza del suo sesso lo ostacoli nell'operazione.”

Devo dire che a me diverte molto ma capisco anche che alla lunga possa smagare (venire a noia, NDR) e che nella ventata di decontestualizzazione anacronistica che si sta facendo su vecchi film, cartoni, libri e serie TV per applicare censure in una caccia alle streghe di intenti razzisti e sessisti, Membro* possa anche scandalizzare.

Membrokid non è finito in Chi più Re di noi così per caso, intendiamoci. E nemmeno perché avevo in testa di scrivere un romanzo corale in cui tutto funziona da dio come nel primo Avengers. È stata colpa del Fangio, come al solito. Se non si fosse fatto pescare a rubare un paio di mutandine da Intimissimi, il resto dell’esistenza di Spanky, Zanna e Tette’ sarebbe stato certamente migliore.

In questo modo scopriamo (anch’io, in qualità d’autore) che Fangio è un fanatico (i malpensanti direbbero “feticista”) della lingerie femminile ed è riuscito a resistere appena cinque minuti di fronte alla vetrina del negozio prima di farsi prendere dal desiderio istintuale di entrare per accarezzare un paio di delicate mutandine di pizzo rosso e farle sue. Avrebbe potuto andare alla cassa e acquistarle legittimamente, è vero, ma ciò non gli avrebbe permesso di sopperire con l’adrenalina di un colpo gobbo alla mancanza di sfogo sessuale che lo aveva colto in quel preciso istante. Fangio prende le mutandine che gli piacciono, allora, ed entra in un camerino. Ne esce cinque minuti dopo, scuro in volto, e le va a rimettere a posto. Le sue, però. Immaginatevi la scena: in mezzo a un filare rigoglioso di pizzi e perizoma di seta rossi e neri, ecco spuntare una mutanda bianca da uomo, magari un po’ lassa al posteriore come tutti gli slip di chi ha l’abitudine di grattarsi il buco del culo in momenti qualsiasi del proprio quotidiano, a penzolare mollemente cercando disperatamente di mimetizzarsi. Fangio, allora, con l’intento di essere ricordato per altro che non sia il furto, va alla cassa e si lamenta con la commessa per l’aumento dei prezzi. Quando fa una cosa, Fangio, la vuole fare bene fino in fondo. Anela al successo totale, meno non è ammesso. Così, mentre Fangio tenta di scusarsi con la commessa per aver alzato la voce facendola invaghire di lui, Membrokid si accorge della mutanda appesa e fa scattare la perquisizione corporale.

Ed è a questo punto che la narrazione degli eventi si divide: il punto di vista di Fangio e quello di Membrokid, dei quali vi lascio godere nella solitudine della vostra cameretta.

Il capitolo non è lunghissimo e gli omaggi cinematografici non sono tanti, ma noi puntiamo principalmente alla qualità. Quando Fangio viene infine scoperto dall’ispettore Callaghan del centro commerciale, si butta in ginocchio e implora il perdono in stile Jake Blues.


Quasi Membro* si lascia impietosire. Chissà quanti gracili compagni di classe che bullizzava gli ha ricordato Fangio in quel momento. Purtroppo Fangio ha voluto però giocare con la buona sorte una volta di troppo e prima di congedarsi ha tentato di farsi dare il numero di telefono dalla commessa del negozio.

Ma come già sappiamo c'è un lieto fine e Fangio e Membro* hanno stretto un’amicizia duratura nel tempo, che purtroppo si è allargata anche agli incolpevoli protagonisti del romanzo, che ne avrebbero fatto volentieri a meno.

La seconda citazione cinematografica del giorno mi serve per spiegare il motivo per cui Fangio e Membrokid, dopo essersi trovati, si sono così piaciuti per sugellare una vera amicizia.


La canzone: A girl like you by Jack Mack & The Heart Attack

Questo è il brano che apre il terzo album della colonna sonora di Chi più Re di noi e ormai credo che abbiate capito quanto mi piacciano i fiati nelle canzoni. Ciò rimanda ovviamente a un tipo di musicalità anni ‘80 da cui credo che non mi libererò mai. Jack Mack & The Heart Attack non li ho mai sentiti nominare in 30 di vita e sono arrivato a loro soltanto in maniera casuale e non voluta. Polleggiavo, coma faccio di solito, su youtube alla ricerca di filmati che mi ispirassero e ad un certo punto approdo su questo canale che proponeva brani delle varie colonne sonore montando spezzoni del film da cui erano tratti con la particolarità di non farne trailer del film stesso ma videoclip del brano. Quindi se era un brano lento, erano state prese scene tensive e tristi e viceversa. Così mi sono imbattuto anche in uno dei brani della colonna sonora di Scuola di polizia (la canzone non è quella che vi presento oggi ma il gruppo-rivelazione sì) e me ne sono perdutamente innamorato. I Jack Mack & The Heart Attack, come al solito, li conosco solo io in Italia ma ciò non mi scoraggia e persisto a diffonderne il verbo.





Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea

MOBI (Amazon): 3,49 € 
Copertina flessibile: 15,00 €

Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"



Qualche Recensione:



giovedì 1 aprile 2021

Dentro il libro e oltre: Love&Order

 


Riassunto della puntata precedente: ci eravamo lasciati con Zanna che provava  rimorchiare una vestito da Marty di Ritorno al futuro e con uno Spanky che aveva appena mollato una sicura pomiciata (se se la giocava bene anche una sprimacciata alla prima uscita) per tornarsene in quel suo luogo angusto fatto di speranze e proiezioni mentali  in cui si è trasformata ormai la porzione di soffitto sopra il suo letto. In Love&Order assisteremo alle conseguenze di ogni scelta, statene certi.

Intanto Tetteballerine dà a Spanky del “cazzone avariato” pescando a piene mani dal film campione di incassi del 1999, Notting Hill (di cui vi ho già parlato ne “Gli immancabili di Natale”). Quell’epiteto è rimasto un po’ in testa a tutti, siate sinceri (nel ‘99 avevo 13 anni, capite bene quanto la mia mente potesse essere impressionabile e modellabile).


Tetteballerine è infuriato con Enrico perché lo ha visto scaricare la moretta tutta bava, che praticamente lo stava rimorchiando, per andare non si sa dove a far cosa e ora gli rompe gli zebedei seguendolo per tutta casa e reiterando la delusione nei suoi confronti con ogni declinazione possibile. Nemmeno il lamentarsi di Virginia, che ha bisogno di tranquillità perché ha un esame imminente da preparare, serve a farlo desistere dall'esprimere il suo disappunto in tutta la casa. Solo quando lei minaccia entrambi di rovinar loro la piazza con le sue compagne di facoltà, Spanky e Tetteballerine cercano di giungere a più miti consigli, almeno finché l’amica rimarrà in casa. Questo capitolo merita di essere letto solo per lo scambio di battute fra loro tre, dove Tetteballerine cerca di sedurla e Spanky non risparmia frecciatine d’odio. Tutto in diretta dal gabinetto, dove Tette’ ha seguito Spanky per continuare a importunarlo.


Ah, e dimenticavo che c’è anche il momento politicamente scorretto in cui Tetteballerine chiama Spanky con il nome di un personaggio famoso, dichiaratamente gay, per fargli capire che cosa pensa di lui per aver schifato una preda che aveva intenzione di buttarsi dalla padella alla brace ardente del suo vigoroso sesso.

Enrico, però, che ha fatto di male, in fondo?

Ha seguito il suo istinto, o la sua pancia, chiamatela come volete. Ha protetto qualcosa che credeva più importante di ciò che stava vivendo in quel momento. Ne era convinto, non avrebbe potuto rimanere al bar con la bella ragazza perché i suoi pensieri continuavano a correre altrove. 

Ricavandone cosa, però? All’apparenza nulla perché l’inquilina del piano di sopra ancora una volta non si è mostrata.  Nel principio, invece, Enrico ha guadagnato di integrità morale perché è rimasto fedele e se stesso e ai propri sentimenti, puro d’animo com’è.

Tutto questo però non gli impedisce, il giorno dopo, di chiedersi se ha fatto o no la scelta giusta ed esplorare gli scenari che avrebbe potuto vivere se fosse rimasto al suo posto di fronte alla ragazza. Se lo chiede, con onestà, se non sia stata una delle sue tipiche S.S.

Di SERIE STRONZATE, ne ha fatte molte nella sua giovane vita, Enrico, ma non è tutta sua la colpa: è l'autore che gliene scarica addosso un po’ delle sue, per alleggerirsi il fardello e la parcella dello psicanalista.


Quando mi convinco di qualcosa non riesco più a pensare ad altro finché non la ottengo. Così mi rendo capace di imprese straordinarie e al limite del senso logico. La Seria Stronzata raccontata in questo capitolo è una cronaca senza censure di qualcosa che ho fatto davvero, convinto che una ragazza del mio corso fosse interessata a me e mi avesse mandato un segnale che, nella realtà non era mai partito. La nostra verità scorre attraverso i nostri sensi e quanto più essi siano convincenti, tanto più reale sarà il mondo di cui noi avremo esperienza. 

Se mi sono spesso convinto che qualche ragazza mi stesse velatamente mandando dei segnali per farmi capire che le piacevo e che avrebbe gradito fare cose sconce con il sottoscritto? 

Le domande stupide teniamole tutte per la fine, grazie. 

Ragazzi, non ci posso fare niente. Da che ho avuto consapevolezza dell’esistenza dell’altro sesso e dell’attrazione che provavo per esso, la mia modalità e il mio approccio a ogni questione è sempre stata “come farmi notare da colei che potrebbe essere la donna della mia vita” o “C’è la donna della mia vita in sala?”. Non biasimatemi, capitemi. Prendiamoci per mano e andiamo oltre.

Avrò modo e occasione di raccontarvi qualche altra tonnellata di mie Serie Stronzate, non abbiate timore.

All’ordine del giorno c’è quindi la gogna pubblica a cui Tetteballerine sottopone Spanky. Una volta il vero Tetteballerine (l’amico da cui ho preso l’ispirazione per il personaggio) raccontò a noi compagni di classe del liceo di come fosse riuscito a rompere un doga del letto dei suoi genitori mentre ci dava dentro con la morosa, un giorno in cui avevano entrambi saltato la scuola per praticare il coito. Ora, non credo che Tette’ abbia strappato una doga dal letto e gliel’abbia spezzata sulla schiena tipo wrestling, quindi tocca immaginarlo con tutta la possanza dei suoi lombi a puntellarsi col ginocchio al materasso e massacrare di codate la sventurata. Tutto è possibile per Tetteballerine ma a volte filtrare la realtà con le leggi della fisica elementare potrebbe aiutare a non bersi proprio tutto. Comunque ci piacevano i racconti del vero Tetteballerine: se fossero stati dei test per entrare a far parte di un’agenzia governativa supersegreta che monitora la vita aliena sul nostro pianeta saremmo ora tutti vestiti da fighi veri.

Spanky è stato legato a una sedia e imbavagliato con un calzino sporco, un po’ come succede a Jeremy (Vince Vaughn) in Due single a nozze.


Zanna presiede la seduta in veste di giudice e Cecilia è stata interpellata per difendere Enrico. C’è un omaggio a Il Miglio verde quando Spanky chiede che gli venga almeno tolta la catenina di San Cristoforo in quanto teme che, venendo a contatto con i calzini sporchi di Tetteballerine, questa possa fondere.


La potenza narrativa di Chi più Re di noi, se posso permettermi un momento di vanità, è anche qui: mettere in piedi un assurdo teatrino da film americano per un processo alle intenzioni che normalmente non avrebbe luogo, nemmeno nella quotidianità sopra le righe di ventenni fuorisede con la volontà di divertirsi e non preoccuparsi troppo.

A Chi più Re di noi piace cambiare. Come le scale a Hogwarts. Non lo troverete mai come lo avete lasciato. Promesso.

Così abbiamo la possibilità di posare gli occhi sulla prima dichiarazione d’indipendenza stilata dai padri fondatori Alsef sul retro di un sottobicchiere del Calico (Nascita di una Nazione) dove, per esempio, apprendiamo che basta allontanarsi per più di cinque minuti durante una sessione di rimorchio per decretare la rinuncia alla preda, specificato il tutto dal punto numero 71 per cui non sono ammissibili nemmeno:


Cecilia e Tetteballerine stanno lottando a colpi di dialettica per la salvezza o la dannazione dell’anima di Spanky, proprio come il dottor Cox e Kelso fecero agli occhi di JD durante un episodio della prima stagione di Scrubs. In quel caso l’omaggio era a Star Wars, però.


Ah. Alla fine, sulla ragazza che Spanky ha mollato al pub, c’è arrivato Tetteballerine. L’ha salvata dalle grinfie di un’orda di porci che non l’avrebbero trattata come una creature così gentile avrebbe meritato. Dice lui, da amico.

King Of Wishful thinking by Go West

Scopro ora, riguardando attentamente il video ufficiale che King of wishful thinking fa parte della colonna sonora del film Pretty Woman e che quindi  ha ormai 30 anni, anche se potevo evincerlo facilmente dall’ampio uso di jeans a vita alta, canottiere bianche, strumenti a fiato e zebre (negli anni 90’ la tematica ambientalista stava già galoppando a dorso di ogni animale esotico che poteva essere trasportato sul set di un brano superpop). Quella dei Go West, comunque, potrebbe sembrare una canzonetta leggera e spensierata, con un ritmo e una musicalità che se non capisci l’inglese ti ispirano alla Carlton Dance, ma in realtà tratta di una tematica molto meno ilare: la fine di una relazione e tutti gli sforzi che bisogna fare per non mostrare il dolore che lascia la perdita di una persona amata.


Perché’ negli anni 90’ si trattavano i temi di una certa profondità con la frizzantezza di una 7up non ve lo so proprio dire ma l’approccio alla tristezza catacombale che tutti noi abbiamo provato al termine di una storia importante si gioca la carta del buonumore e del sorriso a oltranza, vincitore sui giorni tristi e le notti insonni, sui pianti rochi e le tende tirate sulle giornate di sole. La forza del sorriso nel dolore della mancanza.

Che è un po’ la filosofia di Chi più Re di noi.


 





Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione: