Alessio Chiadini Beuri: Dentro il libro e oltre - Chi più Re di Noi (la musica): Born Free - Kid Rock

lunedì 12 ottobre 2020

Dentro il libro e oltre - Chi più Re di Noi (la musica): Born Free - Kid Rock






Comincio questa nuova rubrica perché, anche se Chi più Re di Noi è già un libro di una lunghezza spropositata e al limite del legale, penso che non sia stato ancora detto o raccontato abbastanza, anche se tra circa un anno uscirà il seguito.
In quella che è una lunga autobiografia di vita mascherata da romanzo poco impegnato, infarcito da tutta la potenza di cui è capace la mia stupidera, c'è ancora materiale da imbrattare molto tranquillamente le pagine di un Guerra e Pace qualsiasi. E dato che dubito che qualcuno vorrà mai girare un film su di me (con protagonista Jeff Goldblum!) o intervistarmi in tarda età per scrivere le memorie del premio Nobel per la letteratura 2045, tanto vale riempirci i bit di questo mio comodo salotto egoriferito con una punta di vanità.
Coloro che hanno scelto con saggezza Chi più Re di Noi sanno già che ogni capitolo si apre con un brano musicale di mia discutibile scelta. Non ho cominciato a farlo da subito, in quell'estate del 2011 in cui ho iniziato a scriverlo. 
Era un autunno di vendemmia, penso il 2013, e io ero impiegato alla Cantina Sociale di Forlì come addetto alla fossa del rosso, con una tramoggia che andava controllata ogni due secondi perché poteva tapparsi da un momento all'altro inondandoti di mosto, raspi d'uva e lucertole trinciate. Mi svegliavo alle 5:30 ogni mattina e per sei ore filate la mia testa veniva cullata dal morbido rollio dei trattori, delle bestemmie dei contadini e del masticare senza sosta della suddetta tramoggia. Capitò per caso e continuò senza che lo forzassi: ogni mattina una canzone, fiorita nella mia testa e spuntata da chissà dove, mi accompagnava nel viaggio verso il lavoro e restava con me fino a quando dimenticavo di voler essere da un altra parte e di controllare il macchinario sopra di me che sboccava mosto rosso e lucertole morte. 

"Momenti di melma!" [Cit.]


Per quello mi sembrò un'idea sensata fare la stessa cosa per voi, miei pochi, fedeli lettori: consigliarvi una canzone, regalarvi un mood, farvi salire con me su di un ritmo e accompagnarvi in un'avventura.

Chi più Re di Noi inizia in un appartamento universitario massacrato da anni di invasioni di studenti fuorisede, feste pazzesche e incendi dolosi a scopo scientifico. La città è Bologna e l'appartamento, ahimè, è proprio quello in cui ho vissuto durante l'ultimo anno di triennale. 

Perché? Costava poco e volevo finalmente inebriarmi della droga "vado a vivere da solo", anche se da solo mica tanto visto che dividevo una tripla dietro una caserma (con annessa la sveglia di tromba tutte le mattine alle 6:00 e l'ammaina bandiera tutte le sere, tranne la domenica) a venticinque minuti di passeggiata sotto i portici dalla ridente via Zamboni. L'appartamento l'ho lasciato tale quale, così avrei potuto tornarci a vivere, ma senza il rischio di prendermi le piattole.

Da qui la scelta del primo brano di questa colonna sonora lunga 90 canzoni e spicci: Born Free, Kid Rock del quale, per altro, in qualche parte del cervello, sapevo soltanto che avesse una connessione con la bagnina simbolo della TV: Pamela Anderson. Quanto possa essere rilevante questo collegamento lo lascio decidere a voi, io proseguo diritto verso il mio obiettivo.

Quando ascolterete la canzone non troverete temi impegnati o profondi di mogoliana memoria, tutt'altro. È un inno a rivolgersi al futuro senza paura e senza rimpianti, con la stessa cieca fiducia che caratterizza tutti i ragazzi e le ragazze spensierati prima che la vita cali con la scure sui loro occhi trasognanti. Invincibili, immortali, re del mondo: è esattamente così che va per la maggior parte di noi quando approdiamo alla pubertà e arriviamo all'età adulta (che una data d'inizio fondamentalmente non ce l'ha e che per qualcuno non arriva mai). Diventare adulti è un interruttore che scatta da solo, tipo un salvavita, di cui tu ti accorgi anni dopo, quando la leva è ormai incastonata nella ruggine.
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Ma la mia intenzione non era quella di indurvi alla depressione e, infine, al suicidio e quella che può sembrare una resa drammatica al tempo che avanza, è in effetti uno sguardo oggettivo a quell'età d'oro in cui tutto è possibile e che i più caparbi, e fortunati, realizzano.






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