Alessio Chiadini Beuri: maggio 2021

giovedì 27 maggio 2021

Dentro il libro e oltre: Clyt, la confraternita

 



In Clyt, la confraternita il gruppo composto dai capisaldi Enrico, Zanna e Tetteballerine e il sempre più presente Fangio, si allarga con quello che a me piace definire “il miglior compromesso di sempre per un nome figo, sboccato e comprensibile nei fini e nello spirito che deve ambasciare”.

Sigla.

Enrico è in centro e a Bologna è la settimana delle lauree, che un giorno, forse, arriverà anche per lui, e le strade della città sono una Babele di celebrazioni sboccate, urla malsane, vaffanculi nel buco del cul e corse denudate tra i portici con seguito inneggiante di facinorosi amici e compagni di corso.


Per questa puntata rileggo con occhio critico il capitolo quasi dieci anni dopo averlo scritto (mi ero laureato da appena un anno) e ritrovo con sorpresa delle previsioni azzeccatissime, indovinate con la precisione di un novello Nostradamus. Un oracolo di sadismo e depressione esistenziale.

Racconto quanto non ci sia una stagione giusta per laurearsi perché, soprattutto per coloro che sono fuoricorso (come lo è Enrico nel romanzo), si tratterà comunque del giorno di scuola più bello della loro vita, nonostante li aspetti un lavoro appagante, un mutuo perpetuo che perseguiterà le generazioni future o la cassa integrazione.

Ecco quindi, l’oracolo del Chiadini:

Futuro roseo: MANCATO (sono invecchiato all’improvviso in uno schiocco di Guanto dell’Infinito con una visione del futuro sempre più cupa).


Lavoro appagante: quasi MAI PERVENUTO se non per brevissimo tempo e in situazioni di precariato imperituro e poi solo tanta esperienza di fegati gonfi e tirocini su come fotocopiare fronte e retro la mia frustrazione.

Cassa Integrazione: CHECK, doppio CHECK, CHECK col fiocco.

È capitato così anche a voi? Come? Capiterà. Non è il giorno giusto per darvi speranze. Potete comunque godervi l’oggi e farci una risata sopra.

Sapete cosa mi confessò mia madre all’orecchio subito dopo aver fatto la foto di gruppo con amici e familiari che erano venuti alla mia proclamazione?

Da domani comincia la parte difficile.”

Mia madre è la campionessa mondiale di tempismo e il trofeo de “La tocco piano” è sullo scaffale più alto della casa, sotto una teca fatta di lacrime di coloro che sono caduti sotto i colpi delle sue stroncature.

Penso di aver esclamato, in quel momento, un “eccheccazzo” così potente da risuonare fino ai colli bolognesi e di essermi ritratto da lei come per non essere raggiunto da un anatema senza perdono. Venivo da due anni di specialistica molto difficili, così duri da pensare seriamente alla rinuncia e tu ti presenti con questo carico di angoscia e me lo riversi addosso senza nemmeno un “Buongiorno”?

Madre dell’anno, proprio.

In ogni caso, sapete qual è la cosa che mi ha fatto incazzare di più?

Che aveva ragione, porca puttana.

Ma che schifo che fa la vita vera? Voi come ve la passate, riuscite a sorridere, là fuori?

Non fatevi piegare. C’è sempre tempo di fermarsi, sfanculare tutti e farsi una risata liberatoria. Non siamo obbligati a fare niente, a seguire nessuna regola, ad appartenere a nessuno. Prendeteveli questi momenti di pura esistenza, senza limiti, senza prescrizioni, senza doveri. Siate e basta. Siate.


Ci fu un professore a cui chiedemmo davvero qual era il periodo migliore per fare una festa di laurea e lui ci rispose “a dicembre” ma non ricordo se ci spiegò mai il perché. Ricordo solo che era novembre e che lui sarebbe partito per una campagna di studi in Africa nel giro due mesi. Forse gli piaceva l’idea di essere invitato a ogni festa di laurea dell’ateneo prima di andarsene, come i 100 giorni di giochi dedicati agli imperatori romani. 

Era il tipico ricercatore per cui tutte le corsiste sbavano. L’acume e l’intelletto sono afrodisiaci potenti, lo abbiamo già detto. Se sei pure fregno, comunque, non guasta. Prendiamo su, che di buccia non ne facciamo. Io lo invidiavo tantissimo, Mangiameli, perché la mia vita sentimentale aveva tre dita di polvere e chissà che mi immaginavo facesse con le mie colleghe di corso. Intendiamoci, so cosa immaginavo ma non ho ancora abbracciato l’idea di scrivere il nuovo “50 sfumature di grigio”, quindi sono intenzionato a fermarmi qua.

Enrico è quindi in piazza a guardare un’umiliazione di laurea con farine e uova a pioggia sul celebrando quando viene avvicinato da uno strano esemplare di razza umana che lo fissa costantemente. Ha una faccia pieni di bugni e occhiali a fondo di bottiglia. Enrico tenta quindi di svicolarsi da quell’attenzione ma il ragazzo ha l’ardire di rivolgergli la parola dandogli pure del Lei. Gli domanda se risponde al nome “Spanky” e quando Enrico, titubante, risponde di sì, quello chiama a raccolta un gruppo scompaginato ed eterogeneo di matricole come lui. Quando ho immaginato questa scena mi è venuto in mente il cast di “4 pazzi in libertà” con Michael Keaton e Christopher Lloyd in cui, degli internati di una casa di cura per malattie mentali, si trovano a vagare senza accompagnatori in una grande città per andare a vedere una partita di baseball.

Come secondo riferimento cinematografico ho preso la scena dei giocattoli mutanti che circondano Woody e Buzz nel primo Toy Story.


Qualcuno chiama Spanky "Gran Maestro" dell’ordine Alsef e gli spiega che è stato Fangio (autoproclamatosene Gran Cerimoniere) a dir loro di parlare con lui per la cerimonia de “Il Salto”. Spanky non ha la minima idea di cosa stiano parlando lui, l’albino pelleossa che soprannomina all’istante Cottonfioc grazie a una scena di Io, me &Irene che mi fece pisciare sotto dalle risate e che anche se non è politicamente corretta pazienza, 

Il ragazzo con la camicia a fiori che adora il frappè alla fragola, vagamente somigliante al Chunk de I Goonies, e TestaBietta, un macrocefalo con il capo sorprendentemente squadrato.


In questa scombinata compagine, oltre ad averci messo uno con l’apparecchio che ad ogni sillaba spruzza galloni di saliva, c’ho infilato anche un ragazzo di origine indiana, che nelle serie tv degli ultimi anni è molto in voga.



Finalmente, da dietro un muro, spunta il responsabile di tutto, Fangio che, all’insaputa di tutti, ha promesso alle matricole di accoglierli nell’Alsef e al cospetto di Spanky ribadisce quanto siano fortunati ad essere stati presi in considerazione e che per questo non sono più uomini ma essere superiori, con poteri speciali. Gli uomini X, perchè la X è sempre il punto in cui scavare!

Un misto tra il professor Xavier e Indiana Jones della pachanga.



Se a questo punto qualcuno mi dovesse chiedere per cosa starebbe la "X", abbiamo seri problemi di attenzione e poca elasticità mentale.

Condotta dal Fangio, la nuova confraternita parte per un viaggio alla ricerca del Primo Cavaliere dell’Ordine Alsef, sir Tits (Aka Tetteballerine), che saprà infondere nei loro pistolini intonsi il coraggio di mille fiere.

I Clyt’O Riders.


I clitoridi. Un obiettivo.

I dominatori del Clito. Un’attitudine. Una speranza per un mondo migliore.


Bright side of the road - Van Morrison


È il brano che mi ha fatto conoscere, apprezzare ed amare Van Morrison, prima di tutto. L’ho conosciuto grazie al film Febbre a ‘90, uscito nel 1996 con protagonista Colin Firth (e tratto dal romanzo di Nick Hornby). La scena finale, in cui la gente scende in strada per festeggiare la vittoria del campionato da parte dell’Arsenal, mi ha ricordato la Bologna dei giorni di celebrazione delle lauree: un casino mastodontico in cui vergogna e umiliazione, turpiloquio e schiamazzi sono comunemente tollerati.









Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



giovedì 20 maggio 2021

Dentro il libro e oltre: Il tesoro di Willy L'Orbo

 



Stavolta troviamo Tetteballerine e Zanna in camera a pendere dalle labbra di Spanky, che gli sta raccontando del suo fatale incontro con la russa del CILTA Perchè sì, alla fine il figlio di puttana ce l’ha fatta, ha ottenuto il numero della bella Alena (ricordate un’altra Alena da lucidarsi le palle degli occhi per spalmarle addosso ogni diottria di cui siamo dotati?



Non prima, però, di aver ricevuto uno schiaffo a mano aperta in piena faccia. Si è fatto sgamare a non essere quello per cui si era spacciato, esattamente come Cecilia aveva detto sarebbe andata. La ragazza si è arrabbiata, l’ha percosso ma alla fine gli ha comunque concesso il proprio contatto telefonico. Tette’ ce l’ha con Spanky, non ha ancora digerito il fatto che non gli sia stato chiesto di accompagnare l’amico e, di conseguenza, non aver potuto ammirare di persona la bellezza vorticosa che gli è stata descritta dall’amico stronzo. Sono giorni che si fa raccontare continuamente ogni momento del loro incontro. Enrico ha la sensazione di intrattenerlo come una specie di chat erotica. Zanna invece è distratto, continua a lamentarsi che le mutande gli vanno in mezzo al sedere e così finisce che si insultano un po’, uno perché vuole che Spanky vada avanti col racconto, l'altro perché gli tirano in mezzo la madre usando ad hoc la battuta di Mouth a Chunk.


Dopodiché si degenera parlando dei papà viados e smutandando Zanna e scoprendo che ha indosso gli slip di Tetteballerine. Si cita l’attimo fuggente quando Zanna fornisce un’informazione non richiesta sull’aspetto dei suoi genitali. 


Quasi tutto il capitolo è un siparietto a tre di botta e risposta continui, senza quasi didascalie che spieghino che sta parlando. È una scelta consapevole: una volta, tanto tempo fa, ero perfettamente incapace di scrivere un dialogo, figurarsi se plausibile e realistico. Scrivevo solo lunghe scene particolareggiate e descrittive e quando c’erano personaggi che parlavano usavo il linguaggio indiretto. Ero limitato, goffo e maldestro. Ma per imparare questa bellissima forma d’arte, però, l’ho presa un po’ alla larga scrivendo un intero racconto sotto forma di monologo. Avevo visto dal maestro Stephen King (Dolores Claiborne) che era possibile e non mi sono tirato indietro di fronte alla sfida. 


Quello è sicuramente stato il punto di svolta per colmare un’enorme lacuna del mio “mestiere”. Chi più Re di noi ne è sicuramente stato la consacrazione (in realtà la conferma di tante cose, ma non andiamo fuori argomento). Non è sempre necessario far seguire una battuta di dialogo da una didascalia che spieghi chi sta parlando o con che tono lo stia dicendo (quest’ultima si dovrebbe, anzi, sempre evitare) perché sono convinto che ogni personaggio, se ben scritto e delineato in quella che è la sua natura, sia ben identificabile da quello che dice, senza bisogno di aggiunte e spiegoni. In questo modo Tetteballerine avrà quasi sicuramente una battuta a sfondo sessuale un po’ sboccata, Zanna dirà qualcosa di strano, Cecilia qualcosa di buono, accomodante e accogliente, Virginia qualcosa di caustico, tagliente e sarcastico. È facile, no?

Torniamo alla storia: dopo lezione e dopo che Alena ha scoperto che Enrico non era il professore che diceva di essere, accetta il suo invito di andare a prendere un caffè e qui lui, con lo scontrino che ha ricevuto dopo aver pagato, le chiede di fargli un favore e scriverci qualcosa.

Del tipo che cosa?

Stupiscimi.


Come molte volte succede, in Chi più Re di noi questa non è fantasia ma storia vera, vissuta sulla pelle. Lo feci davvero con una ragazza che lavorava in un bar: le dissi di tenersi la ricevuta che mi stava per dare e di scriverci qualcosa. Lei me lo restituì con il suo numero di cellulare in bella calligrafia sul retro. Ci sono dei periodi della vita in cui tutto si infila nel modo giusto e qualsiasi impresa ti metta in testa di realizzare, diventa realtà. Dopo anni sono ancora convinto che sia quasi tutta questione di atteggiamento, quello giusto, quello convinto, quello sicuro di sé anche se dentro di noi ci sentiamo come sull’orlo di un precipizio, spavalderia, fortuna e un pizzico di un miliardesimo di altre cose che sono fuori dal nostro controllo. Il tempo mi ha insegnato che la convinzione di spaccare, di realizzare i propri sogni, quell’energia che a vent’anni ti fa andare contro tutto e tutti senza curarti delle conseguenze, e delle tue reali possibilità di successo, possa essere convogliata nel metodo, nello studio e nel lavoro duro con la stessa intensità. Convogliarla, non imbrigliarla. Non è ancora detto che queste mie teoria non siano del tutto sbagliate e che non mi aspetti una cantonata tra un paio di anni, o che l IO del futuro, rileggendo queste parole, non mi derida dando del coglione a due persone (al me e al se stesso del passato). 


Spanky è convinto che Alena sia l’inquilina del terzo piano ma non gliel’ha detto, per non sembrare uno stalker e, molto probabilmente, perché vuole galleggiare nel dubbio morbido ancora per un po’.

Zanna dice a Spanky che, in un caso o nell’altro, per la svolta che sta prendendo la sua vita potrebbe ringraziare Willy, riferendosi a Vladimiro Zanetti, il suo defunto zio che, dipartendo, ha fatto in modo che l’appartamento al terzo piano venisse riaffittato e ci andasse ad abitare la ragazza dei suoi sogni. Uno dei soprannomi che i ragazzi hanno affibbiato allo scontroso zio di Zanna è appunto Willy L’Orbo, come il leggendario pirata dei Goonies. Vi invito ad andare a leggere tutte le nefandezze e i dispetti che il vecchio faceva ai ragazzi e l’accesa guerra personale che Tetteballerine ha portato avanti fino al giorno del suo funerale, in cui ha voluto assicurarsi che i becchini inchiodassero bene il coperchio della bara. Vladimiro Zanetti è denominato così per via di una palpebra calante che gli conferiva uno sguardo torvo e malvagio. È anche per questo motivo che il capitolo termina con una domanda: quella che l’inquilina del terzo piano non sia, in effetti, l’ultimo dei suoi tiri mancini, o tracobbetti.



You make my dreams (come true) by Hall & Oates


Spanky è estatico per aver fatto breccia nell’interesse della giovane studentessa russa di nome Alena e nessun'altra canzone mi sembrava adatta se non "You make my dreams (come true" di Hall & Oates che io conobbi grazie al film "500 giorni insieme". In questo film, che sicuramente avrei bisogno di rivedere per potervelo raccontare con dovizia e cognizione di causa, è narrata la storia d’amore dei due protagonisti (Joseph Gordon-Levitt e Zooey Deschanel) da quando si sono conosciuti a quando SPOILER si lasciano e vanno ognuno per la sua strada. Non è nella mia personale lista dei più bei film che abbia mai visto ma non è per questo che siamo qui oggi. Dopo aver fatto l’amore per la prima volta, il ragazzo esce di casa per andare al lavoro e, dopo essersi specchiato al finestrino di una macchina vedendo l’Han Solo di Harrison Ford che gli fa l’occhiolino come a dire “Ben fatto, ragazzo”, inizia a ballare in mezzo alla strada, con i passanti che gli danno il cinque, lo sollevano sopra le teste portandolo in trionfo e, non pago, ha anche la visione di due uccellini da cartone animato che gli si posano sulla mano. 


Tutto a dirci quanto cambi la visione della realtà quando ci succede una cosa così bella come far l’amore la prima volta con la persona che abbiamo desiderato, e sognato, tanto. Certo, il fatto che la protagonista fosse interpretata dalla Deschanel, che ho sempre mal sopportato dopo quello che ha combinato a Terabithia, potrebbe non avermi coinvolto a dovere nelle emozioni e nei sentimenti che il film mi avrebbe richiesto di provare, però resta comunque l’unica scena che potrebbe essere degna di nota di tutto il film. Forse all’epoca non riuscivo più a vedere storie finire male e stronze sbattersene dei sentimenti altrui perché la mia vita ne era già stata riempita fino all’orlo del disprezzo, impedendomi, come forma di protezione finale, ogni forma di empatia e coinvolgimento mentre ora, invece, mi farebbe piangere come un rubinetto aperto.





Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



giovedì 13 maggio 2021

Dentro il libro e oltre: Dalla russa con ardore



Preso bene per il capitolo precedente perché mi ero concesso il tempo e la possibilità di togliermi tutti i sassolini dalle scarpe di "Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo" e, indirettamente, di elevare a potenza indefinita i tre film che lo aveva preceduto, ho deciso di cominciare “Dalla Russa con ardore” con una citazione proprio tratta da Indiana Jones e l’ultima crociata.


È così che risponde Spanky quando una Virginia inviperita gli versa addosso un bicchiere d'acqua in testa dopo averle rivelato il suo piano di andare al CILTA e spacciarsi per un professore allo scopo di trovare, finalmente, l’inquilina del terzo piano. Lui è così felice per l'inizio della sua impresa che prende anche quell’affronto di Virginia con filosofia, dicendo ha fatto un ottimo uso della dialettica e che, decidendo di non sputare dentro il bicchiere prima di rovesciarglielo in testa, ha scelto con saggezza.

Ma Virginia ne ha anche per Cecilia, che si è offerta di accompagnarlo. Se già non l’avevate capito, questo è un capitolo pieno zeppo di citazioni da “L’ultima crociata” e quindi è piuttosto normale che Spanky ci racconta cosa significa questa sua personale Quest al Destino:


Per i membri dell’Alsef, CILTA è un acronimo che sta per “Centro Internazionale Limoni Teutonici (in) Apnea”. La tecnica dell’apnea ce l’ha spiegato una volta quel Cristo del vero Tetteballerine sostenendo che, a un qualche Capodanno, avesse limonato una tipa per un quarto’ora senza mai riprendere fiato che neanche Maiorca ai tempi d’oro.

 Quando qualcuno di noi gli ha chiesto candidamente perché non avesse respirato col naso lui non ha ammesso che non ci aveva pensato ma è andato avanti sostenendo la fondatezza della sua tecnica amatoria. 

Mentre Tetteballerine consegna i soldi dell’affitto alla mamma di Zanna vestito solo di uno striminzito asciugamano perché era venuto a dire a Spanky che, visto che si era fatto il bidet, era pronto per accompagnarlo a trovare la sua inquilina misteriosa, noi scopriamo che la famiglia di Zanna è molto numerosa, come la famiglia Weasley.

A Virginia  la brillante idea non piace, non sappiamo perché ma probabilmente a causa del fatto che Spanky, Tette’ e Fangio non fanno altro che comportarsi da maiali e cafoni indipendentemente che nei dintorni ci siano o no ragazze che possano offendersi.

Cecilia la rabbonisce dicendole che, visto che non ha chiesto l’aiuto di nessuno dei ragazzi ma il suo, la sua unica amica donna, dovrebbe significare che è una cosa a cui il ragazzo tiene molto. 

La tattica di Spanky per intrufolarsi al CILTA e avere ampio spazio di manovra con le studentesse e le tutor di lingua è spacciarsi per un professore. Si è anche messo una giacca di velluto con le toppe sui gomiti.

Cecilia pensa che non sia necessario e che, se scoperto, rischia di fare una grama figura ma Spanky le rivela che, sotto sotto, ama vestire per un giorno quegli abiti perché gli piace fantasticare che qualche studentessa si scriv asulle palpebre un "LOVE YOU" solo per lui.

Mentre Spanky si inebria della multiculturalità che impregna i corridoi del CILTA e che accende i suoi sensi all’ennesima potenza, tipo l’effetto della droga di Limitless, Cecilia fa la conoscenza, inaspettata, di un bel ragazzo, bruno, che veste all’indiana e distrattamente indica l’aula di Russo all’amico che cerca di staccarle fili di cordoni in cui ha avvolto la nuova conoscenza.

Così prosegue da solo, allo sbaraglio verso l’aula di russo, la lingua natia dell’inquilina ed è durante quel tragitto che qualcuno lo ferma per avere un’informazione. Una bellissima ragazza bionda, i capelli celesti e delle lentiggini davvero così sexy da rischiare l’autocombustione dopo una sola occhiata. 

Alena, dice di chiamarsi.

Professore, si fa chiamare Spanky mentre l’accompagna a lezione.


To the woman by Tammany Hall NYC


Questa è una delle canzoni che ho messo nel mio primo MP3 (blu dell’Audiola e alimentato da una singola pila AAA) che mi ha accompagnato per tutta la triennale in infinite attese in stazione, viaggi in treno e maratone per andare in facoltà. Solo ai veri appassionati questo brano sbloccherà un ricordo e indirizzerà la memoria alle emozioni che provavano quando il loro mondo era regolato dagli insegnamenti di Scrubs. Dei Tammany Hall NYC non esiste manco una foto in HD da poter usare come copertina del video di questa settimana, tanto siano un gruppo di nicchia e oblio. Non fanno più niente come band da almeno 15 anni. To the woman è una canzone che celebra l’arrivo salvifico di una persona nella vita di un’altra, un angelo capace di spazzare via tutte le ombre, i problemi, le disperazioni. Esattamente tutto ciò in cui i sogni ti portano a sperare per te stesso per il resto della vita. Così ho vissuto la mia fin da quando ho iniziato a guardarmi attorno. Proiettavo sulla persona che mi piaceva e con cui volevo stare tutti quei poteri taumaturgici che ascoltavo nei versi delle canzoni e che vedevo nei film, trasfigurandola in una dea incarnata a cui solo potevo votarmi per la salvezza. Sono andato avanti per un pezzo e molte vite ho immolato sull’altare di questa mia credenza. Mentre leggete il capitolo con la canzone in sottofondo, immaginatevi la scena di Spanky, rigorosamente al rallentatore, posare per la prima volta gli occhi sulla ragazza russa, ammantata di un’aurea lucente che la fa apparire ancor più divina.





Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



venerdì 7 maggio 2021

Dentro il libro e oltre: Indiana Jones e la minaccia fantasma

Ammetto che questo non sia uno dei miei capitoli preferiti, soprattutto perché l’ho dedicato quasi interamente all’immondo quarto capitolo della saga di Indiana Jones. Direte, nessuno ti ha obbligato a farlo. Eccerto, avete pure ragione ma ero ancora troppo incazzato per la sua esistenza (e per esserlo andato a vedere al cinema) che dovevo produrre un manifesto imperituro del mio profondo sdegno. Vi anticipo che considero meritevole di menzione soltanto una scena, quella del matrimonio tra Indy e Marion e presto vi dirò perché ma non sarebbe stata necessaria se il film non fosse stato nemmeno mai concepito minacciando di distruggere una saga al contrario perfetta (il secondo gradino un po’ storto si trova esattamente tra la leggenda del primo e la consacrazione del terzo e, a mio parere, ultimo).

Indiana Jones è una trilogia, esattamente come Die Hard ;)

Ci sono Spanky e Tetteballerine spaparanzati sul divano a guardare alla tv Indiana Jones e il regno teschio di cristallo e buona parte del capitolo ripercorre le scelte infelici della pellicola e i suoi momenti più assurdi. Se non sapete la storia ve la riassumo brevemente ma, credetemi, avreste potuto continuare la vostra vita felicemente anche senza. 

Indy non è ormai più nel fiore degli anni, la seconda guerra mondiale è alle spalle e i nuovi nemici non sono più i nazisti ma i russi dell'impero sovietico. Ad un certo punto scopriamo che Indiana ha generato prole e che è niente popò di meno che il padre di Shia LeBeouf, famoso per la saga dei Transformers e per ivi fatto a lingue in bocche con Megan Fox (la prima tacca sul segnapunti dell’odio è questa). 


La seconda tacca se la guadagna, quindi, per essere il figlio dell’eroe d’avventura che tutti vorremmo come padre. Un odio ad interim, sulla fiducia. E il terzo se lo conquista ogni volta che se la crede troppo e, ad esempio, decide di guardare tutti i film in cui compare nella maratona più egoriferita che sia mai stata concepita (tra l’altro, è l’unica persona sulla faccia della terra ad aver visto tutti i film di Shia LeBeouf). So che pagavano anche bei soldoni per partecipare alle proiezioni ma Shia è comunque rimasto solo in un cinema deserto, ci sarà un motivo, no? 

Se non si è ancora evinto, Shia LeBeouf balla la Giga sulla mia sacca scrotale da anni ormai e non lo posso sopportare.


Shia che si dondola tra le liane come Tarzan e combatte con la spada in spaccata tra due auto lanciate nel folto della giungla sono due dei momenti più imbarazzanti della storia del cinema. Per fortuna che c’era Cate Blanchett e ridare una rotta alla nave in balia di grosse aspettative, di un’imbarazzante CGI e di pessime scelte narrative. Purtroppo però nemmeno lei è bastata. Vi dico solo che Spanky, rapito dalla bellezza e dall’algido distacco (Irina Spalko è l’antagonista della storia) che la Blanchett sa portare al suo personaggio, ha stimoli pelvici ogni volta che lei compare nell’inquadratura, al punto da fare un parallelismo con una scena di “Nightmare e i guerrieri del sogno”, in cui una delle vittime di Freddy Krueger sfonda con la testa lo schermo di un televisore e muore fulminata. L’unica differenza è che Spanky non avrebbe usato la testa.

Shia LeBeouf che scambia un pitone di ottanta chili per una liana e lo lancia a Indiana Jones che sta affondando nella sabbie mobili fa bestemmiare Tetteballerine. E con ragione, aggiungo io.


Inserisco una frase in russo (tradotta dall’ambizioso Google Translate) dedicata a Cate Blanchett e a ogni inquadratura dedicata all’ex- Regina degli elfi e che foneticamente potreste pronunciare, in perfetto accento IvanDraconesco, “postavit’ na ovets” (se tentaste di ritradurre in italiano sarebbe “mettere le pecore”).

E sì, guardare Cate Blanchette dentro quella divisa da spietato gerarca russo fa proprio venire voglia di dirle “mettere le pecore”. Siamo agresti, siamo gli ultimi romantici. 


Poi Irina pronuncia questa frase, che per essere definita erotica e maliziosamente scabrosa mancano solo i sottotitoli nella lingua dei gesti.

So che è già un po’ che vi chiedete il perchè di questa puntata che sembra non andare a parare in nulla che possa far progredire la storia di Spanky, dell’inquilina misteriosa o anche solo del pakistano dell’alimentari sotto il palazzo. So che mi dilungo molto e che a volte servirebbero meno parole per arrivare dove vorrei ma nulla di quello che faccio, dico e, in questo caso, scrivo è mai lasciato al caso. È grazie a questo capitolo che appare dimenticabile e inerme che avviene una significativa svolta per Spanky/Enrico e per l’intera storia. Vedendo Cate Blanchett nei panni di Irina Spalko, Enrico ha una folgorazione che, lo so, non gli permette di vedere il flusso canalizzatore e realizzare la possibilità del viaggio nel tempo, lo porta a saper cosa fare per incontrare l’inquilina del piano di sopra. 


Grazie alla descrizione fattagli da Sahid Enrico sa che la ragazza è bella, alta e russa. Visto, però, che non si fida dei canoni di bellezza di Sahid dato che sua moglie è di una bellezza tale che potrebbe appartenere alla razza dei Wookie di Guerre Stellari, vuole verificare, toccare con mano prima di esprimere giudizi estetici. Il fatto che sia russa gli suggerisce che potrebbe frequentare con buona probabilità è il CILTA di Bologna, ovvero il Centro Interfacoltà di Linguistica Teorica e Applicata.


Tutto però è rimandato all’indomani perché è il momento di godersi la scena migliore del film, quella che lui e Tette’ aspettavano dall’inizio: il matrimonio tra Indy e Marion.

È un’emozione che ho provato davvero all’unica mia visione di Indiana Jones e il Regno del teschio di Cristallo della mia vita. Il cappello di Indiana Jones è appeso in fondo alla navata mentre il sacerdote sta concludendo la cerimonia ma all’improvviso le porte della chiesa si aprono e una folata di vento fa volare via il cappello che rotola ai piedi di Shia LeBeouf. Quando lui lo raccoglie il mio cuore è morto e l’anima mi si è inaridita. Non potevo credere che avessero deciso che Shia sarebbe stato degno di impugnare la frusta e continuare la leggenda. Mi vedevo già tre sequel con Shia a indossare il giubbotto di pelle, ad ammiccare agli spettatori mentre viene preso a pugni in faccia. Avrebbero preteso che ci dimenticassimo di Harrison Ford, che lo disconoscessimo e sorridendo saremmo andati incontro al nuovo ciclo. 

Bastardi. Stronzi. Stolti. Figli di p...

Sono andato avanti così finché, appena un attimo prima che LeBeouf infilasse il cappello in quell’insulsa testa, Harrison non glielo strappa di mano uscendo dalla chiesa e guardandolo come a dire:

 «Ma pensavi davvero che…» sprezzante.

Applausi da spellarsi i palmi delle mani senza ritegno. 

Indiana Jones Theme by John Williams

Attenzione perchè abbiamo un record, signori! È già la seconda volta che John Williams firma un brano della colonna sonora di questo romanzo: prima lo ha fatto con il tema di Jaws (Lo Squalo) per Hamburger di Delfino e ora con Indiana Jones e la minaccia fantasma. Grazie di aver scelto questo piccolo scrittore di prvincia, Mr. Williams!





Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione: