Alessio Chiadini Beuri: Dentro il libro e oltre: Nascita di una nazione

giovedì 11 marzo 2021

Dentro il libro e oltre: Nascita di una nazione


Il titolo del capitolo è un chiaro riferimento al film del 1985 ma la differenza è che qui non si va alla radice di una nazione con forti spinte razziste ma si narrano le vicende di quando il gruppo di coinquilini, come lo avete conosciuto fino ad adesso, non si era ancora formato. In principio c’erano solo Zanna (la cui famiglia ci ha sempre messo l’appartamento) e Spanky. Magari in “Noi, Re di vivi” potrei raccontarvi il primo incontro che ciascuno ha avuto con gli altri. Ricordiamoli nell’ordine: dopo Zanna e Spanky, sono arrivati Tetteballerine, Cecilia e, infine, Virginia. Penso che sarà un capitolo molto speciale e non vedo l’ora di scriverlo.

In ogni caso, torniamo a noi: l’appartamento dei ragazzi è descritto alla stregua di un ricettacolo di oggetti inutili e, il più delle volte, raccattati direttamente dalla strada o sottratti da opere e installazioni pubbliche come un semaforo per lavori stradali e un cartello di divieto d’accesso. L’appartamento è il sesto protagonista di diritto di Chi più Re di noi perché, se avesse avuto altre caratteristiche quali, ad esempio, una cospicua caparra a cui dire addio in caso di danni strutturali, avrebbe assistito a molte meno avventure e disastri. L’appartamento di Chi più Re di noi è ripreso fedelmente (caparra a parte) da quello che abitai in quel lontano 2008 al terzo anno di università. Non sono riuscito a dimenticarlo proprio perché sono tornato ad abitarci con la fantasia per tutto l’anno e mezzo di stesura del romanzo. Quello e per le piattole, che ancora mi perseguitano. 

No, scherzo. 

Sono guarito. 


È lo stesso appartamento che fece piangere mia madre quando lo vide per la prima volta. Potete farvi un’idea più o meno fedele di che bettola di merda fosse. Ah, comunque la caparra la perdemmo davvero. La concedemmo senza battere ciglio, perché era un giusto lascito per quello che ci aveva dato quel posto. Quando arrivai il freezer aveva una quantità di ghiaccio e neve tale da poter contenere solo una confezione di bastoncini Findus e una bottiglia di Vodka. Non scherzo, c’era lo stampo nel ghiaccio. Credo lo sbrinammo una volta in tutto l’inverno, ma quando le stalattiti si riformarono, appena una settimana dopo, ci arrendemmo e non ci riprovammo più. Ci piaceva avere un mini set del pianeta Hoth in cui riprodurre l’inizio de L’impero colpisce ancora. 

Sono vere anche le freccette a cui giocavamo usando come bersaglio una scatola vuota di pandoro (vi ricordo che non avevamo internet e non era ancora arrivato il digitale terrestre), il cero di papa Roncalli di cui non riuscimmo mai a spiegarci la presenza, una bottiglia di petrolio e l’intera collezione di DVD piratati di Mazinga Zeta in uno degli armadi. Di fianco alla porta d’ingresso c’erano almeno tre biciclette una addosso all’altra che passando dovevi far attenzione a non far cadere e a svegliare così tutta la casa. Ammetto che le biciclette erano nostre ma non le usavamo quasi mai. A Bologna è bello passeggiare. In bicicletta rischi di perderti tutta la poesia.

Nascita di una nazione di Chi più Re di noi parla della creazione dell’Alsef, l’Associazione Libera Soccorso Erasmus (femmine), e della necessità esistenziale che l’ha resa possibile e che ricopre con un tono di colore più dolce quello che altrimenti sembrerebbe solo un covo di arrapati che tenta con ogni mezzo e sotterfugio di fare conquiste sessuali e poi sparire nella notte.

Zanna e Spanky una sera si recano al pub Calico, tenendo a bada i timori e le paure che una città grande e antica come Bologna, dal fascino misterioso ed esoterico, può scatenare al sopraggiungere della notte in due ragazzi appena ventenni e digiuni della vita indipendente. Più che altro avevano paura di venire scippati, chi del portafogli, chi della propria verginità. In ogni caso immaginatevi quei due entrare nel ristorante della banda Fratelli, ad Astoria. Non potendo realizzare il sogno di vivere I Goonies nella realtà, mi sono ritagliato quell’esperienza nella fantasia. Potete ringraziarmi dopo, non c’è fretta. 


Zanna, al tempo del Calico era innamorato di una ragazza spagnola conosciuta per caso, Caterina (ricordatevi questo nome), che però era sparita dopo avergli dato un bacio, il suo primo bacio. Era in uno stato di depressione cosmica e il morale risucchiato in un buco nero di lamenti continui. Spanky, cercando di tirarlo su di morale e fargli smettere di pensare per un attimo a tutto quel dolore che provava, gli fa bere un cicchetto. Peggiorando la situazione. Zanna inizia a dissertare  sul fatto che non ci sia giustizia in un mondo che non stabilisce delle regole per due persona che vogliono interrompere una storia, che dovrebbero esserci degli avvertimenti che ti consigliano di non proseguire, di non rimanerci sotto. Non può finire tutto all’improvviso, senza mettersi a sedere, dare le giuste motivazioni, e che siano valide altrimenti il cuore continuerà a ululare disperato alla Luna implorando perché gli sia restituito il maltolto. Ed è in quel momento cruciale che la storia dell’amicizia tra Zanna e Spanky cambia per sempre. Dal fondo del ristorante della banda Fratel…ehm…del Calico, si fa avanti, emergendo dall’oscurità e con passo claudicante un uomo spaventoso dall’aspetto piratesco, il gestore. Dice ai ragazzi di chiamarsi Duca e si siede al loro tavolo, che tanto il pub era deserto. Trattenendo a stento gli sfinteri pungolati dalla paura, Spanky e Zanna lo lasciano parlare (e in fondo che alternativa avrebbero avuto di fronte a un uomo che sembra in grado di mangiare carne umana viva?)

Duca gli dice che non c’è nessuno modo per proteggersi da quelle delusioni ma che ci si può addestrare e stare pronti. Programmare, avere un piano, costruirsi un’armatura a difesa dei propri sentimenti e smettere di avere grandi aspettative. È cinico, Duca e a tratti crudele ma il consiglio che dà ai due ragazzi ha lo scopo di aprire la loro mente così come troppo spesso hanno fatto con il loro cuore. Quando gli dice di non lasciare mai un posto, un locale, un bar senza prima aver saputo almeno qualcosa su ciascuna delle ragazze presenti vuole che loro affrontino il mondo come una fonte inesauribile di possibilità, non un binario silenzioso in cui il treno che potrebbe cambiarti la vita magari è già passato. Le occasioni non arrivano, le occasioni si vanno a cercare, si fa in modo di costruirsi le possibilità per poterne avere il più possibile. Questo si può fare soltanto vivendo nel mondo, facendo domande, ascoltando, parlando con chiunque si renda disponibile. È un atteggiamento che pochi hanno nella vita reale perché conoscere ciò che è altro, l’avvicinarsi di due mondi diversi e prima distanti tende a metterci nella condizione, quasi mai piacevole, di guardarci dentro e magari vedere i nostri sbagli, i nostri difetti e la nostra inettitudine. Molto meglio restare confinati sul nostro pianeta, al massimo sotto il portico del nostro universo a guardare le galassie attorno. È più facile, ci mette meno in crisi. 


Qui i ricordi si fanno meno precisi e le memorie si confondono ma probabilmente non sbaglio di molto dicendo che mentre scrivevo questo capitolo avevo già letto e studiato The Game: la Bibbia del rimorchio di Neil Strauss. Suonerò eretico ma è effettivamente uno dei libri che mi hanno cambiato la vita. Quanto meno il modo di pormi di fronte ad essa. Gli scopi coi quali lo acquistai erano tutto fuorché alti e apprezzabili dai più ma quello che vi trovai non furono soltanto i racconti di veri artisti del rimorchio e delle varie scuole di pensiero, comprese le tecniche di PNL declinate all’irretimento di giovani, sciocche e ingenui donzelle.  Gli artisti e i maestri del rimorchio esistono veramente e molto di quello che avete imparato da Barney Stinson in How I met your mother proviene da questi uomini che tengono seminari ad altri uomini insegnando loro i trucchi migliori per portarsi a letto le donne. 


So che può sembrare piuttosto squallido, e sotto alcuni aspetti lo è anche, ma cercate di mettervi nei panni di coloro a cui la vita ha dimostrato di avere poche speranze di realizzarsi, essere felici e trovare qualcuno. L’uomo è destinato alla caccia, è sessista dirlo nel 2021 ma le cose, là fuori, non sono cambiate più di tanto e, fidatevi, non sempre essere sinceri e aprirsi totalmente a qualcuno con tutto il bagaglio di difetti e problemi che avete, e con i sentimenti che provate, è l’arma migliore per avvicinarsi a qualcuno che conoscete da poco. Il corteggiamento è anche questo. Non siamo mai totalmente noi stessi quando vogliamo fare colpo su qualcuno: siamo tutti intellettuali, tutti tipi avventurosi, adoriamo il rischio e non ci appartengono in nessun modo gli stereotipi del nostro genere di appartenenza. 

Noi siamo oltre, siamo di più, fidati, non resterai delusa. Non sono come gli altri.


Il corteggiamento non lo insegna nessuno, sapete?

A qualcuno viene più naturale, qualcun altro è una pippa senza speranze. Ciò che funziona per qualcuno non è detto potrebbe funzionare per gli altri. Nessuno ti insegna nemmeno a leggere bene le situazioni, i sottointesi, le allusioni e i segnali che arrivano dall’altra parte della barricata. Sono molliche di pane su un sentiero pieno di corvacci. Basta mancarne una per perdere la strada.

In questo caso, è Zanna a rappresentarmi appieno. Ho sempre dato tutto me stesso quando avevo interesse per una persona. Fino a ridurmi la dignità all’altezza dello zerbino di casa. Credevo che mostrando me stesso, che dicendo quello che provavo nel momento in cui lo provavo tutto sarebbe andato bene, che non mi sarei dovuto pentire delle mie scelte. Purtroppo non è stato così e le porte in faccia sono arrivate lo stesso, incuranti del fatto che fossi stato me stesso con onestà. Non fraintendetemi, non sto dicendo che per farcela, per essere felici con qualcuno, per trovare la persona giusta è necessario mentire, nascondersi, esaltare delle qualità che non sono così forti dentro di noi. Non lo penso ma sono convinto che dirimere la questione sia complicato al pari che trovare l’equazione per rendere possibile il viaggio nel tempo. Forse, come umanità, arriveremo prima a spostarci attraverso il tessuto spazio-temporale prima di capire come approcciare nel giusto modo il tipo/la tipa che ci interessa. 


Tornando alla Bibbia del rimorchio, invece, devo ammettere che l’ho studiata con interesse aspettandomi di mettere finalmente le mani sul santo Graal che mi aprisse ogni porta del Paradiso e per qualche tempo girai con foglietto riassuntivo nel portafoglio, per poterlo eventualmente ripassare in caso di imminente necessità. Però, ovviamente, quando una cosa ti interessa molto, presti così tanta attenzione che impari senza nemmeno accorgertene. Quello che però appresi, senza aspettarmelo, fu un’attitudine più che una serie di battute imparate a memoria per scioccare e colpire la preda di turno. Il segreto per risultare interessante, appetibile e affascinante non risiede in una strategia, seppur molto elaborata e calibrata, ma dall’atteggiamento con cui ti poni di fronte alla vita: aperto, disponibile e libero dalle paure (dei rifiuti, delle figure di merda, di esprimersi, di far conoscere la propria opinione, di fare domande). Tutto risiede nella sicurezza e nella consapevolezza di sé: è forse questo l’afrodisiaco più potente di tutti. 


Perché al cinema facciamo sempre il tifo per il protagonista che dice quello che pensa senza edulcorare l’offesa, nel momento esatto in cui lo pensa e se ne frega se gli altri gli danno dello stronzo? 

Perché vorremmo avere la sua spavalderia e il suo coraggio e sbattercene delle conseguenze che verranno. Sapremo affrontare anche quelle perché solo alla morte non c’è rimedio. Tutto il resto si può aggiustare.

Ci piacciono le persone forti e autorevoli, che siano uomini o donne: hanno un magnetismo che ci fa desiderare di entrare a far parte di quel mondo, farlo un po’ nostro e uscirne migliori.

Così le parole del Duca ispirano Zanna e Spanky che, proprio su uno dei sudici tavoli del Calico realizzano il logo di quello che diventerà l’ALSEf.

Il tutto inizia con una citazione da Ghostbusters II:


Zanna e Spanky tracciano una FRECCIA, prima di tutto: per ricordarsi di tenere sempre a mente il loro obiettivo; una PICCA per non dimenticarsi i due di picche che la vita aveva sempre avuto in serbo per loro; disegnarono i BAFFI del Duca per omaggiare chi aveva aperto loro gli occhi e misero tutto insieme. Quando conobbero Tetteballerine lui, ovviamente, volle metterci il profilo di un fallo.

Alsef. Sì, siamo arrivati!



La canzone: Life to life by Pete Townshend:

Questo brano è il main theme di un film degli anni ‘80 che è ormai assolutamente introvabile in italiano: Rock Hotel Majestic. Me lo fece conoscere il mio amico, collega e cumpà Riccardo raccontandomi che era un film che lo aveva sempre ispirato. Il giovane protagonista, da un giorno all’altro, si trova ad ereditare un vecchio, malmesso, decadente hotel in una cittadina di provincia. Decide di cominciare una nuova vita, rimettendolo in sesto e in attività con l’aiuto dei suoi migliori amici, di cui vuole vedere realizzarsi i sogni.

L’ho scelto perché anche Zanna e Spanky, quella sera al Calico sono all’inizio di un viaggio che li porterà a conoscere un città all’apparenza insidiosa, la loro amicizia e se stessi con quel pizzicore alla bocca dello stomaco che ci prende quando ci prepariamo ad affrontare qualcosa di nuovo, una grande impresa, l’inizio di una ripida discesa, lo sguardo di quella persona che popola ogni nostro pensiero, l’ultimo esame prima della laurea, la fine della scuola, l’inizio dell’estate.








Per finire, non dimenticarti che il romanzo su Max Payne esiste e lo puoi leggere senza spendere un euro che è uno!



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