Alessio Chiadini Beuri: 2021

mercoledì 20 ottobre 2021

La mia intervista a Inchiostri In-Visibili




Le premesse:
«Se fosse per me scriverei dieci libri all’anno. Classe 1986, ho capito che scrivere storie mi rendeva felice il primo anno di liceo e sull’onda del revival del mito de Il Signore degli anelli, ho iniziato a scrivere un fantasy, ad oggi incompiuto (ma non si sa mai), poi ho virato su un romanzo di formazione (concluso, autopubblicato e ritirato dal commercio), ho ancora in fase di stesura un romanzo di cappa e spada ispirato a i Tre moschettieri e Cyrano de Bergerac.
A Dicembre 2019 pubblico la prima parte della novellizzazione del videogioco Max Payne, che rendo disponibile gratuitamente su tutte le piattaforme e che, ad oggi, è stata scaricata più di 7.000 volte.
A Marzo 2021 pubblico, con la casa editrice di Milano Bookabook, l’hardboiled “Il randagio”.

Il libro di cui vorrei parlare con voi oggi è “Chi più Re di noi: la ragazza che ascoltava i Guns ‘N’ Roses”, nato sotto forma di romanzo a puntate su un blog nel lontano 2011.
Non ha un genere canonico, ma se proprio dobbiamo dargli una definizione sarebbe “Narrativa Frizzante”.
A me piace considerare “Chi Più Re di noi” un caso di sit-com letteraria. La maggior parte dei capitoli è autoconclusiva, pur avendo gli stessi personaggi (cinque studenti universitari che dividono un appartamento in centro a Bologna) e una trama principale che vi porterà fino alla fine; si ride e ci si affeziona ai protagonisti tanto da dispiacersi di doverli salutare.
Se siete appassionati di cinematografia, troverete molti omaggi e easter eggs per aumentare l’esperienza ludica che “Chi più Re di noi” si propone di regalare. Nel caso invece non lo foste, penserete che alcune trovate siano frutto della mia immaginazione sconfinata, ma potrete comunque godervi l’intero viaggio.»

  • Ciao Alessio, benvenuto. Mi hai ricordato la sitcom "Friends". Ci possiamo aspettare qualcosa di simile? Inutile dire che non ho perso un episodio.
Friends è certamente parte del mio background culturale, così come lo sono i suoi cugini "How I Met Your Mother", "Men at work" e "Community". Lo zoccolo duro è un gruppo di amici/coinquilini che dividono un appartamento in centro a Bologna e proprio come i protagonisti di una sitcom si troveranno ad affrontare insieme i grandi e i piccoli problemi della convivenza, dell'amicizia e dell'amore. Senza mai prendersi troppo sul serio!


  • Forte! Immagino sia molto ironico allora.
 Io non faccio testo anche se ti dico che è capace di strappare sincere risate, perché sono di parte. L'intento che si propone "Chi più Re di noi" è quello di un viaggio scanzonato che si può fare tutto d'un fiato o da intraprendere nei momenti in cui si cerca un po' di spensieratezza, leggerezza ed evasione!
  • Un titolo originale. Come è nato?
 Non è stato facile, devo dirti la verità perché il romanzo è talmente pieno e ricco di momenti, situazioni e avventure da racchiudere sotto un titolo che ho dovuto superarmi. Ci sono molto omaggi cinematografici e parodie all'interno e, proprio per tener fede a questa peculiarità, il titolo non è altro che una citazione (molto nascosta, come un Easter Egg letterario) della battuta di un celebre film anni '90. Riusciresti a scoprire di quale si tratta?
  • Macché non mi viene in mente niente.

  • Quante esperienze personali hai raccontato in questo libro?
Devo ammettere, e lo faccio senza alcun tipo di vergogna, che di esperienze personali ce ne sono parecchie. Un po' lo faccio per non dimenticare certe cose, un po' perché la vita supera quasi sempre l'immaginazione più fervida! 

  • La colonna sonora che hai inserito col romanzo è una tua produzione o ti sei fatto costruire qualcosa su misura da qualcun altro?
La colonna sonora è una cosa di cui vado molto fiero. Intanto no, non sono brani di mia produzione ma si tratta di canzoni universalmente conosciute e tra le più popolari della storia della musica. Ne ho messa almeno una ad aprire ogni capitolo (a volte ce ne sono anche di più) perché, come per molti, la musica ha sempre scandito i momenti più importanti della mia vita e dentro di essa ritrovo, come una perfetta macchina del tempo, il ricordo di quelle emozioni e di quei momenti che non vorrei si perdessero. Così come un film o per una serie Tv, in cui la narrazione è spesso accompagnata dalla musica, allo stesso modo ho cercato di riproporre l'esperienza in Chi più Re di noi. Sul mio canale Youtube, tra l'altro, settimanalmente aggiorno la playlist, perfettamente fruibile da coloro che abbiano voglia di ascoltarla.

  • Cosa nella quotidianità ispira la tua voglia di scrivere? 
Con gli anni ho appurato che scrivo meglio con carta e penna (anche se poi la riscrittura su digitale comporta non poche maledizioni) e che il mattino è generalmente il momento più fecondo per creare ma è anche vero che sono un autore che pensa costantemente ai suoi progetti e quindi ogni momento è buono per appuntarsi qualcosa o buttare giù un passo particolarmente felice per paura di dimenticarselo.

  • C'è un posto o un momento della giornata in cui preferisci scrivere?
Ovviamente dipende dal genere che sto scrivendo: per i noir e i gialli leggo molto (Mafia, Gangsterismo e Serial Killer) e prendo spunto dai fatti di cronaca; per romanzi come Chi più Re di noi, la vita quotidiana è fondamentale, le amicizie, i personaggi che si incontrano passeggiando in città, l'umanità e le sue contraddizioni e dicotomie.

  • Quanto ti sei divertito a scrivere questo libro?
Sarò sincero: è stato l'anno e mezzo più divertente della mia vita e ho creato dei personaggi di carta che mi fanno compagnia come degli amici in carne e ossa.

  • Qual è il personaggio a cui ti senti più vicino e perché? E quale al più lontano e perché?
Più vicino come indole è sicuramente il protagonista, Spanky, visto che l'ho usato come il mio Io narrante. Ma devo dire che ho messo un po' di me stesso in tutti i personaggi, ciascuno in base alle sue peculiarità

  • È un libro autoconclusivo o hai qualche appiglio per dargli un seguito?
Il libro è assolutamente autoconclusivo ma, esattamente come la vita, non finisce mai dopo i titoli di coda. È per questo che sto scrivendo il seguito!

  • A chi ti ispiri con i tuoi romanzi? 
In particolare per Chi più Re di noi mi sono ispirato alle persone a me più vicine, come i miei amici di una vita. Devo soprattutto a loro molte scene divertenti!

  •  E se pensi a qualche grande nome, invece?
Per l'affiatamento dei protagonisti e per il genere umoristico penso subito a J.K. Jerome con i suoi "Tre uomini in barca (per non parlare del cane)" e "Tre uomini a zonzo". Per il genere Poliziesco, invece, a Giorgio Scerbanenco e Michael Connelly!


  • A chi hai dedicato quest'ultimo romanzo? A chi i ringraziament? (Non so gli altri ma io, quando un libro mi è particolarmente piaciuto, leggo sempre anche i ringraziamenti per non farlo finire)

Questo romanzo l'ho dedicato a tutte le persone che, anche se indirettamente e senza saperlo, ne fanno parte. Proprio perché senza di loro questo libro sarebbe risultato molto meno ricco e frizzante. Per non finirlo subito, Chi più Re di noi, ne ho scritto una lunghissima postfazione oltre a chiedere una prefazione a uno dei miei più cari amici.

  • Cosa significa per te scrivere?

 Scrivere è espressione, libertà, sfogo, rifugio, viaggio, emozione, ricordo, passione, mestiere, gioco, apprendimento, esperienza. Ogni storia per me costituisce la possibilità di una seconda vita, un universo parallelo in cui vivere e da cui imparare qualcosa.

  • Quando scrivi ti piace seguire una scaletta o l'istinto prende il sopravvento?

Quando scrivo io ho sempre la musica nelle orecchie. Mi aiuta a concentrarmi e a isolarmi dal mondo. Se scrivo uno dei miei noir, ovviamente la scaletta la fa da padrona su tutto anche se poi quando sono in fase di scrittura alcune cose possono cambiare tanto da spingermi a modificare in parte quello che avevo pensato. Per un romanzo come "Chi più Re di noi", invece, posso partire da una situazione, una battuta o una scena che mi ispira e poi stare a guardare e vedere dove mi porteranno i miei personaggi. Quando invece so dove voglio andare a parare, provo a capire in che modo potrebbero arrivarci in base alla loro natura.

  • Hai spaziato nei generi, ce n'è uno a cui ti sei dedicato che senti vestirti meglio addosso? E uno con cui credi che non ti cimenterai mai?

Ogni storia ha il suo genere, il suo stile, le sue regole, la sua lingua. Io sono un curioso di natura e se c'è qualcosa che non so fare o che mi spaventa come scrittore, mi ci devo misurare per forza. Così ho fatto per Il Randagio e per altre storie che sto scrivendo. Chi più Re di noi è invece espressione più distesa del quotidiano e della vita di tutti i giorni. È naturalezza e respiro ma questo non vuol dire che scriverlo non mi abbia messo di fronte ai miei limiti di autore. Se il Randagio è stata la mia prima prova di poliziesco, prima di Chi più Re di noi non mi ero mai proposto di riuscire a far ridere con la scrittura (se ci sono riuscito o no non sta a me dirlo, NDR) e mi rifiutavo categoricamente di inserire del turpiloquio in quello che scrivevo.

  • Se la tua scrittura fosse musica che genere sarebbe?

 ·Immagino che per lo stile che ho usato in "Chi più Re di noi", la mia scrittura potrebbe essere facilmente un pezzo pop da colonna sonora anni '80/'90!

  • Se il tuo romanzo fosse un colore, quale sarebbe? 

 Sceglierei certamente un colore brillante e vivace. Probabilmente il Giallo!

  • Hai mai pensato di usare un nome d'arte? 

Certamente, e nei primi anni ne ho usati alcuni ma poi mi sono detto che dovevo andare fiero di quello che scrivevo e che, se anche il mio nome non sembrava quello di uno scrittore affermato, sarebbe stato compito mio farcelo diventare.

  • Com'è nata la copertina del tuo libro?

Così come per il titolo, è stato molto arduo anche scegliere la copertina (infatti di "Chi più Re di noi", attualmente c'è questa e una variante). La difficoltà è che esprimere un mondo così vasto e ricco di spunti come quello di Chi Più Re di noi, racchiuso in una sola immagine, non è per niente semplice!

  • Come mai sei stato ispirato dai Guns N’Roses?

Devi sapere che per tutto il romanzo il protagonista, Spanky, insegue una misteriosa ragazza che abita sopra l'appartamento e i cui unici indizi che lascia della sua esistenza sono dei passi felpati nel cuore della notte e le canzoni dei Guns 'N Roses sparate a volume altissimo.

  • Mi incuriosiscono sempre le contaminazioni, i “mondi altri” che entrano nella scrittura. Che relazione c’è fra le tue opere e il gaming? 

Per quanto riguarda le storie del piccolo e del grande schermo, in Chi più Re di noi si trovano copiose citazioni, più o meno identificabili. A volte anche intere situazioni e scene. Sono quelle a cui mi sono legato di più negli anni in cui la Tv era un ponte sul mondo e su avventure mai viste. Per quanto riguarda il gaming, mi sono cimentato, per il momento, soltanto nella trasposizione di Max Payne, uno dei primi videogiochi in cui mi sono cimentato e che ho amato alla follia!

  • Come è nata l'idea per la storia e quanto ti sei divertito nello scriverla?

 La storia è nata da una poesia di Isabella Leardini, "La Coinquilina Scalza", che nella sua poetica evocativa ha ispirato la storia di Chi più Re di noi. Mi sono divertito un mondo a scriverlo e gli sono particolarmente legato.

  • Quanti e quali tra i personaggi condividono il tuo gusto in fatto di musica?

I miei gusti musicali sono un po' sui generis, anche nella vita reale, perché sono un po' datati e un po' di nicchia, quindi immagino che solo Spanky, il protagonista, sia in grado di apprezzarli davvero.

  • Progetti per il prossimo futuro?

Troppi per due sole mani! Al momento sto scrivendo un romanzo giallo, ambientato in Romagna, che vorrei proporre al premio Tedeschi 2022 (vediamo se riuscirò a rispettare le scadenze), poi devo terminare la seconda e terza parte della novellizzazione su Max Payne; il secondo romanzo con protagonista il detective de "Il Randagio", Terminare il seguito di "Chi più Re di noi" e iniziare un nuovo progetto su cui sto riflettendo in questi giorni.

Sono stanco solo a fare l'elenco.

  • Come hai trovato la casa editrice e come ti sei trovato con loro?

 "Chi più Re di noi" è un libro molto particolare, c'è da dire questo, ed è poco incasellabile in un genere canonico. Oltre a questo è molto lungo, troppo per poter fare in modo che le case editrici non a pagamento investano su un autore emergente. Il target è un po' indefinibile perchè è un romanzo che si può leggere su così tanti livelli che potrebbe andar bene allo studente liceale e al sessantenne. Tutto questo per dire che per questo progetto sono stato io la mia casa editrice e l'ho curato dalla A alla Z, dalla copertina alla promozione. Come Casa Editrice ho molte idee, molto entusiasmo e sono molto pignolo con i miei autori.

  • Cederesti i diritti per farne una vera sitcom televisiva? E quanto saresti disposto a modificare la trama per renderla fruibile come sceneggiatura vera e propria?

Domanda molto interessante! Chi più Re di noi ha una struttura e uno stile che si presterebbe molto a essere trasposto in una serie. Ammetto di averci pensato ma per il momento proposte non ne sono arrivate! Il pregio di questa storia è proprio che non ha paura di cambiare, è fluida come acqua e può assumere la forma del contenitore in cui viene versata.

  • C'è un messaggio in particolare che vorresti condividere con i tuoi lettori, attraverso la scrittura?

La cosa che vorrei trasmettere con le mie storie è la bellezza che rappresenta l'avventura di leggere, avere un intero universo a portata di mano. Chi più Re di noi è un messaggio urlato a squarciagola che si può ridere di tutto e che prendere la vita con leggerezza si può fare e non è un male!

  • Hai una Kryptonite nella scrittura?

La mia kryptonite? Mentre scrivo tendo a spiegare e descrive nei minimi particolari passaggi per il timore che il lettore non riesca a seguirmi e si perda lungo strada. Ma il lettore ha il potere dell'immaginazione che lo guida anche nella nebbia piú fitta, cosí durante la fase di riscrittura asciugo il piú possibile!


Grazie mille Inchiostri In-Visibili per questa grande opportunità!





Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



giovedì 14 ottobre 2021

Dentro il libro e oltre: Giringiro

 



Ecco che ci siamo, proprio qui vi aspettavo.

Il capitolo intitolato Giringiro è molte cose tutte insieme, come capita spesso in questo strampalato romanzo che promuovo, mai domo, da almeno dieci anni.

È una pazza avventura che pesca con le sue mani avide direttamente nel vissuto del suo autore, spolpandolo della linfa dei ricordi che forse non aveva intenzione di sbandierare così alla leggera.

In ogni caso, nessuna premessa può dirsi completa senza la radice primigenia che l’ha generata:



Presente sia in Chi più Re di noi che in 127 Express (un concentrato del primo sul tema del Viaggio), Giringiro è una roulette russa di situazioni, attimi e persone incrociate di sfuggita e poi perse di vista dentro una folla in un ottovolante di vita che non si può fermare.
A differenza di Spanky, Zanna, Tetteballerine e Fangio io non sono mai stato uno dalla vita sociale così attiva e di serate Giringiro come quella che leggerete nei romanzi ne ho fatte ben poche. Sono uno di quelli che considera la qualità di gran lunga preferibile alla quantità.
Voi direte: “Ok, bravo, tutto bello ma…che minchia è una serata Giringiro?
Grazie per la domanda: è molto semplice. 

Dicesi “Serata Giringiro” quella in cui, dopo uno lasso di tempo prestabilito che, in un periodo coincidente con l’attività serale dei principali locali notturni in cui si abbia intenzione di recarsi, che possiamo racchiudere in circa quattro ore (dalle 22:00 alle 02:00 del mattino), i partecipanti seguitano a spostarsi da un’ubicazione all’altra al fine di prendere il meglio dall’occasione, in quanto a termine poiché limitata nel tempo, lasciando da parte paura di fallire e procrastinazione congenita e agendo senza scuse.
Scusate il parlar così forbito, ma citavo a memoria la Treccani, nella quale Giringiro è vergato con caratteri d’oro e scaglie di drago.



Nel capitolo, invece, la definisco così, che sono meno studiato:

Perché romperci i coglioni per ore in un posto che non è in grado di offrirci ciò che vogliamo? Perché non abbiamo il coraggio di cambiare? Perché rimanere tre ore a fissare una tipa seduta al bar cercando le parole giuste da dire per poi andarsene senza aver cagato fuori nemmeno mezza sillaba?
Bisogna avere delle scadenze. Se hai i minuti contati, se sai di avere soltanto mezz’ora prima di ripartire per una altro locale la tua mente si svuota da tutte le fantasie, da tutti i dubbi del cazzo per metterti davanti solo una cosa: il PRESENTE.

L’unica regola di un GIRINGIRO: non puoi restare in un posto per più di trenta minuti. Allo scadere del tempo devi andartene, senza eccezioni.

A voi la scelta della definizione che più vi aggrada. I curatori della Treccani non si offenderanno.

L’occasione dei ragazzi per questa specifica serata Giringiro la fornisce l’8 marzo, Festa della Donna, che è nata con scopi commemorativi e onorevoli e che invece si è trasformata in un sequel de “La notte del Giudizio” in cui tutto sembra concesso a uomini ingrifati e donne pure, senza nessuna conseguenza per l’indomani.



Comunque, visto lo stato d’animo iroso di Tetteballerine per il fatto che gli altri lo stiano lasciando da solo perché occupati a fornicare con le rispettive frequentazioni, gli amici decidono di sfruttare il giorno di celebrazione in cui si regalano mimose e si sogna di venir investiti da una vagonata di estrogeni e gridolini ubriachi, per rinsaldare i vecchi legami di amicizia. Farà da Cicerone Fangio, in quanto miglior conoscitore dei luoghi in cui la temperatura si alza con maggior vigore. La serata comincia subito con una sorpresa: dopo mesi di assenza, ricompare Membrokid, che annuncia di essere tornato dal Sudamerica (nessuno si stupisce, dato che è un noto e incallito turista sessuale). Non c’è tempo, comunque, di star lì a darsi delle pacche sulle spalle, che la notte è giovane ma i posti da visitare sono tanti, alcuni fatti in solida muratura e altri, almeno è quello in cui si augurano di incappare, di nuda pelle.
La prima meta è il Parquet, un locale in centro in cui la luce soffusa e l’atmosfera da loft ricercato, oltre alla presenza elegante di scaffali pieni di libri e oggetti di modernariato, ne fanno una piacevole nicchia in cui andare a darsi un tono intellettuale, quasi da golfino e pipa in bocca. Tutto a posto se non che, non essendo troppo grande ed essendo molto in voga tra gli studenti universitari, quella sera si fa fatica a spostarsi da un lato all’altro per la troppa gente. Spanky non si avvilisce e anzi trova il tempo di darci un consiglio molto prezioso: i libri sono un ottimo spunto per rompere il ghiaccio e un locale che li offra così liberamente ai propri avventori, è da segnare sull’agenda con accanto un paio di stelline per coloro ben disposti a trovare una forma di rimorchio ancora poco intrapresa.



L’ideale sarebbe trovare degli Harmony, ma un buon lettore, che sappia mettere gli accenti giusti e infondere il tono ideale e malizioso a frasi che potrebbero prestarsi a un’interpretazione birichina, saprà cavarsela comunque alla grande.
Questo, come il Parquet e gli altri pub presenti nel capitolo, l’ho preso dal vissuto personale. È stato durante una vacanza studio all’estero che ho scoperto come possa rompersi il ghiaccio fra i sessi quando si leggono ad alta voce passaggi sconci infarcendo il tutto con abbondanti pizzichi d’ironia. Mentre si ride di situazioni piccanti e sinonimi desueti per gli attributi sessuali dei maschietti e delle femminucce, così da non ripetere all’infinito “pene” e “vagina” che non siamo al consultorio, nella mente di chi ascolta vanno ad innestarsi immagini e sensazioni che possono preparare il terreno per un successivo, e più diretto, approccio. Tanto ne abbiamo riso fino a cinque minuti fa di fare le cosacce, chissà se facendole non ci divertiamo ancora di più.



Oh, e comunque è molto più facile da mettere in pratica che razionalizzarlo a livello processuale, credetemi. Provate.
Finito il tempo per diventare leggende al Parquet (il locale a cui mi sono ispirato è il Moquette di Forlì)


È ora di passare alla storia nel secondo locale, il Laser (Vedi X-ray di Forlì).



Zanna, già sistemato con la sua spagnola, si fa catturare dal vortice di gioco del flipper all'ingresso, tanto da proferire maledizioni ad alta voce in quella sfida alla gravità che prima o poi bisogna perdere e tirare un’altra pallina. Il problema è che sta facendo convergere sull’intero gruppo l’attenzione sbagliata, così è compito di Tetteballerine riportarlo nei ranghi con sberla che ha rivoltato il gracile amico come un calzino.
È proprio al Laser che finalmente si riesce a dare una risposta all’annosa questione:

“Perchè le ragazze devono sempre andare in due alla toilette?”. 


Mettere il piede oltre l’uscio di casa propria e immergersi senza salvagente nella corrente di umanità che la vita sociale dispensa generosa vuol dire disporsi a favore dell’inconscio, della possibilità di cambiare opinione, di abbracciare idee nuove, di prepararsi ad avere folgorazioni inaspettate che possano sconvolgere il piccolo e caldo mondo che ci ha sempre tenuti al sicuro.
Ogni persona lungo il nostro cammino è un intero universo che potrebbe potenzialmente rivoltare del tutto il nostro. E nessuno dice che sia un male. Mischiarsi è ricchezza.
Per questo, come autore, sono contento di essere stato in grado di creare il Diagramma Miyagi. Esso è stato concepito per poter permettere a membri di gruppi sociali diversi, che provano un’attrazione reciproca, di conoscersi e incontrarsi. Perché il gruppo di amici è sia uno scudo che ci protegge, una culla che ci tiene al caldo nella nostra comfort zone, che un tremendo ostacolo per le nuove conoscenze.
Ma col Diagramma Miyagi i membri di ciascuno gruppo (che per definizione si ammassano quasi sempre in forme vagamente circolari per parlarsi tra loro), iniziano a spostarsi fino a che i due membri che si piacciono non siano uno di fronte all’altro, finalmente in grado di conoscersi. Tutto questo al solo echeggiare del nome del mastro di Okinawa che insegnava il karate mentre da furbo si faceva pure lucidare la macchina.
Dai la cera, togli la cera, Daniel San.


Il terzo locale di questa pazza serata vagabonda è l’Eptagon (Aka Diagonal Loft, Forlì) e i ragazzi lo scelgono perché ogni classe sociale (sì, ci sono ancora) è rappresentata al meglio e perché, standoci abbastanza, è possibile veder passare tutta la città, prima o poi. È frequentato da tutti e chiunque tu sia, puoi restare e accomodarti dove ti pare senza sentirti fuori luogo. Una piccola annotazione è necessaria farla dato che, proprio per la sua alta rappresentanza d’umanità, chi si sente cacciatore pensa di avere migliori chance di portarsi a casa qualcosa ed è per questo che la maggior parte delle serate sembra la fiera della salsiccia più che un pub in cui trovare compagnia disinibita.



L’atmosfera di allegra anarchia viene però interrotta da Membrokid che decide, dopo tre ore di bisboccia, di venirsene fuori con una rivelazione che fa cadere Fangio dalla sedia:

“Mi sposo.”

Eh sì, perché è bene ricordarlo: Membrokid, che fa la guardia notturna in un centro commerciale, sposato lo è già stato, ed ha pure divorziato, oltre ad aver sempre dichiarato che con le promesse nuziali ha già dato per un paio di prossime vite. Fangio la prende così male che sbraita incontenibile e Spanky chiede numi. Membro* racconta di aver conosciuto Marcela, una ballerina di Rio mentre era in vacanza e di essersene innamorato a tal punto da fissare il matrimonio da lì a poco.



Vista la provenienza della ragazza, Tette’ chiede come stia messa a palle, Fangio invece si informa di quale disturbo psichiatrico soffra la poverina per voler passare il resto della sua vita con il suo migliore amico e poi dichiara che il giorno stabilito si presenterà vestito a lutto.
Membro* gli dice solo che lo sta aspettando qualcosa di peggio.
Certo, fargli da testimone, assistere alla sigla di quel patto coniugale che sancirà la morte della loro amicizia.

La canzone: Land Downunder by Men at work

Per questo capitolo non potevo non scegliere Land Downunder dei Men at Work, probabilmente il brano più iconico della band australiana, ma non l’unico degno di nota e plauso. Se non vado errato, e la memoria mi assiste, questo è uno di quei brani che, al tempo (per quanto mi riguarda i primi anni 90’) mi ronzava in testa senza pace e volevo ascoltarlo e riascoltarlo finché non mi fosse venuto a noia. Quasi sicuramente era stata usata come jingle di una pubblicità di una compagnia di viaggi, come Won’t let the sun go down on me di Nik Kershaw. Parlo di un periodo in cui Youtube non esisteva (in casa manco avevamo un pc, figurarsi una linea internet) e si poteva soltanto ricorrere allo skip scellerato da una stazione radio all’altra nella speranza di beccarne anche solo qualche secondo.







Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



venerdì 1 ottobre 2021

Dentro il libro e oltre: Io sono Leggenda

 


Dopo le fatiche e le assurdità della Saga dell’Iniziazione torniamo alla nostra virgolettata normalità. L’inizio di questo capitolo rappresenta uno spaccato autobiografico che potrebbe, da solo, definire più della metà della mia vita: essere single dentro una compagnia di amici fidanzati da sempre.

Sì, sono stato una “Single Lady” per molto più tempo di quanto abbia voglia di raccontare. Difficile da credere, lo so.


Perciò la “leggenda” del titolo è proprio colui che riesce a restare scapolo nonostante attorno ci siano soltanto esempi virtuosi di quanto sia fantastica, appagante e totalizzante la vita di coppia.


Ora fermatevi un attimo e chiedetevi perché, nel romanzo  affermo che i fidanzati sono come il mago Otelma.

Ammetto che, almeno per coloro che condividono il mio stesso bisogno di dividere l’esistenza con un’altra persona amata, non è stato un periodo particolarmente simpatico da ricordare. Bramavo disperatamente ciò che gli altri avevano e che a me era sempre mancato (vuoi per i miei gusti difficili, o per l’essermi innamorato di vere sfigate che mi hanno seccato l’anima e poi se la sono tirata su sopra la porcellana del mio amor proprio, vuoi perché sono stato così cieco o stolto da farmi sfuggire quelle giuste) e vivevo i giorni con un senso di incompiuto che non mi lasciava mai andare.

Mica chiedevo molto, solo un amore tutto mio.


In questo romanzo, invece, Leggenda è un Tetteballerine che vede i suoi migliori amici uscire per andare a un appuntamento galante. 

Uno per ciascuno. 

Con persone diverse. 

Infatti Spanky esce per andare a bere un caffè con Alena, la studentessa russa che ha incontrato al CILTA, mentre Zanna accompagna Caterina (la ragazza spagnola che prima gli ha spezzato il cuore e poi è riapparsa la notte di Capodanno) a vedere un appartamento.

Tetteballerine svalvola in preda a una crisi isterica in piena regola, per non aver mai imparato a gestire sentimenti quali la gelosia, il senso di abbandono e l’inividia (desiderato dalle creature più divine del creato e talmente bello che nessuno si sognerebbe mai di lasciarlo). Potrebbe non avere comunque tutti i torti visto che Spanky ammette di aver trascurato le amicizie nell’ultimo periodo per passare del tempo per conoscere meglio Alena, che ha oramai soppiantato l’inquilina del terzo piano dai suoi pensieri.

Per quanto riguarda Zanna, Caterina continua a trascinarlo a ogni aperitivo che si palesa, etnico e non, probabilmente perché non ha ancora inteso che il suo ragazzo non possiede il senso del gusto.

Scopriamo anche che Alan, il ragazzo che per Capodanno ha portato Virginia a Parigi, le scrive così spesso che lei è costretta a tenere il telefono sempre sotto carica mentre si limita a rispondere una volta ogni dieci, con meno di venti caratteri. E zero emoticon che nei cellulari pre-smartphone dovevi tener premuto # una vita e le sa sfatica.

Spanky e Zanna cercano di schivare i colpi di Tetteballerine proponendogli di uscire con le matricole, ora che fanno ufficialmente parte del gruppo, ma lui si scherma con uno scudo in vibranio di sensi di colpa e rimanda tutto al mittente.


Scegliendo davvero il momento giusto, Cecilia rincasa, tutta agghindata. Ora che frequenta la zingaro, ce n’è anche per lei. Lo zingaro è il ragazzo che ha incontrato al CILTA mentre aiutava Spanky a trovare l’inquilina del terzo piano. I ragazzi lo chiamano così per via del suo modo di vestire, del suo modo di essere, del suo urticante modo di lavarsi e vivere in coesistenza con altri esseri umani. Lo zingaro, o l’uomo-gitano, è un fedele ritratto antropologico di una categoria di individui, la cui maggioranza è costituita da uomini, che era molto diffusa quando ero ancora su piazza. Ora non so, spero si siano estinti. Ne parlerò ancora, e con dovizia di particolari, ma per farvela breve non è altro che il capostipite Birkenstock-munito di quella razza di intellettuali new-age che si vestono con la canapa, pieni di piercing, spesso fumati, che adorano la fotografia, citare qualche sconosciuto filosofo morto suicida e per cui tutte le ragazza impazziscono mentre parlano loro di rivoluzioni proletarie e misticismo.




Non so se sarei arrivato a odiare tanto il genere se non fosse stato per la stronza di turno che me l’ha messo in mezzo alle razze della vita mentre scendevo di gran carriera giù per la collina delle delusioni amorose.

Attente, là fuori: escono dalle fottute pareti.

Quando Cecilia chiede ai ragazzi che cosa sia preso a Tetteballerine, che sta impedendo a tutti di uscire di casa, Spanky dà l’allarme:

«È un codice ADAC.»

«Sta così male?»

«Prima era sul terrazzo a cantare Baglioni. Nudo.» le risponde Zanna.

«Non hai davvero un’ADAC a portata di mano?» chiedo di nuovo.

«Mi chiedi l’impossibile.»

Che cos’è un’ADAC non ve lo dirò, bisogna che vi godiate il romanzo ma voglio darvi un indizio: è molto più facile incontrate il Bigfoot.






La canzone: No matter, Jack Radics

Perchè ho associato questa canzone a questo capitolo?
La prima ragione è perchè è anche la canzone con cui si chiude quel film incredibile che, a mio parere è "Chiedimi se sono felice", in cui c'è Aldo che, vestito come John Travolta ne "La febbre del sabato sera", si scatena in questa danza stroboscopica e assolutamente cool. 

La seconda è perchè, tecnicamente, è così che i ragazzi desidererebbero che Tetteballerine accogliesse la nuova condizione di vita che gli si è presentata a causa delle scelte personale dei suoi amici.






Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



sabato 25 settembre 2021

Dentro il libro e oltre: Shout! (Bangity House)

 



Eccoci infine arrivati alla puntata finale della prima “saga” contenuta nell’edizione 2020 di Chi più Re di noi.

Dopo la Separazione e la Transizione è giunto il momento per la terza fase di questo rito di passaggio che porterà le matricole dei Clyt’o’Ryders a diventare degni di fregiarsi dei distintivi dell’Alsef, l’Associazione Libera Soccorso Erasmus (Femmine): la Reintegrazione.

TestaBietta e Cottonfioc, che avevano la missione di ottenere un numero di telefono vestiti da Viados, hanno fatto ritorno e ora Zanna si appresta a narrarne le epiche gesta. Se nella vita vissuta il nostro rosso preferito non è molto a suo agio con niente e con nessuno, sotto l'aspetto del cantastorie l’ho dipinto come qualcuno in grado di rapire totalmente chi ha la fortuna di ascoltarle. Io sono un ex-scout e in età da Lupetto, il sabato pomeriggio i capi ci raccontavano un pezzo della storia della Giungla (per chi non lo sapesse, i “lupetti” sono parte del branco che ha accolto e accudito Mowgli ne Il libro della giungla e gli educatori si chiamano come i personaggi del romanzo - Akela, Ka, Baloo, Baghera etc, etc). 


Ci chiedevano di tenere gli occhi chiusi per tutta la durata del racconto, affinché non ci distraessimo e le immagini che la narrazione chiedeva di creare alla nostra fantasia fossero più vivide. Sono sicuro che non tutti lo facevano, ma io sì. Volevo essere trasportato dove quelle parole mi indicavano e vivere l’avventura che mi stava venendo offerta. E così Zanna, a gambe incrociate sull’altare della Crypta, narra le gesta di Cottonfioc e Testabietta così come ha potuto osservarle.

Testabietta si è preso un ceffone in faccia così talmente forte che lo hanno sentito tutti quando Zanna l’ha raccontato, tanto è bravo. Cottonfioc, rincorso da una bionda pazza, è dovuto correre fuggire in fretta con ai piedi delle Fornarina che, per lo sforzo, hanno ceduto portandolo a compiere una spaccata sagittale che gli ha strappato le cuciture sul culo del fondo dei calzoncini. Per fortuna è riuscito ad aggrapparsi a un palo della luce o avrebbe dovuto salutare per sempre i suoi genitali. Peccato, però, che sembrasse una vecchia Gilf in astinenza attorcigliata a un palo da lap dance.

Le Fornarina sono una reminiscenza della fine degli anni 90’. Per chi di voi c’era ricorderà benissimo quanto le Spice Girls abbiano dettato gli stilemi di una brutta parentesi di moda giovanile. Per gli altri che invece, per età anagrafica, se la sono risparmiata: Beati voi!



Uno dei due è stato anche aggredito da una punkabbestia che, spaccato il fondo di una bottiglia contro una delle colonne dei portici (Patrimonio Unesco), voleva fare un sonaglio per il proprio cane con il suo scroto.



Tetteballerine è il più intrasigente dell’Ordine, a lui non interessano gli aneddoti succulenti e le storie carine, lui vuole soltanto sapere se le prove sono state superate e umilia verbalmente Gogol il nano che si esprime come uno scaricatore di porto in barba al momento solenne.

È Fangio a tirare le somme delle due imprese svoltesi in trasferta per i malfamati vicoli universitari del centro di Bologna. Io per sommi capi vi racconto tutto, ma vi consiglio con tutto il cuore di andare a leggere come nel capitolo originale Spanky, Tette’, Fangio e Zanna si rivolgono alle matricole.

Dopo aver ricordato le parole che Testabietta doveva usare per chiedere il numero di telefono (sericoltore, trincerato, saffico, oltraggioso e bulbo) Fangio va a decantare la quartina che gli è valsa la vittoria:

«Ciao, non vorrei disturbarti, se l’ho fatto è per colpa di un’oltraggiosa speranza, quella di una saffica danza di parole che allieti questo cuore da trincerato sericoltore, prigioniero rapito in un bulbo d’amore.»

Il gruppo si spella le mani a forza di applaudire finché Tette’ non chiede come fosse la tipa e Fangio non gli risponde “Tipo Floriana del Grande Fratello”.

 


Per richiamare tutti all’ordine Fangio si aiuta con una citazione di Mr. Wolf di Pulp Fiction, interpretato dal carismatico e cool da-lancio-di-perizoma, Harvey Keitel.

(ammetto, oggi che me ne accorgo, di aver cambiato i pompini con le seghe - quale uomo lo farebbe? - ma le citazioni che si impossessano di te fino a diventare parte del tuo pensare quotidiano le interiorizzi al punto che si svuotano di tutto, compresa la loro origine, per restare al tuo servizio, nude e disponibili, con il loro concetto primigenio.)

Dove Spanky riservava la sua fiducia nel successo di Cottonfioc è qui che è costretto a ricredersi perché, pur avendo ottenuto ben quattro numeri di telefono, di belle ragazze per altro, ci è riuscito senza usare le parole che gli erano state assegnate.

Quando sente dell’avvenenza delle giovani disponibili a vestire della loro, la pelle pallida di Cottonfioc, Tette’ si dimenticadel rigore mostrato fino a quel momento per pretendere, da Imperatore romano, che ciò che vuole diventi immediatamente di sua proprietà.


Cottonfioc ha svelato l’inganno a ciascuna delle sue interlocutrici, apparecchiando il discorso per l’arrivo di un dessert ben presentato:

“Ciao, perdonami, sono vestito così perché i miei amici mi stanno facendo scontare una penitenza. Dovrei ottenere almeno dieci numeri di telefono ma ora che ti ho incontrata penso che perderò la sfida e mi fermerò al tuo…”

Ciascuno dei presenti, Tette’ in testa a guidare la folla inferocita con fiaccole e forconi, gli dà del traditore e pretende che abbia lo stesso trattamento che tutti hanno subito. Tocca a Spanky, questa  volta, quietare gli animi con quella che è evidentemente un’impresa di rivolta di frittata che potrebbe comodamente sedere sul trono dei rivoltamenti di frittata:

«Come fate a non aver capito, a non vedere?» 

«Cosa non vediamo?» 

«Il nostro insegnamento.» continuo. 

«Sarebbe?» 

«Sarebbe che qualunque aspetto abbiate, chiunque sembriate, per quanto strani e deviati possiate apparire, il giudizio altrui non può rallentarvi né fermarvi. Si tratta di liberare la mente, svestirsi della vergogna e credere nel proprio obiettivo. In questo modo sarete capaci di mandare a segno ogni tipo di conversazione in qualsiasi condizione. Ostacoli mentali, pregiudizi culturali, handicap sociali. Sono lì per fermare gli altri. Non voi.»

E, anche se è fiction, credo nel prodotto che sto vendendo: se ciò che chiamiamo esperienza è solo il risultato della percezione dei nostri sensi, che sono limitati, difettosi e perfettibili, ciò che crediamo di poter essere può trascende la chimica, la fisica e la logica se ci crediamo con sufficiente intensità fino a convincerci che il mondo non ci può toccare e non ci può fermare, abbattere, deludere. La mente può immaginare tutto, il corpo non è altro che strumento e, a volte, limite.

La cerimonia ha quindi conclusione gloriosa in un’investitura degna dei cavalieri della tavola rotonda, anche se quella dell’Alsef non è proprio perfettamente circolare. Ha più la forma di due mani giunte con indici e pollici.


Così come nella scena dell’iniziazione dei pivelli in Animal House, di cui questa saga è stata liberamente ispirata, ai Clyt'O'Ryders viene assegnato un nome di battesimo che ne racconti le attitudini e il valore.

(Lo so, nessuno già conosce il vero nome delle matricole e ora gli do pure un altro soprannome? Avete anche ragione, ma voi considerate i soprannomi come nomi e i nomi di battesimo come soprannomi, non mi sembra granché complicato)


Pronti? 

Rullo di tamburi!

  • Cottonfioc, Sir Bernard(a): in vece del suo spirito pioneristico e del valore dimostrato al suo primo assalto. 
  • Akhim, Sir Spruzzo: per come ci ha benedetti durante il movimento del loto. E perché un nome che quando lo pronunci ti fa pensare a una cosa birichina ci vuole sempre. 
  • MorsoDacciaio, Sir Sasha: perché siamo stronzi e ci piace vederlo sbavarsi addosso quando parla. 
  • Pizzafarcita, Sir Mayo: che più che un nome è un divieto alimentare. 
  • TestaBietta Sommo Vater, o semplicemente Sir Vater: per il talento poetico profuso nel sapiente compimento del suo atto di pastura. 
  • Gogol, Sir Gogol: era già un bellissimo soprannome. Anche perché Nanodimerda, effettivamente, è troppo lungo.


La canzone: Shout! By The Isley Brothers

Prima o poi dovevate aspettarvela da un libro che sulla copertina (rigida) ha impressa l’immagine di John Belushi in versione Bacco, no?

Questa era la canzone che si attendeva con più trepidazione ad ogni festa organizzata dal liceo all’università pur non avendo mai visto il capolavoro di John Landis e di quei matti della National Lampoon. Chissà poi perchè.







Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



venerdì 17 settembre 2021

Dentro il libro e oltre: Dolori della crescita (Bangity House)



Ci eravamo lasciati che il gran consiglio Alsef aveva diviso le matricole in due fazioni, quella dei Verginelli e quella dei Nonpiù, e ora tocca dir loro che cosa dovranno affrontare. Tocca, si fa per dire, che Spanky&Co. non si sono mai divertiti tanto. Ciò che serve a Testabietta e Cottonfioc, i due nonpiù, è tornare alla Crypta dopo aver ottenuto almeno un numero di telefono da una dolce fanciulla per salire immediatamente di rango. Può sembrare facile, nella sua semplicità, anche se ottenere un numero di telefono da una bella ragazza non è mai un’impresa facile a nessuna età, ma vorrei ricordare che qui ci sono di mezzo i quattro moschettieri della bastardaggine e che nulla è mai come sembra. Per questo le spacconate di Testabietta vengono subito raffreddate e un gelido terrore si insinua nella loro ossa. 

Non hanno intenzione di mandarli in giro per la città nudi come vermi, questo no, questo mai, però vestiti da viados sì, questo sì. A Cottonfioc, l’albino, tocca una maglietta troppo corta con scritto “naughty girl”, un pantaloncino ancora più striminzito e sbrindellato nei posti birichini, un paio di eleganti calze a rete e un filo di eyeliner. A Testabietta è probabilmente andata peggio con il maglione “spalle nude” di Cecilia per prevenire il suo problemino di coliti da pancino scoperto, dei pantacollant bianchi che gli arrivavano a malapena a coprire il pube e delle infradito di Tette’ che solo a guardarle fanno prendere il tifo e te e alla tua famiglia.


Fangio specifica un paio di regoline: non valgono i numeri di telefono di parenti, amiche e defunti ma solo quelli di sconosciute/i a cui si siano fatte intendere le proprie motivazioni di ginnastica pelvico-sussultoria a scopo ludico-riproduttivo. Testabietta borbotta come una caffettiera mentre Cottonfioc sembra quasi riuscire a prenderla con filosofia. Solo che i due ancora non sanno che la situazione è destinata a peggiorare. I Gran Meastri Alsef li lasciano andare fino all’ingresso della cripta prima di richiamarli per dir loro, ohibò che distratti, che non basta girovagare vestiti come cosplayer strafatti fino all’anima ma che devono ottenere il numero usando, ad uopo, determinati vocaboli, accuratamente scelti dal Gran Consiglio.

Le parole di Testabietta sono:

  • Sericoltore
  • Trincerato
  • Saffico
  • Oltraggioso
  • Bulbo

Mentre quelle riservate a Cottonfioc sono:

  • Convulso
  • Euristico
  • Mantavivande
  • Ricalcare
  • Midollo

(Le parole le ho davvero scelte a caso aprendo a caso il vocabolario, tanto per mettere alla prova ancora una volta le mie doti creative - NDR)

È in quel momento che tutti gli altri, ancora novizi per quanto riguarda la condivisione del piacere con un altro essere umano che non siano loro stessi, iniziano ad aver paura. Cosa può succedere a loro se gli unici due che avevano già avuto esperienze sessuali, per dar prova di essere meritevoli, devono affrontare un'impresa così ostica? 

E a ben donde, mi sento di aggiungere io. 

Per le matricole restanti mi sono ispirato al format televisivo “Silent library” in cui un gruppo di persone, per poter vincere il premio finale, deve superare piccole prove più o meno dolorose o schifose senza produrre il minimo rumore (generalmente risate in faccia al malcapitato di turno). 


Il tutto è ambientato in una biblioteca per ricordare e tutti qual è l’unica regola: il SILENZIO. 

Ho fatto in modo che la Crypta sorgesse al di sotto del dipartimento di antropologia, in un miscuglio di ricordi dei miei anni universitari. In effetti quando studiavo Archeologia (sì, pure quella, ma volevo fregiarmi del meritevole titolo di “collega del Dottor Henry Jones Jr.”), la facoltà era dotata di un bellissimo archivio-sala studio nei sotterranei del dipartimento, fatto di soffitti non altissimi, archi a volta e muri con pietra a vista (Il dipartimento è quello in Piazza S. Giovanni in Monte, Bologna - ndr).




Ogni turno comincia con il sorteggio di una carta da un mazzo distribuito da Zanna, l’unico altro vergine che però è escluso dalle prove. Neanche le carte sono scelte a caso: un Re, una Regina e un Jack di cuori e un due di picche. Ovviamente, chi pesca il due di picche è il designato ad affrontare la prova di coraggio e sacrificio atta a farlo diventare degno di sedere al cospetto dell’Ordine Alsef.


Spiegate le regole, Spanky e Tette’ restano con i verginelli mentre Fangio e Zanna indossano qualcosa di scuro e vanno e pedinare Testabietta e Cottonfioc.

Per i quattro novizi, l’Ordine Alsef ha studiato quattro Movimenti tutti a tema Giappone medievale.

Primo movimento: la Scaglia del Dragone, viene assegnata a Gogol, un ragazzo particolarmente basso che porta il nomignolo del nano del film Labyrinth, con David Bowie e una giovanissima Jennifer Connelly. 



Tette’, quindi, si avvicina a Gogol accarezzandosi i pantaloni, gli gira attorno e poi lo afferra per le spalle estraendo una pinzetta da estetista. Tetteballerine vuole la sua scaglia di drago e così gli strappa un ciuffo ci peli nasali che brucia da matti. Gogol impazzisce di dolore ma riesce a non fare rumore, gli altri contengono risate e urine isteriche. Bene, il primo movimento è alle spalle, ne restano ancora tre e nessuno è salvo. Ce la faranno tutti insieme o non ce la farà nessuno.

Secondo movimento: La Nuvola del Demone viene pescata da Pizzafarcita. 

Ancora Tette’, alza sopra la testa un barattolo di Nutella da 750 grammi dicendo al ragazzo che non è stato facile riempirlo. Pizzafarcita ribatte che il vasetto è vuoto ma si blocca quando realizza che invece è pieno zeppo di aria di peto. Mentre svita il tappo, Tetteballerine tiene fermo il ragazzo e gli fa fare un aerosol che non dimenticherà facilmente. Pizzafarcita cerca di divincolarsi dalla presa e sottrarsi a quella sorgente di morte ma Morso d’acciaio e l’indiano intervengono per tenerlo fermo.


Terzo movimento: La Caverna del Mostro la estrae Morsodacciaio ed è ancora Tetteballerine che dovrebbe eseguirla ma per qualche sua remora dell’ultimo secondo chiede a Spanky di prendere il suo posto. Spanky ribatte che si tratta della sua trovata migliore e la definisce "la la sua Cappella Sistina", citando spudoratamente la battuta di Will Smith in Hitch.

Purtroppo non riesce comunque a convincerlo e allora si fa carico della questione facendo comparire uno spazzolino che prontamente consegna ad Akhim perché, vedrete, nemmeno Spanky vuole rimanere coinvolto negli effetti collaterali della Caverna del Mostro. In pratica Akhim deve tenere lo spazzolino nella gola di Morsodacciaio per almeno tre secondi. Neanche giunto a metà della bocca il ragazzo comincia a lacrimare e tossire mentre Pizzafarcita e Gogol lo tengono fermo. Morsodacciaio eietta ettolitri di saliva e, visto che siamo in febbraio inoltrato, catarro. E Akhim si trova proprio sui binari di questo treno di bava e muco e non vi si può sottrarre per non far annullare la prova. Morsodacciaio smerda Akhim, proprio come Slimer con Peter Venkman, in questo piccolo omaggio schifoso al primo Ghostbusters.

O come Tommy Lee Jones in Men in Black.




Quarto e ultimo movimento: Il Vulcano di Loto, dal nome poetico e terribile insieme, senza estrazione tocca ad Akhim che in teoria avrebbe anche già sofferto a sufficienza. Tetteballerine porge un boccale colmo di frizzante Coca-cola all’indiano, che lo afferra con titubanza perché ha ormai imparato che nella Crypta nulla è come sembra. Spanky intanto lancia a Tette una confezione di mentos dicendo di fargliene mettere una sotto la lingua prima di prendere un bel sorso di cola e tenere la bocca chiusa, senza mandar giù, per almeno dieci secondi.

Tutto prosegue come ci si aspetta: la pressione esercitata dal composto di coca e mentos nella bocca di Akhim è così forte che manca poco che la soluzione gli esca dai dotti lacrimali. Stoicamente Akhim tenta di tener serrate le fauci ma la miscela trova lo stesso la strada per uscire: dalle narici con un potentissimo getto che va a imbrattare la volta della Crypta per poi ricadere su tutti loro come una soffice nevicata.


La canzone: My secret identity Theme

Una delle sigle più belle di sempre, a mio modesto (ma navigato) parere è quella del telefilm canadese “il mio amico ultraman”, che ha per protagonista il ragazzino ciccione di Stand By me, Jerry O'Connel e che per dirla tutta non ho mai apprezzato tantissimo. Era fighissimo che potesse volare, correre a supervelocità ed essere praticamente inscalfibile per qualsiasi tipo di arma, certo, ma il fatto che fosse costretto a usare delle bombolette spray per direzionarsi in volo, atterrare e decollare non era proprio quello che mi aspettavo da un ragazzino supereroe. Ho scelto questo brano semplicemente perché mi ricordava come ritmo e musicalità la famosa pubblicità delle Mentos, protagoniste dell’ultimo movimento eseguito dalle matricole.







Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione: