Alessio Chiadini Beuri: Dentro il libro e oltre: Midnight in Paris, sogno di una notte di mezz'inverno

giovedì 8 luglio 2021

Dentro il libro e oltre: Midnight in Paris, sogno di una notte di mezz'inverno




Un capitolo duale, diviso a metà, dalla doppia anima, quello che racconta la notte di Capodanno di Enrico (impegnato con Alena, la studentessa russa conosciuta al CILTA in “Dalla russa con ardore"), e di Virginia (partita per un magico weekend in quel di Parigi).

Prima di passare alla cronaca spiccia delle due serate, è Spanky a introdurre i postumi del giorno dopo. Non sta tanto bene di stomaco, perché era vestito leggero e ha preso una gran freddo al pancino, con il risultato che è diventato una fontana di cioccolato. La mise che Spanky ha scelto per l’occasione è la stessa che scelsi io per andare, il 22 di Febbraio (giorno del mio compleanno, NDR), a uno spettacolo di Giacobazzi, per incontrare una ragazza (è la storia che vi ho raccontato in “Ombre di città”). Caso voglia che, nonostante sia andata come è andata (un tonfo nell’acqua così grande da produrre un’onda anomala capace di spazzare via le coste del Pacifico), non sieda comunque al primo posto sul podio de “I compleanni peggiori della mia vita”. Ce n’è uno, infatti, di alcuni anni dopo, la cui detonazione è stata calcolata attorno ai 165 megatoni, ma sono troppo allegro oggi per raccontarvela nei dettagli. Aspetterò l’autunno, quando il cielo ci riserverà una nuance adatta all’angoscia che serve per affrontarla. In ogni caso, posso comunque raccontarvi un altro aneddoto capitato proprio la notte di Capodanno in cui, come un tonno, non ho seguito l’unico precetto di senso compiuto enunciato da Barney Stinson nel corso di nove stagioni. Avrei potuto farmi cavia e provare definitivamente la fondatezza di una teoria altrimenti ricongiungibile soltanto al puro divertissement di due sceneggiatori comunque geniali: il Naked-man (Nudo man)!


Ho avuto la possibilità di renderlo realtà, di verificare la sua probabilità di successo (funziona due volte su tre) ma, al momento fatidico, quando la situazione definisce l’uomo, non ne sono stato capace. Ero a casa di amici, non eravamo tanti ma eravamo quelli giusti per stare in compagnia e divertirci, ed eravamo tutti abbastanza alticci da cominciare a parlare fluentemente lingue sconosciute che, altrimenti, in momenti di vergognosa sobrietà, non saremmo stati in grado nemmeno di masticare. Era già stabilito che dovessi dividere il talamo con questa amica con cui però non c’era mai stato nulla (bella ragazza, fantasticamente alla mano, solare e allegra) ma per cui avevo una forte simpatia, certamente reciproca (mi sono ispirato anche lei quando, verso la fine del romanzo, faccio raccontare a Enrico come si immagine l’inquilina del terzo piano). Il fatto volle, però, che un bicchierino di troppo di vodka alla menta la mettesse letteralmente K:O:, dandole forti nausee. Il vero birro romagnolo, il tombeur de femmes, e’ chavadur avrebbe guardato quella situazione dall’alto in basso e sprezzante della vergogna e della morale l’avrebbe girata a suo favore. Io avrei potuto farmi trovare in piedi davanti al letto con il mio vestito adamitico e sfoggiando un gran sorriso ma, con dolcezza, le sono rimasto accanto tutta la notte. Da quel giorno, comunque, quando ci ripenso dico a me stesso che “dovevo farle il Naked-man!”.

Può sembrare un breve preambolo quello che precede i racconti di Spanky e Virginia ma a guardar bene, ha la densità aneddotica di cento buchi neri. C’è una frase che riguarda un duello di sguardi al bar con il fidanzato di qualcuna mentre si è intenti a bere un succo di frutta. Alla pera. Temperatura ambiente, se è possibile. Dove all’apparenza sembra una frase innocente e sciocca, il suo interno cela uno dei ricordi più vividi della mia esistenza. Sul perché fossi in un bar a sorseggiare, come champagne, un succhino di frutta, sostenendo lo sguardo di un moroso incazzato, ci torneremo più avanti, ve lo posso assicurare ma vorrei comunque assicurarvi che è successo davvero ed è successo a me. Perché il succo e non, per esempio un caffè, o un boccale di Tequila? Meno fastidio al pancino, che poi mettersi in salvo  con la diarrea da un energumeno con un paio di corna tante, non è proprio simpatico. Certo, avrei potuto fingere di essere la macchina di James Bond che sparge olio sulla dietro di sè per seminare gli sgherri del supercattivo ma non sarebbe stato altrettanto epico. Quando lo racconto comunque, ne vado fiero: chi può raccontare questa stessa storia a proposito della sua vita?

Visto?! Nessuno. Bitches.


Per chiarezza devo dirvi che Spanky racconterà del suo Capodanno a Zanna, che gli sta facendo compagnia mentre evacua l’impossibile allo stato liquido e Virginia a Cecilia, la sua amica del cuore e, come spettatori non paganti, a Zanna, Spanky (che è riuscito miracolosamente a deambulare dopo un giorno e mezzo a sedere sulla tazza) e Tetteballerine.


MIDNIGHT IN PARIS


Alan è il nome dell’alabardiere che è riuscito nell’intento di convincere Virginia a seguirlo a Parigi. Si è lasciata dissuadere, grazie al cavolo: ha pagato tutto lui. Pure ricco, il bastardo, non è solo pieno zeppo di quelle qualità per cui tutte le donne con un po’ di sale in zucca sbavano fino a inondare il terrazzo dei vicini: educazione, gentilezza, linguaggio privo di scurrilità e igienicamente irreprensibile. Gli uomini presenti in casa rosicano come matti, le ragazze (Cecilia) mandano gridolini  emozionati così acuti che una muta di cani si è raccolta sotto la nostra finestra. 


Quando poi, Virginia racconta che si è messo a piovere che Parigi si è fatta ancora più bella e che Alan si è inzuppato sfiorando la broncopolmonite cronica per tenerla asciutta, Spanky, Zanna e Tetteballerine hanno cominciato a fare una partita a biglie con i propri coglioni che tanto avevano già preso la rincorsa. Il titolo del brano dedicato a Virginia rimanda al film di Woody Allen con protagonista Owen Wilson, davvero un film splendido che vi consiglio di recuperare se non lo avete mai visto. Ecco, nel film c’è anche Michael Sheen che, di fronte alla fidanzata di Wilson, si atteggia, superbo e saccente, a grande esperto d’arte. Ecco, l’antipatia che il personaggio attira su di sé a secchiate è la stessa che il racconto di Virginia scatena su Alan da parte dei ragazzi.


Segue la gita in calesse e il ristorante a quattro stelle, con locascion da diesci!


E fuochi d’artificio, sulla Tour Eiffel. Un miracolo che Parigi non sia sprofondata per sempre dopo una notte così. Avrebbe dovuto deflagrare al suo massimo splendore inghiottendo ogni forma di vita. Alla fine, come nel più romantico dei film dell’era doro di Hollywood, Alan e Virginia si regalano un dolce bacio, senza averlo cercato ma sapendo che entrambi lo desideravano nello stesso istante. E il diabete, nella stanza, schizza alle stelle.


La canzone: I’ll remember, Madonna


Ho scelto questo vecchissimo brano di Madonna perché del suo periodo romantico anni 90 mi piace quasi tutto e poi perché fa parte della colonna sonora di un film, a mio parere, eccelso: With Honors del 1994 (In Italia “110 e lode”), con Joe Pesci, un giovanissimo Brendan Fraser e uno sconosciutissimo, ma ancora per poco, Patrick Dempsey (il futuro dottor Stranamore di Grey’s Anatomy). Come al solito, mi sa che in Italia lo conosciamo soltanto io e il distributore ma nel caso foste così fortunati da trovarlo in dvd o vhs, o mentre lo passano in qualche canale locale confinato nel mare magnum dell’infima numerazione da “099 a 499”, il mio consiglio è quello di apprezzare la superlativa performance di Joe Pesci, qui un barbone che vive nello scantinato della biblioteca dell’università di Harvard.

La canzone in sé è sdolcinatissima, esattamente come il week end romantico di Virginia e Alan, con quello stile patinato che sfuma i contorni delle cose e tinge tutto di colori tenui e delicati.


SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZ’INVERNO:


Questa parte del capitolo si apre direttamente in medias res, cioè nell’esatto momento in cui Spanky è seduto sul trono di porcellana e Zanna è accanto a lui, sul bordo della vasca, e sgranocchia un Mars. Spanky è impossibilitato a rifiutare quella compagnia perché, dopo aver passato a sedere l’intera giornata, per alzarsi dovrebbe farsi aiutare da qualcuno, esattamente come Danny Glover all’inizio di Arma Letale 2:


Ahimè, scopriamo che l’invito di Alena non era per una romantica serata di coppia ma per un’uscita con lei e le sue amiche, delle stanghe alte un metro e novanta senza tacchi che parlano solo russo e ingollano alcol alla velocità della luce. Spanky, facendo riferimento a una puntata di Futurama, racconta che, quando le ha viste uscire dal bar, ha creduto di essere sbarcato sul pianeta Amazzonia, in cui i maschi sono condannati a morire per SNU-SNU.


Ciò che scopre un secondo dopo, non pago, è che aveva ragione Cecilia in “Il Metodo Socratico” quando ha messo in dubbio che Alena fosse l’inquilina del terzo piano consigliandogli di uscire con qualcosa adatta al clima rigido dell’ultimo giorno dell’anno. Nonostante non sia la ragazza dei suoi sogni, Alena è comunque una ragazza da sogno e Spanky va avanti anche se la presenza delle amiche vanifica ogni tentativo di romanticheria e intimità. Cosa che, evidentemente non era nei piani di chi aveva scelto il locale in cui passare la serata: un pub sadomaso luccicante come un piercing sul frenulo di un glande e depravato come qualcuno appeso al soffitto per i capezzoli, per non parlare delle orde umane affamate che insediano per l’intera permanenza Alena e le sua amiche, cercando di raccogliere qualche briciola dei loro generosi e invitanti sessi. Per fortuna, a un certo punto Alena invita Enrico a ballare e non importa che sprangasse nelle casse un pezzo hardcore da far sanguinare le orecchie, perché l’essere desiderati trascende i particolari insignificanti.

La mezzanotte, Enrico, non l’ha vista assieme ad Alena perché le amiche, prossime al coma etilico, se l’è portate via prima che scoccasse l’ultima ora e dopo che una di loro, ringraziandolo per la compagnia, gli vomitasse sulle scarpe.

Non so voi, ma quella di Spanky avrebbe l’aria di una serata da dimenticare, del peggior appuntamento di sempre, di un fallimento su tutta la linea se alla fine Alena non lo avesse tirato a sé, dal finestrino del taxi, per baciarlo.


La canzone: Do you wanna Funk, Patrick Cowley.


A me le contrapposizioni piacciono molto ed è anche per questo che ho regalato queste due storie parallele così diverse a Virginia e Spanky. Così, dalla sdolcinatezza di Madonna e degli anni ‘90 passiamo al funk sincopato e elettronico di Patrick Cowley, proprio a sottolineare che Spanky non dovrà aspettarsi la stessa magia di Parigi per lui e Alena. Il pezzo l’ho scelto perché mi faceva da tipico nightclub americano anni '80, tipo il Blue Oyster di Scuola di polizia, o quello in cui Cash incontra l’arrapantissima sorella di Tango, o ancora quello in cui Eddie Murphy trascina gli agenti Roscoe e Taggart in Beverly Hills Cop. Luci basse, fumo, luci stroboscopiche, capelli cotonati, calzamaglie, reggiseni a cono e splendide chiappe al vento.










Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



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