Alessio Chiadini Beuri: luglio 2021

venerdì 30 luglio 2021

Dentro il libro e oltre: la Crypta (Bangity House)


La Crypta è il primo episodio della saga inedita intitolata “Bangity House”, in quanto, per motivi di spazio, non è potuta rientrare nella prima edizione del 2016. Solo i pioneri del blog hanno potuto leggerla fino all’inverno del 2012 e altri pochissimi a cui ho consegnato “brevi manu” l’edizione doppio zero “00” impaginata e prodotta da me medesimo e la mia legatoria di fiducia (Legatoria Piolanti - Forlì).


Edizione 00 (2013)

Edizione 1 (2016)


Come molti dei capitoli di questo immenso romanzo di narrativa frizzante (ho coniato il termine in questo esatto momento) questa “saga” è un vero e proprio divertissement e non aggiunge nulla alla trama principale, benché arricchisca il panorama, le side stories di alcuni personaggi e allunghi per qualche pagina ancora il tempo da passare in questo universo che spero riesca a far dimenticare per un po’ le giornate storte e i momenti di sconforto.

Alla stessa maniera, ma più in grande, di quello che Tetteballerine e Spanky avevano fatto nei capitoli Uptown ZannaGrande Giove! ora, come Gran Maestri dell’ordine Alsef, insieme a Fangio e allo stesso Zanna si apprestano a farlo con i Clyt’o’Ryders, le matricole fresche di badge che hanno preso sotto la loro ala protettiva. Li hanno riuniti alla Crypta, la base operativa dell’ordine ma che in realtà è un’antica cappella sconsacrata nei sotterranei di un monastero ora sede di un’associazione culturale giovanile.

Riferendomi, ufficialmente per la prima volta, ai miei studi antropologici, faccio spiegare a Spanky che in alcune culture, il passaggio di rango da bambino a uomo è spesso soggetto al superamento di tre fasi: la Separazione, la Transizione e la Reintegrazione.

“La Crypta” è il racconto della prima fase: la Separazione, appunto. Per rendere ancora più memorabile l’evento, oltre ad aver addobbato la cripta di candele, Spanky, Zanna, Tetteballerine e Fangio indossano delle cerate gialle e dei copricapi, tutti diversi purché siano brutti: Spanky ha un lungo copricapo da capo tribù degli Indiani d’America, che gli fa solletico alle guance posteriori, come Peter Pan nel celebre film Disney; 


Fangio ha invece optato per un colbacco che, vista l’altezza e la remota pulizia della Crypta ha raccolto ogni possibile ragnatela e ora assomiglia a dello zucchero filato di pube anziano; 


Tette’ ha scelto un cappello di paglia da mondina, che lo fa sentire Raiden di Mortal Kombat e lo ha spinto da subito a provare disparate Fatality sulle già impaurite matricole

mentre Zanna, per finire, ha optato su un cappellino di marinaretto azzurro che, abbinato alla blusa blu che ha scelto di portare quel giorno, lo fa sembrare Paolino Paperino, se solo si calasse pantaloni e mutande fino alle caviglie.


In queste condizioni si procede alla Separazione dei pivelli: coloro che sono ancora vergini da una parte e coloro che sono già usciti in mare aperto, dall’altra (Cottonfioc e Testabietta).

C’è chi protesta, chi grida alla discriminazione e chi si risponde che, allora, la serata poker a casa di Fangio fosse tutta una tattica per fargli vuotare il sacco. Tetteballerine mette a tacere i tumulti lanciando il suo cappello di paglia come il cattivo di James Bond ad altezza uomo e Spanky dice, con orgoglio: “Certo, tutto quello che facciamo è un test! Che credi, che improvvisiamo?”.


Certo che improvvisano, come improvvisavo io a scrivere la maggior parte dei capitoli: mi lasciavo andare alla storia, facendomi condurre dai miei personaggi e tenendo a mente lo scopo per cui eravamo tutti là: divertirci. Certo, sapevo dove sarei andato a finire e sapevo, più meno, come fare ma non mi ero mai dato un limite di tempo o di spazio, sentendo che quando il momento fosse arrivato, me ne sarei reso conto e che non serviva pensarci durante il viaggio. Ecco quello che immagino quando si parla di anarchia controllata: a vista, da lontano, come un padre che lascia i figli a giocare a riva coi granchi morti mentre lui guarda i culi delle turiste teutoniche che passeggiano. 



Animal House by Stephen Bishop:


Finalmente, e dico finalmente, il tanto celebrato film del 1978 “Animal House”, che ho voluto omaggiare con una variante di copertina in brossura ( solo 1,50 euro in più rispetto all’altra), entra a far parte di questa gigantesca colonna sonora. 

So che il brano iconico del film è Shout (e ci arriveremo presto, non temete) ma quello di Bishop è una godibilissima anticipazione di quello che vi attende dalla visione del film. Il ritornello, a parte l’accompagnamento del sassofono, non è molto coinvolgente, ma sono le strofe quelle che regalano soddisfazioni e strappano un sorriso: intanto sappiamo che quei ragazzi possono fare festa fino all’alba e che alla confraternita Delta Chi non puoi sbagliare; che tutte le ragazze cadono ai piedi di Otter,


che Boon e Katy giocano al gatto col topo 

e che la signora Wormer è la regina dell’Animal House, nonchè la moglie del rettore. 

Che Pinto è davvero un bravo ragazzo perchè non approfitta della ragazza del supermercato che si le si è addormentata addosso appena prima di far l’amore con lui; 


che Chip, Doug e Greg non sono secondi a nessuno perché hanno studiato con Attila l’unno, tanto per farvi capire da quanto tempo sono iscritti al college; che la scarpa sinistra di Flounder è sempre nel piede destro 


e che se balliamo come Bluto potremmo prendere una A in “lobotomia”.


Questo è Animal House, e molto di più!






Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



venerdì 23 luglio 2021

Dentro il libro e oltre: Nostàlgia

 


Con il capitolo “Nostàlgia” andiamo a completare, prima di tutto, già il quarto volume della colonna sonora di “Chi più Re di noi” (poi ne mancheranno ancora quattro, non preoccupatevi). In secondo luogo, il titolo viene da una pubblicità di qualche anno fa che riproponeva il brano di un’intervista rilasciata da John  Lennon in cui si chiedeva il perché di tutta questa nostalgia per il passato, che in quanto tale non sarebbe più tornato, e perché non cercare, invece, nuovi modi di fare le cose e vivere nel momento in cui si è. 

Esattamente quello che non sono mai riuscito a fare nella mia vita, sempre proiettato, come il personaggio di Owen Wilson in Midnight in Paris, a un passato dorato in cui vivere sarebbe stato più facile e più magico. Ce l’ho la sindrome de “l’epoca d’oro”, su di me potrebbero scrivere dei manuali ma sono anche convinto che siamo in tanti, là fuori. È lo stesso motivo che ci spinge a ripensare di rimetterci con una nostro ex: è perché abbiamo dimenticato la quotidianità della relazione e ricordiamo soltanto le atmosfere e le sensazioni piacevoli. Il tempo lava via le macchie, sfuma i contorni e si rende appetibile e desiderabile, come una milf tutta in tiro.


Ho chiesto aiuto a John Lennon per farmi da ambasciatore in questo capitolo interamente dedicato alla musica e al potere salvifico che ha nella mia vita e in quella di milioni di altri. 

La musica, in casa mia, c’è sempre stata. Sono cresciuto ascoltando principalmente i Queen, i Dire Straits, i Genesis, gli Spandau Ballet e una marea di artisti di cui mio padre preparava le compilation per quando andavamo in ferie e che si ripetevano decine e decine di volte, in un loop infinito, nello stereo della macchina. L’unico gruppo che non ho mai sopportato dei gusti musicali di mio padre sono stati i Depeche Mode, per il resto assorbivo tutto e trattenevo ritmi e atmosfere musicali come una spugna. Tutto questo però era un fruire di musica in maniera totalmente passiva e condizionata da fattori esterni, non ero io che sceglievo o decidevo in quale territorio andare a procacciarmi il cibo. Un timido tentativo l’ho fatto un lontanissimo giorno di quella prima metà degli anni 90’ quando chiesi ai miei di comprarmi qualcosa degli 883 e sul palmo della mia mano tesa mi offrirono Rotta X casa di dio REMIX, di cui ora non ricordo bene la composizione se non la fine che ha fatto: dimenticata inconsapevolmente in macchina in una mattina soleggiata di una caldissima estate, quando tornai il calore del giorno l’aveva piegata/incurvata come una patatina, rendendola inservibile. La tristezza.


Molti si dividono tra Vascorossiani e Ligabuensi (non ho controllato se abbiano altri nomi) ma per me non c’è mai stato dubbio: 883 tutta la vita e poche fisime. Solo io so quanto Max mi abbia fatto compagnia durante i viaggi in autobus delle elementari, io che vomitavo come la bambina dell’esorcista una curva sì e l’altra pure. Quando scoprì che infilare due cuffie nelle orecchie e far partire qualche bella ballata che parlava di viaggi con gli amici o di conquistare la ragazza dei tuoi sogni mi aiutava a smettere di fare il geyser umano, da quel giorno, ovunque dovessi andare, io ci andavo col Walkman!


Il Walkman, sì. Quello c’era. C’ho un’età.

In ogni caso non siamo ancora arrivati a quel punto della storia in cui c’è un clic nella mia testa e la mia capacità uditiva fa un balzo in avanti di secoli di evoluzione. Quello capitò qualche anno dopo, quando facevo le medie e mi sedevo a tavola con la mia tazza di latte al cioccolato e cereali e TMC2 alla tv (esatto, MTV sarebbe arrivata solo più tardi, con grande mestizia). Quando vidi per la prima volta il videoclip di Learn to fly dei Foo Fighters fu come se le orecchie mi si stappassero e io scoprissi i suoni. 


Non so bene in che altro modo spiegarlo. Venni folgorato, oltre che da Dave Grohl che gigioneggiava con un ventaglio di personaggi e trasformazioni come il mio idolo Jim Carrey, anche da quella musica. Da quel giorno non mi sono più fermato e continuo a saziarmene, avvelenato da un bisogno primario di scoprirne sempre di nuova (nuova per me) e dall’impossibilità di staccarmene. Ecco anche spiegato perché Chi più Re di noi è il primo romanzo al mondo ad avere la sua colonna sonora di quasi 100 brani
Ma eccoci arrivati al punto in cui vi spiego perché siamo qui. 
Come sappiamo da Midnight in Paris/Sogno di una notte di mezz’inverno il Capodanno di Enrico con Alena non è stato proprio all’altezza delle sue aspettative ma non per questo il nostro eroe è deciso a mollare l’osso. Anche se Alena non è l’inquilina del terzo piano, come tutti avevano previsto tranne Spanky, e una delle sue amiche gli abbia vomitato addosso a fine serata, la ragazza gli piace davvero. Così tanto da regredire a quando aveva dodici anni e una consapevolezza di se stesso e delle dinamiche della vita pari al vuoto cosmico: ha deciso di farle un cd contenente le sue canzoni preferite.
Okay, calmatevi. Lo abbiamo fatto almeno una volta tutti. Io l’ho fatto molte più volte della media ma solo perché ho tanti brani al mio arco e molte storie di conquiste mancate da raccontare. È solo questione di attitudine, perseveranza e allenamento. Credo che la cosa cominci a degenerare quando, di quei cd, ti occupi tu stesso di creare una copertina, arricchendola dei testi delle canzoni come inserto, e delle foto di vuoi due photoshoppate dentro la folla di un concerto.
Messner ha scalato l’Everest ma io ho fatto anche questo. E non mi vergogno.


Messner ha scalato l’Everest ma io ho fatto anche questo. E non mi vergogno.
Comporre un mix di canzoni ci rende la vita facile quando non abbiamo ancora sviluppato la capacità di raccontare noi stessi a parole e vogliamo comunque che quella persona speciale ci guardi dentro e, se siamo particolarmente fortunati, ci accetti per quello che siamo. Alla mia veneranda età, comunque, non ho ancora messo un punto all’annosa questione che per essere amati dobbiamo essere noi stessi fin dal primo minuto di conoscenza, coi nostri pregi e, soprattutto, con i nostri difetti, o è necessario modificare il registro in base a chi ci troviamo davanti. Da un lato, sei sicuro che chi rimarrà nonostante tutto il tuo discutibile essere, possa provare un interesse genuino, ambasciatore di una felicità serena e distesa; nel secondo caso, invece, c’è la possibilità di un’altra occasione, di una lenta conoscenza, di una scoperta cauta e un’accettazione graduale. Non mi so davvero decidere, lo ammetto, anche se, per indole, appartengo a questa seconda casisitica. Siamo esseri troppo complessi da poter abbracciare con un sola, sfuggente occhiata. Siamo come il sugo di nonna: molto più buono il giorno dopo.


Quello che ho imparato è che i nostri sentimenti li dobbiamo proteggere, non possiamo scialacquarli come Di Caprio a bordo del suo Yacht. 




Spanky è al lavoro su questo “progetto” da una settimana, e la cura che ci mette è giustificata dal fatto che ogni canzone porta una storia, un aneddoto, una pillola di “Chi sono” dai potenti benefici (”Sei tutto quello che ho sempre sognato”) e dai devastanti effetti collaterali (”Sparisci, microbo!”) e non può certo permettersi di cannare.
Le nostre canzoni preferite sono come Horcrux: c’è un pezzo della nostra anima in ciascuna di esse.


Si comincia:

1)  Take a picture, Filter:



Non c’è video che abbia visto più volte. Quando il videoregistratore era l’unica arma a disposizione di un pivello, vergine di concerti e rock, passavo pomeriggi interi a registrare videoclip. Quando penso a quegli anni questa è la prima canzone che mi viene in mente. Comincia con un asteroide infuocato e un giro di chitarra acustica. Alla fine degli anni ’90 la moda erano i pizzetti e i capelli ossigenati, si guardava all’anno 2000 come al crepuscolo e, dentro una cupezza da fine secolo sullo sfondo, andavamo incontro al Millennium Bug con stile.

2) Why does it always rain on me, Travis:



Un uomo chiuso nel bagagliaio di un’auto parcheggiata in mezzo ai fiordi. All’inizio è inquietante, poi il tutto migliora sulla carcassa di una pecora morta. Mi ci sono sempre trovato in questa canzone, forse per il fatalismo che mi pervade tutto fin dall’alba dei tempi. Un testo che esplicita la domanda per eccellenza di un teen-ager che sta cercando capire cos’è il mondo, come percorrerlo, come dominarlo: perché capitano tutte a me?


3) Pink!, Aerosmith: 



La prima volta su un aereo, la prima volta fuori di casa, la prima volta dall’altra parte della carreggiata. A differenza del titolo, quando la ascolto, davanti ai miei occhi c’è solo il Verde. Il verde del Sussex e delle pianure inglesi, i colori di un’altra terra, l’inizio della strada che mi ha portato ad essere ciò che sono. Il Bedgebury College con i suoi prati intonsi, la sua atmosfera da antico maniero e le battaglie in riva al lago sotto la grande quercia. Pink, it was love at first sight è forse una delle uniche frasi di senso compiuto che il mio stentato inglese era riuscito a comprendere. E quante volte mi sono innamorato in quella vacanza. La prima volta che vedi un seno, e a due centimetri dal tuo naso, per giunta, te lo ricordi. Anzi, non riesci più a togliertelo dalla testa. Grazie, pazza ragazza del corridoio Est.





4) Uptown Girl, Billy Joel:



Non sapevo chi era Billy Joel e sinceramente non mi sono posto il problema per un sacco di tempo. Vedasi il viaggio poco sopra: di questa canzone ne avevo solo un breve frammento, alla fine del lato B del nastro. Tanto è bastato per segnarmi a vita. Se con gli Aerosmith sono atterrato, con Billy Joel ho dato un addio che sapeva di arrivederci ad un'esperienza stupenda. Di questo pezzo non ho mai capito una sola parola a parte Girl, ma la musica, in fondo, è come una poesia o un quadro astratto: non è necessario comprenderla a fondo per amarla. E se la musica, la poesia o la pittura ti permettono di sposare una donna come quella nel video (futura ex-moglie di Billy-non-proprio-bellissimo-Joel) chi sono io per oppormi?

5)  Again, Lenny Kravitz:



Cominciano i problemi di cuore. Matricola al liceo e matricola in amore: un connubio che non si sposa. Il figlio della mamma dei Robinson non è legato a nessuna donna particolare della mia vita. Piuttosto a un mood. Che è peggio. Quel mood angoscioso e malinconico per cui si passano le giornata stesi a letto, a guardare fuori dalla finestra e pensare, pensare, pensare a Lei. Una lei non sempre ben definita ma piuttosto frutto di una fantasia di felicità sentimentale in loop costante come un Sisifo d’amore qualunque. Cominciamo a trascurare la nostra igiene personale, vaghiamo come non-morti trascinandoci con le mutande a mezza chiappa da una stanza all’altra della casa, aprendo il frigo ogni trenta secondi e rimanendo a fissarlo ogni volta per non meno di un minuto e mezzo. Mi sono buscato una sbadilata di raffreddori in questi momenti “depression”. E a cosa si pensa se non c’è una donna che ci ha fatto sanguinare? Proprio a questo: che nessuno ci ha spezzato il cuore e straziato l’anima perchè quel nessuno non esiste. Si pensa alla ragazza perfetta, quella che incontriamo tutti i giorni, su cui fantastichiamo da mesi e di cui crediamo esserci infine innamorati. Lo so, la mia vita sociale era in coma.

6) I’ll never fall in love again, Elvis Costello & Burt Bacharach:



Una dolcissima canzone che la mia generazione associa ad un film leggenda e ad una protagonista straordinaria. Il primo è Austin Powers 2 e la seconda è la divina, biondissima Heather Graham. Non ho nessuna esperienza associata a questo pezzo se non l’intesa ad occhi lucidi coi miei compagni di classe quando ripensavamo alla scena del film e alla celestiale visione di quel decolté in movimento. Il meraviglioso spettacolo dell’armonia prodotta da due seni che si sfregano. Una sinfonia lunga poco più di dieci fotogrammi. Se Dio c’è, eccolo lì.




7) Another day in paradise, Phil Collins: 




Primo anno di liceo. Ricevevo stimoli sessuali ogni volta che voltavo la testa. Forse la mia vecchia scuola si trovava sulla bocca dell’Inferno con atrio luminoso e balcone su Girone dei Lussuriosi. La frequentavano gli esemplari più belli della specie umana. Creature divine protette dagli esemplari più stronzi che l’umanità avesse mai cagato fuori. I perni che tengono insieme l’universo sono proprio loro: il quarterback e la cheerleader. In ogni caso, quando ascolto questo Phil Collins l’orologio comincia a battere le quattro del pomeriggio e io mi trovo a scendere dalla macchina del nonno. In silenzio percorro tutto il piazzale della scuola, me lo godo in pace. Ho un vecchio giubbotto di mio padre che metto perchè pieno di toppe che fa tanto Top Gun, ho un paio di Jeans aggiustati così spesso che di originale forse restano i passanti della cintura e ai piedi un paio di Nike bianche di un numero più piccolo e a cui manca uno strato di suola lasciato chissàdove chissàquando



Non mi importa, mi piace così. Sono dentro la scuola, salgo le scale, raggiungo l’aula ed entro. La cerco con gli occhi senza farmi scoprire: lei c’è. Fantastico. Di Lei ricordo solo il grande tatuaggio che aveva sulla schiena, appena sopra i pantaloni che, generosi, me lo lasciavano ammirare. Ballava, anche questo ricordo, pattinava e non aveva idea che esistessi. Ma a me non importava. Mi bastava averla intorno un paio d’ore ogni tanto. Ci sono certi individui che, appena nati, andrebbero affogati in una tinozza, me ne rendo conto. Gli si risparmierebbe una vita di crudeli sofferenze autoindotte. Bhè, Lei era il motivo per cui, alla festa di carnevale, mi sono ritrovato davanti all’intera scuola con addosso soltanto le mutande di Robbie Williams in Rock D.J.




8) Who can it be now - Men at work: 




Il malessere giovanile: non stare bene nella propria pelle e ancor meno a contatto con quella di altri. Certi ragazzi vogliono solo rimanere lì dove sono, non perché odiano tutto il pianeta e lo vorrebbero radere al suolo, ma perché sono loro a non essersi ancora trovati. Cacciare via tutti, rimanere coi propri pensieri, isolarsi da ogni cosa, sia essa bella o terribile non ha rilevanza: non si è degni né dell’una né dell’altra. Non meritiamo di essere felici e non abbiamo fatto nulla per avere il mondo contro. Indugiamo in un limbo ai confini della realtà con una preghiera che risuona in testa come un grido disperato: lasciateci in pace!






Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



Chi più Re di noi Original Soundtrack Vol. 4



    1. Midnight in Paris - I’ll remember, Madonna
    2. Sogno di una notte di mezz’inverno - Do you Wanna funk, Patrick Cowley
    3. Il Club delle prime volte - Little bitty pretty one, Bobby Day & The Satellites 
    4. Nostàlgia - Learn to fly, Foo Fighters
    5. Nostàlgia - Take a picture, Filter
    6. Nostàlgia -  Why does it always rain on me, Travis
    7. Nostàlgia -  Pink!, Aerosmith
    8. Nostàlgia - Uptown Girl, Billy Joel
    9. Nostàlgia - Again, Lenny Kravitz
    10. Nostàlgia - I’ll never fall in love again, Elvis Costello & Burt Bacharach
    11. Nostàlgia - Another day in paradise, Phil Collins
    12. Nostàlgia - Who can it be now - Men at work

                          Se invece vuoi ascoltare tutto l'album bello rilassato mentre fai altro clicca QUI

                          Oppure l'intera PLAYLIST!



                          venerdì 16 luglio 2021

                          Dentro il libro e oltre: Il club delle prime volte


                          Credo che l’affermazione che andrò a fare oggi, voi l’abbiate già sentita altre volte su questo blog: “Il club delle prime volte” è uno dei capitoli di Chi più Re di noi a cui sono più affezionato.

                          Intanto l’omaggio al film “Il club delle prime mogli”, del 1996,è sotto lo sguardo di tutti. È un titolo che mi è sempre suonato bene e ho tentato di appropriarmene senza scrupoli. Vedrete come questa puntata abbia un carattere così intimistico e autobiografico che non sono sicuro di ricordare come mi sia venuto in mente di scriverlo. Quello che so è che, la prima volta che ho pubblicato la puntata, avevo scelto, come copertina, uno dei dipinti di Cassius Marcelluls Coolidge della serie “Dogs playing poker”.

                          Ed è così che praticamente mi sono immaginato tutta la scena: i nostri quattro amici attorno a un tavolo a fumare e giocare a poker, conversando da bestie come tutti i maschi quando si trovano lontani da dalle orecchie e dai giudizi femminili.

                          Una volta a settimana Fangio invita gli altri a giocare a poker nella sua mansarda, dove vive da re nella casa dei nonni materni, che non ne sono molto entusiasti. Si comincia con Zanna che non ha ancora capito nulla di quello che deve fare né che cosa gli stanno suggerendo di fare gli altri. Neanche sul gergo tecnico ha fatto molti progressi e i fraintendimenti cadono come una pioggia di mosche in una pentola di zuppa.

                          Visto che, anche se alla lontana, sono dei ragazzi responsabili che rifiutano le catene del gioco d’azzardo e che hanno fondato un’associazione culturale che li metta in condizione di accoppiarsi più facilmente sfruttando le limitate capacità comunicative delle studentesse straniere in Erasmus, sul piatto non ci sono fiches ma goldoni. Di una svariata qualità regolata da una precisa scala di valori in cui i “settebello” varrebbero molto meno dei “Jeans” per resistenza alla frizione. Storia vera, tra l’altro. I maschietti all’ascolto sanno quanto sia terribile il suono dello schiocco che produce la gomma in tensione che si rompe proprio quando, tra l’altro, la nostra concentrazione fisica e mentale è impegnata in altra attività da cui è difficile sottrarsi per correre ai ripari in maniera lesta. 

                          Come me la cavo con le parafrasi?


                          Oltre a Zanna, Enrico e Tetteballerine, stasera sera Fangio ha invitato anche i suoi nuovi pupilli: i Clyt’O’Ryders  che, per rinfrescarvi la memoria, sono:

                          • Pizzafarcita
                          • Testabietta
                          • Gogol
                          • L’indiano
                          • Cottonfioc
                          • Morsodacciaio

                          Mentre Pizzafarcita è spedito a riempire la caraffa di thè freddo alla pesca, Fangio domanda a Zanna di Caterina, l’erasmus spagnola che, dopo averlo sedotto e abbandonato, è tornata a fare capolino nella sua vita grazia al favore della sorte e a quello di Cecilia, che l’ha rimessa sui binari del rosso peldicarota dei nostri cuori. A parlare di Caterina, Zanna si imbarazza così tanto che Tetteballerine capisce che l'amico è già ben oltre l’infatuazione, e ribalta il tavolo da gioco come nei migliori film western.


                          Zanna, però, riesce a metterlo al suo posto, evento talmente raro da comprendere quanto la ragazza sia importante per lui. Tetteballerine, allora, gli dice che, se davvero vuole tenerla con lui fino alla fine dei tempi, deve “bollarla” alla grande, così bene che la ragazza non si sognerà mai di andare a cercare qualcosa di meglio altrove perché non sarà in grado neanche di immaginare che ci possa essere qualcosa oltre Zanna. La mette pure ai voti la proposta, come se avesse facoltà di decidere dei lombi dell’amico. Sotto la minaccia del suo sguardo gelido, Tette’ riesce a far votare a suo favore Testabietta, Gogol e Pizzafarcita.

                          Ma c’è un altro problema: Zanna è ancora vergine e anche il solo pensiero di far l’amore con Caterina gli mette un’ansia addosso che, nel giro di una frazione di secondo, lo fa diventare tetro, cupo e completamente annichilito.

                          Potete immaginarvi la reazione di sorpresa e sgomento che, come una corpo unico coglie all'unisono  tutte le matricole, lì proprio per imparare a conquistare tutte le donne che desiderano. Non che a nessuno degli altri membri Alsef  freghi nulla del giudizio di quei novizi che a momenti non sanno nemmeno se il taglio in cui cercano disperatamente di entrare, corra per il lungo o per il largo. 

                          Diapositiva a cura di Lucio Fontana

                          È Spanky che rompe il silenzio, domandando quanti di loro, che si scandalizzano tanto, abbiano esperienza dell’argomento in questione. Esperienza materiale acquisita con la fatica, il sudore e buone dosi di deodorante e mentine per l’alito. Solo due alzano la mano, Cottonfioc e Testabietta, e sono così intimoriti da Spanky che non sanno se rispondere sia effettivamente la cosa giusta da fare.

                          A quel punto è Gogol che sfida Spanky a raccontare a tutti la volta in cui ha perso la verginità, come una prova di merito che possa infondere nuova linfa alla fiducia vacillante delle matricole nei leader della confraternita.

                          E Spanky non si sottrae alla richiesta e, bevuto in un sorso un intero bicchiere di tè alla pesca, inizia con un’ode all’atto amoroso, che vi invito ad andare a leggere , non sottraendosi dal tirare in ballo l’iconica scena de Il gladiatore nel campo di grano e il cast della Sirenetta. 

                          Fangio raccoglie al volo il testimone, proseguendo un accorato discorso capace di infuocare gli spiriti e si offre, come ospite della serata, di narrare quella che è stata la prima di innumerevoli gesta. Per farlo, però, è costretto a ricordare a tutti che, un tempo, social network e cellulari non esistevano o non erano così di moda da costringere l’umanità a comunicare uscendo di casa e affrontando il mondo senza uno schermo davanti alla faccia. Proprio a Fangio ho regalato il racconto della mia prima esperienza sessuale, a lungo inseguita. Conobbi infatti una ragazza di Bologna su una delle prime piattaforme per cuori solitari/arrapati che nel giro di qualche anno (era la seconda metà degli anni 2000) sarebbero diventate ricettacoli di profili fake, pubblicità, abbonamenti premium e omaccioni sudati che si fingevano lesbiche per scambio foto con altri ciccioni sudati che si fingevano lesbiche. 

                          Io frequentavo l’università e dopo aver chattato per una settimana, decidemmo di incontrarci alla stazione, al binario a cui, di solito, era destinato il mio treno di ritorno. Lì, spavaldo come non mai, mantenni una promessa, la stessa che faccio raccontare a Fangio e che vi invito ad andare a leggere, così come la cronaca senza filtri (ma non vietata ai minori) di quello che, effettivamente, fu il mio primo corpo a corpo con il gentil sesso. Vi dico soltanto che sono stato capace di usare la Cosa dei Fantastici 4 per esprimere l’intensità che ero in grado di raggiungere a quel tempo, aspettando che la mia prima volta fosse, finalmente, alle spalle.


                          Dopo gli applausi d’obbligo e l’ennesima botte di Belthè alla pesca a cui viene fatto saltare il tappo, è il turno di Spanky: anche qui ho regalato un pezzo della mia vita al personaggio. Il punto cardine della mia esistenza da adolescente, quella che praticamente mi ha formato e mi ha acceso la scintilla di questo magico mondo che è la scrittura. Si parla di un viaggio di studio in Inghilterra e del primo amore, quello che ti segna e ti sconvolge e senza cui, probabilmente, il resto della vita avrebbe preso un corso completamente diverso. Quell’esperienza è diventata il mio primo, acerbissimo romanzo (scritto tra i 17 e i 19 anni) e che funziona come una vera e propria capsula del tempo ogni volta che mi capita di rileggerne alcuni passi. Ah, è inedito, quindi non lo troverete da nessuna parte. Chissà, un giorno, magari.

                          Tocca quindi alla matricola Cottonfioc (il perché di questo nome lo trovate nel capitolo “Clyt - la confraternita”) dire agli altri come è diventato degno di fregiarsi del titolo di “Uomo”: partecipa a una festa clandestina chiamata “Il Bunker”, esclusiva e solo su invito e, dopo essersi ubriacato pesantemente, si sveglia con una tipa che gli dorme addosso e lo schiaccia inzaccherandolo di bava, gracile com’è. Il riferimento con cui comunica agli altri l’aspetto della fortunata a cui, a detta sua, mancava proprio un albino per finire la collezione, non è delle più edificanti per il genere femminile e per la dignità umana ma, e prendo l’occasione per ricordare alla commissione del Nobel per la letteratura che non ho mai candidato “Chi più Re di noi” e quindi smettessero di chiamarmi con insistenza, mi faceva molto ridere: Jabba The Hutt!


                          Testabietta la sua prima volta non la vuole raccontare ma ci pensano quel nano bastardo di Gogol e l’indiano, veri amici di merda che, però, durante il fattaccio c’erano e possono testimoniare. Quella che è la prima volta di Testabietta è stata anche la prima volta di un amico, che me la raccontò esattamente nelle modalità descritte nel capitolo e che ascoltai incredulo, meravigliato e scioccato.

                          Dulcis in fundo, esattamente come ha definito Tetteballerine il racconto della sua verginità perduta, tutti i presenti ora aspettano impazienti le favolose imprese amatorie del campione del sesso per eccellenza, quello che dovrebbe essere migliore di loro in tutto, se non altro per il dono di avvenenza con cui l’ha benedetto la natura. E invece Tetteballerine è capace di stupire ancora una volta, e disattendere, lasciandoli con un pugno di mosche e due informazioni da cui avrebbero dovuto ricavare tutto il resto: aveva 21 anni e sua zia 46.

                          "C’è qualcosa di vero?" mi chiederanno in molti.

                          Sì, qualcosa di vero c’è.

                          La canzone:  Little bitty pretty one, Bobby Day & The Satellites

                          Probabilmente l'avevo già ascoltata un centinaio di volte ma solo quando ho visto il film Last Vegas (2013) interpretato d'eccezione (Robert De Niro, Michael Douglas, Morgan Freeman e Kevin Cline) questa canzone mi è entrata in testa per non uscirne più. È da allora che le associo l'irruenza della giovinezza, del gruppo di amici che insieme si dicono di poter affrontare qualsiasi cosa, in barba al mondo, agli adulti e alle regole, mentre fuggono dai guai con il sorriso stampato e la forza del gruppo.






                          Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

                          Editore: Andaluso Errante Books
                          Prima Edizione: Dicembre 2016
                          Seconda Edizione: Ottobre 2020
                          Genere: Narrativa Contemporanea


                          Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
                          Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


                          NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
                          Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



                          Qualche Recensione: