Alessio Chiadini Beuri: Dentro il libro e oltre: Love&Order

giovedì 1 aprile 2021

Dentro il libro e oltre: Love&Order

 


Riassunto della puntata precedente: ci eravamo lasciati con Zanna che provava  rimorchiare una vestito da Marty di Ritorno al futuro e con uno Spanky che aveva appena mollato una sicura pomiciata (se se la giocava bene anche una sprimacciata alla prima uscita) per tornarsene in quel suo luogo angusto fatto di speranze e proiezioni mentali  in cui si è trasformata ormai la porzione di soffitto sopra il suo letto. In Love&Order assisteremo alle conseguenze di ogni scelta, statene certi.

Intanto Tetteballerine dà a Spanky del “cazzone avariato” pescando a piene mani dal film campione di incassi del 1999, Notting Hill (di cui vi ho già parlato ne “Gli immancabili di Natale”). Quell’epiteto è rimasto un po’ in testa a tutti, siate sinceri (nel ‘99 avevo 13 anni, capite bene quanto la mia mente potesse essere impressionabile e modellabile).


Tetteballerine è infuriato con Enrico perché lo ha visto scaricare la moretta tutta bava, che praticamente lo stava rimorchiando, per andare non si sa dove a far cosa e ora gli rompe gli zebedei seguendolo per tutta casa e reiterando la delusione nei suoi confronti con ogni declinazione possibile. Nemmeno il lamentarsi di Virginia, che ha bisogno di tranquillità perché ha un esame imminente da preparare, serve a farlo desistere dall'esprimere il suo disappunto in tutta la casa. Solo quando lei minaccia entrambi di rovinar loro la piazza con le sue compagne di facoltà, Spanky e Tetteballerine cercano di giungere a più miti consigli, almeno finché l’amica rimarrà in casa. Questo capitolo merita di essere letto solo per lo scambio di battute fra loro tre, dove Tetteballerine cerca di sedurla e Spanky non risparmia frecciatine d’odio. Tutto in diretta dal gabinetto, dove Tette’ ha seguito Spanky per continuare a importunarlo.


Ah, e dimenticavo che c’è anche il momento politicamente scorretto in cui Tetteballerine chiama Spanky con il nome di un personaggio famoso, dichiaratamente gay, per fargli capire che cosa pensa di lui per aver schifato una preda che aveva intenzione di buttarsi dalla padella alla brace ardente del suo vigoroso sesso.

Enrico, però, che ha fatto di male, in fondo?

Ha seguito il suo istinto, o la sua pancia, chiamatela come volete. Ha protetto qualcosa che credeva più importante di ciò che stava vivendo in quel momento. Ne era convinto, non avrebbe potuto rimanere al bar con la bella ragazza perché i suoi pensieri continuavano a correre altrove. 

Ricavandone cosa, però? All’apparenza nulla perché l’inquilina del piano di sopra ancora una volta non si è mostrata.  Nel principio, invece, Enrico ha guadagnato di integrità morale perché è rimasto fedele e se stesso e ai propri sentimenti, puro d’animo com’è.

Tutto questo però non gli impedisce, il giorno dopo, di chiedersi se ha fatto o no la scelta giusta ed esplorare gli scenari che avrebbe potuto vivere se fosse rimasto al suo posto di fronte alla ragazza. Se lo chiede, con onestà, se non sia stata una delle sue tipiche S.S.

Di SERIE STRONZATE, ne ha fatte molte nella sua giovane vita, Enrico, ma non è tutta sua la colpa: è l'autore che gliene scarica addosso un po’ delle sue, per alleggerirsi il fardello e la parcella dello psicanalista.


Quando mi convinco di qualcosa non riesco più a pensare ad altro finché non la ottengo. Così mi rendo capace di imprese straordinarie e al limite del senso logico. La Seria Stronzata raccontata in questo capitolo è una cronaca senza censure di qualcosa che ho fatto davvero, convinto che una ragazza del mio corso fosse interessata a me e mi avesse mandato un segnale che, nella realtà non era mai partito. La nostra verità scorre attraverso i nostri sensi e quanto più essi siano convincenti, tanto più reale sarà il mondo di cui noi avremo esperienza. 

Se mi sono spesso convinto che qualche ragazza mi stesse velatamente mandando dei segnali per farmi capire che le piacevo e che avrebbe gradito fare cose sconce con il sottoscritto? 

Le domande stupide teniamole tutte per la fine, grazie. 

Ragazzi, non ci posso fare niente. Da che ho avuto consapevolezza dell’esistenza dell’altro sesso e dell’attrazione che provavo per esso, la mia modalità e il mio approccio a ogni questione è sempre stata “come farmi notare da colei che potrebbe essere la donna della mia vita” o “C’è la donna della mia vita in sala?”. Non biasimatemi, capitemi. Prendiamoci per mano e andiamo oltre.

Avrò modo e occasione di raccontarvi qualche altra tonnellata di mie Serie Stronzate, non abbiate timore.

All’ordine del giorno c’è quindi la gogna pubblica a cui Tetteballerine sottopone Spanky. Una volta il vero Tetteballerine (l’amico da cui ho preso l’ispirazione per il personaggio) raccontò a noi compagni di classe del liceo di come fosse riuscito a rompere un doga del letto dei suoi genitori mentre ci dava dentro con la morosa, un giorno in cui avevano entrambi saltato la scuola per praticare il coito. Ora, non credo che Tette’ abbia strappato una doga dal letto e gliel’abbia spezzata sulla schiena tipo wrestling, quindi tocca immaginarlo con tutta la possanza dei suoi lombi a puntellarsi col ginocchio al materasso e massacrare di codate la sventurata. Tutto è possibile per Tetteballerine ma a volte filtrare la realtà con le leggi della fisica elementare potrebbe aiutare a non bersi proprio tutto. Comunque ci piacevano i racconti del vero Tetteballerine: se fossero stati dei test per entrare a far parte di un’agenzia governativa supersegreta che monitora la vita aliena sul nostro pianeta saremmo ora tutti vestiti da fighi veri.

Spanky è stato legato a una sedia e imbavagliato con un calzino sporco, un po’ come succede a Jeremy (Vince Vaughn) in Due single a nozze.


Zanna presiede la seduta in veste di giudice e Cecilia è stata interpellata per difendere Enrico. C’è un omaggio a Il Miglio verde quando Spanky chiede che gli venga almeno tolta la catenina di San Cristoforo in quanto teme che, venendo a contatto con i calzini sporchi di Tetteballerine, questa possa fondere.


La potenza narrativa di Chi più Re di noi, se posso permettermi un momento di vanità, è anche qui: mettere in piedi un assurdo teatrino da film americano per un processo alle intenzioni che normalmente non avrebbe luogo, nemmeno nella quotidianità sopra le righe di ventenni fuorisede con la volontà di divertirsi e non preoccuparsi troppo.

A Chi più Re di noi piace cambiare. Come le scale a Hogwarts. Non lo troverete mai come lo avete lasciato. Promesso.

Così abbiamo la possibilità di posare gli occhi sulla prima dichiarazione d’indipendenza stilata dai padri fondatori Alsef sul retro di un sottobicchiere del Calico (Nascita di una Nazione) dove, per esempio, apprendiamo che basta allontanarsi per più di cinque minuti durante una sessione di rimorchio per decretare la rinuncia alla preda, specificato il tutto dal punto numero 71 per cui non sono ammissibili nemmeno:


Cecilia e Tetteballerine stanno lottando a colpi di dialettica per la salvezza o la dannazione dell’anima di Spanky, proprio come il dottor Cox e Kelso fecero agli occhi di JD durante un episodio della prima stagione di Scrubs. In quel caso l’omaggio era a Star Wars, però.


Ah. Alla fine, sulla ragazza che Spanky ha mollato al pub, c’è arrivato Tetteballerine. L’ha salvata dalle grinfie di un’orda di porci che non l’avrebbero trattata come una creature così gentile avrebbe meritato. Dice lui, da amico.

King Of Wishful thinking by Go West

Scopro ora, riguardando attentamente il video ufficiale che King of wishful thinking fa parte della colonna sonora del film Pretty Woman e che quindi  ha ormai 30 anni, anche se potevo evincerlo facilmente dall’ampio uso di jeans a vita alta, canottiere bianche, strumenti a fiato e zebre (negli anni 90’ la tematica ambientalista stava già galoppando a dorso di ogni animale esotico che poteva essere trasportato sul set di un brano superpop). Quella dei Go West, comunque, potrebbe sembrare una canzonetta leggera e spensierata, con un ritmo e una musicalità che se non capisci l’inglese ti ispirano alla Carlton Dance, ma in realtà tratta di una tematica molto meno ilare: la fine di una relazione e tutti gli sforzi che bisogna fare per non mostrare il dolore che lascia la perdita di una persona amata.


Perché’ negli anni 90’ si trattavano i temi di una certa profondità con la frizzantezza di una 7up non ve lo so proprio dire ma l’approccio alla tristezza catacombale che tutti noi abbiamo provato al termine di una storia importante si gioca la carta del buonumore e del sorriso a oltranza, vincitore sui giorni tristi e le notti insonni, sui pianti rochi e le tende tirate sulle giornate di sole. La forza del sorriso nel dolore della mancanza.

Che è un po’ la filosofia di Chi più Re di noi.


 





Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



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