Alessio Chiadini Beuri: ingresso alla bogart

giovedì 14 novembre 2019

ingresso alla bogart


 



Lupino gestiva il suo giro di sesso, droga ed estorsioni da uno squallido hotel di un quartiere malfamato. La polizia di New York stava arrivando. Potevo sentire il crescendo delle sue sirene. Lupino pensava di avermi in pugno eliminando Alex e facendo credere a tutti che fossi stato io. Di sicuro aveva tutta la mia attenzione. Decisi di entrare nell’hotel, un edificio decrepito e incrostato, frequentato da delinquenti di strada e prostitute dall’aria stanca.
Adottai il mio celebre ingresso alla Bogart: senza guardare in faccia nessuno.
Alla reception c’erano un paio di avanzi di galera con lo sguardo assassino: i fratelli Finito.
«Signore e signori, il dolore fatto persona!» mi accolse Joey Finito.
«Il massimo del dolore!» si aggregò Virgilio.
«Mi fate morire voi due! Le inventate da soli o avete un suggeritore personale di stronzate? Lasciate perdere, era una domanda retorica. Ho qualcosa per il grande boss. Lupino è in casa?»
«Dipende da chi lo cerca, un amico oppure un fottuto doppiogiochista?! Non rispondere, è una di quelle…inutili domande retoriche!»
«Lupino non è qui ma vorrebbe dirti “Addio”!»
La mia copertura era saltata e le porte dell’hotel si chiusero alle mie spalle mentre venivo salutato da una cascata di proiettili.
Ecco fin dove si era già diffusa la notizia di chi fossi in realtà. Lupino certamente le aveva dato ampia risonanza e poi aveva sguinzagliato i cani. Arretrai portando le mani ai fianchi. Trovai il profilo dell’elsa delle mie spade e mi sottrassi al tiro incrociato. Joey Finito, una cattiva imitazione di Billy Drago ne Gli Intoccabili, ribaltò il tavolo della reception con un calcio e ci si nascose dietro. Virgilio, invece, il più alto tra i due, indossava un gessato anni venti e un sorriso strafottente. Non passò subito alle maniere forti ma restò a guardarmi, in piedi e disarmato, mentre ripiegavo e suo fratello mi scagliava addosso fulmini e saette come una cazzo di divinità rancorosa. Virgilio mi invitava a provare ad ucciderlo.
I due fratelli non erano mai stati una preoccupazione per me e anche in quel momento non erano che sassolini fastidiosi dentro la scarpa.
Avrei voluto centrare Virgilio con tutto il cuore ma una scheggia di muro intagliata da una pallottola vagante mi aprì un taglio sotto lo zigomo. Non sentii subito il sangue caldo scendermi lungo la guancia e infilarsi sotto il colletto della camicia. Me ne sarei accorto solo molte ore dopo togliendomi i vestiti. La Desert Eagle si portò via una considerevole porzione di scrivania quando la pallottola mancò Joey Finito di un niente. Per metterla a favore dei fratelli la impugnavo con la sinistra. Ogni rinculo cercava di strapparmi via il braccio. Lusingato che gli avessi quasi staccato la testa, Joey Finito rise eccitato come un cagnolino che capisce che il padrone sta per portarlo fuori per la combo pisciata & cagata. Ridendo intensificò la frequenza degli spari. Anche Virgilio decise finalmente di unirsi alla festa.
La sua mira, però, era meno eccitata e più precisa.
I fratelli si scambiarono i ruoli: Virgilio era barricato strenuamente dietro la scrivania ribaltata e la sua testa spuntava solamente quando veniva protetta dal suo fuoco di sbarramento; Joey, invece, vomitava piombo sbrindellando ogni forma solida tra di noi con il tavolo a proteggergli esclusivamente paesi bassi e caviglie. Quel riparo non avrebbe continuato a resistere per molto ancora: la Desert Eagle lo stracciava come carta da culo.
I bastardi adottavano un’ottima strategia omicida: quando uno ricaricava, l’altro ricominciava a sparare, senza lasciarmi tirare il fiato. Avevo entrambi i caricatori pronti all’uso ma nemmeno una possibilità di tirare fuori la testa. Avrebbero continuato così finché non mi fossi addormentato o non avessero dato fondo all’arsenale. Gli unici colpi che mi restavano erano i giochi di sponda e gli spari di rimbalzo. E proprio con quelli costruì una strategia traballante come una torre di Jenga alla manche finale. Ai fratelli Finito probabilmente pareva che sparassi alla cazzo o che una crisi epilettica mi costringesse a premere grilletti a tutto spiano. Per quello che avevo in testa mi corse in aiuto la beretta perché la Desert Eagle sbrindellava tutto ciò che incontrava. I proiettili della Beretta erano più sensibili ai giochi di sponda ai termosifoni in ghisa facendoli rimbalzare più o meno dove desideravo io. Il giochino mi costò quasi tutti i caricatori di riserva ma se ero stato abbastanza bravo e dotato di una considerevole quantità di culo, da quel momento in poi avrei avuto bisogno solo della potenza erettile del cannone del Deserto.
Attesi al riparo fino a quando non sentii l’arma di Virgilio Finito ammutolirsi ancora, poi sbucai di lato e sparai a Joey, che intanto continuava annoiato la sua opera di convincimento perché comprassi un biglietto per andare a vedere il Creatore. Considerato che eravamo in stallo così giòà da alcuni minuti, la ripetitività della sequenza aveva abbassato testosterone, adrenalina e concentrazione. Joey impiegò un attimo di troppo ad allineare il mio muso con il mirino alla fine della pistola.
«Palla in buca!» Gridai e sparai.
Il proiettile della Desert Eagle iniziò la sua corsa con un boato e finì con un latrato. Quello di Joey Finito, centrato in ciò che aveva di più caro e che gli permetteva di identificarsi come appartenente al genere maschile.
Pazientemente la beretta aveva assottigliato il piano della scrivania dietro a cui Joey si riparava. Il gangster si portò le mani a proteggere quello che non era più. Per un intero secondo pensai se elargirgli il colpo di grazia o se lasciarlo agonizzare ma poi Virgilio mi ricordò che era una riunione di lavoro e che non era il momento di distrarsi. Il fratello, che aveva ricaricato in tutta fretta, aveva esploso due volte verso di me senza prendermi. Lessi distintamente nello sguardo, prima beffardo, la chiara consapevolezza della merda che gli si era appena rigirata contro. Quello che il suo cervello elaborò appena un attimo più tardi fu l’imperativo di schiacciare il foruncolo prima che scoppiasse e tutte le ragazze iniziassero a ridere di lui.
Ma io ero in una situazione di merda peggiore visto che avevo lasciato il mio unico riparo due metri indietro. Tuttavia la differenza tra me e Virgilio era che i miei pantaloni li avevo già imbrattati e che al dito sul grilletto mancava di percorrere la metà più facile.
Il mio proiettile tranciò la carotide di Virgilio Finito lasciandogli soltanto gorgogliare il suo disappunto. Terminò la sua vita carponi, farfugliando maledizioni mentre dalle mani strette attorno alla gola zampillavano copiosi fiotti di sangue. Gli occhi, poco prima sprezzanti, virarono verso il lattiginoso e si decisero infine per il vitreo.
Accanto al corpo di Virgilio, suo fratello Joey si teneva le palle gemendo come una troia. Non era abbastanza ferito per morire ma non abbastanza sano per alzarsi e andarsene via.
«Per fortuna gli occhiali da sole non ti sono volati via.» dissi. «Non strizzare gli occhi, Joey.»
Sentì il suo respiro accelerare ed accorciarsi mentre aspettava il colpo di grazia. Gli sparai alla nuca. 

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