Alessio Chiadini Beuri: latte e biscotti

sabato 16 novembre 2019

latte e biscotti






Mentre ero impegnato a disquisire di teologia di fronte a un pubblico invisibile e annichilito da tanta sagacia, dietro al bancone si manifestò una presenza.

«Ehi, latte e biscotti sono per il nonnetto con la pancia e tanta voglia di ridere. Per i folletti non c’è nulla!» gridai in direzione dell’ombra accucciata dietro il vano spine, facendo attenzione che non gli sfuggisse la mia pistola puntata addosso.

«Sei quel tizio, giusto? Il traditore.» non riconobbi la voce. Non ero mai riuscito ad avvicinarmi tanto a Lupino e alla sua gente.

«Vuoi scrivere la mia biografia?»

«No, ma non voglio nemmeno ammazzare un povero Cristo che si è intrufolato qua per sbaglio al posto di un pezzo di merda che se lo merita sul serio!»

«Capisco, tu sei il buon samaritano del gruppo.»

«Sbagli: sono quello che ti sventra e ti fa una bella cravatta con le budella.»

«Dolente ma rifiuto l’offerta: non si intonerebbe con le scarpe. Te ne voglio fare una io, invece: passami garbatamente i tuoi ferri e dimmi dov’è Jack. Potrai vivere un altro giorno e cercarti un lavoro onesto. Combiniamo?»

«Dico che sarà Jack a trovarti e quando lo farà, ti divorerà!» l’uomo tentò di saltare al di qua del bancone ma lo convinsi a desistere sparandogli al cuore. Quel colpo fu sufficiente ad ammazzarlo ma vista l’aura esoterica del posto, con altri tre proiettili mi assicurai di non vederlo riapparire con sguardo vacuo e un morso contagioso.

In giro, nessun altro.

Non potevo nascondere che fossi un po’deluso per la scarsa vigilanza del quartier generale di Lupino, uno dei feudi più importanti della ragnatela criminale di Puncinello. Onestamente mi sarei sentito più tranquillo se ad aspettarmi fossero stati in sessanta, scatenati e bramosi di strapparmi per primo lo scalpo dalla testa. Quella calma era imprevista e dovevo guardarci dentro per adattarmi. Sperando di trovare tutti assiepati dietro un angolo superai il cadavere e infilai una porta nel retro.

Finii in una stanza addobbata da scritte come: NECRONOMICON, MAGIA NERA e PARADISO PERDUTO. Anche i titoli dei libri sulla scrivania parlavano da soli: MALLEUS MALEFICARUM piuttosto che DE DIVINA MALEVOLENTIA IN MORTIBUS VIOLENTIS.

Libri con pentagrammi in copertina, tutti sull’occulto e l’infernale, in mezzo a pile di video dell’orrore. L’unico motivo per dar loro importanza era che Lupino sembrasse prenderli sul serio. Doveva aver speso un sacco di tempo per farsi amico il tipo di sotto.

Sul muro dietro la scrivana, con una tintura rossa sbaffata lo stesso Lupino aveva dipinto due cuori spezzati e delle stelle che sormontavano un teschio dalla bocca aperta, immortalato in un atroce grido di dolore.









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