Alessio Chiadini Beuri: marzo 2021

venerdì 26 marzo 2021

Dentro il libro e oltre: Grande Giove!

 


In “Grande Giove!” usciamo dall’appartamento con Zanna, Tetteballerine e Spanky e andiamo in un pub perchè, dopo le vicende raccontate in “Uptown Zanna” il nostro rosso peldicarota ha iniziato a sfoggiare un atteggiamento molto più deciso verso l’universo femminile. Questo almeno nella teoria. Nella pratica Tette’ e Spanky lo hanno portato a forza e ora attendono che faccia il suo ingresso nel locale e faccia la sua mossa, la “Grade Giove!” per l’appunto. Il riferimento è, ancora una volta alla celebre frase di Doc E. Brown nella saga di Ritorno al Futuro. 


Proprio per questo Zanna lo hanno vestito come il personaggio di Michael J. Fox, Marty McFly: compreso il giubbetto rosso smanicato e un anacronistico walkman appeso ai jeans e delle vecchie cuffie anni 80’ calate in testa. Dopo avervi fatto rivivere i Goonies in “Nascita di una nazione”, adesso è toccato al capolavoro di Robert Zemeckis del 1985. Che ci volete fare, ve l’ho detto che scrivere è il mio Luna Park personale. È aperto a tutti, comunque, tutti i giorni tutto l’anno, orario continuato, regali e cotillon per tutti. Venite a prendere il vostro biglietto, alle 19:00 c’è Tetteballerine che si cosparge di olio con addosso soltanto un guanto da forno della mamma di Virginia mentre fa il verso del tacchino in amore. In replica alle 21:00 e alle 23:00.


In cosa consiste il “Grande Giove!”, nello specifico, ci torniamo dopo perché anche Spanky si è trovato una gatta da pelare non da poco! È al bancone del pub e sorseggia un caffè, che di solito schifa, e non presta attenzione ad altro se non all’oggetto che ormai non lascia più nemmeno per andare a letto: il fermaglio per capelli che ha trovato sul pianerottolo dell’inquilina misteriosa del terzo piano.

Il problema, se così possiamo chiamarlo, è che quella sera al locale ha anche conosciuto una ragazza molto carina che sembra ricambiare l’interesse. Complice a sciogliere le inibizioni di Enrico è stato lo spritz che Zanna ha offerto a lui e Tetteballerine in segno di buon auspicio per il successo della sua impresa, a inizio serata. Mi avete già sentito parlare, e succederà anche in futuro, dei benefici dell’alcol ma non è perché sono un alcolizzato né un contrabbandiere del Tennesse negli anni 20’. Non facciamo gli ipocriti, insomma: sappiamo benissimo che, salvo alcuni fortunati e savi che hanno imparato l’arte di fregarsene del giudizio altrui e non hanno paura di mostrarsi per quello che sono fuori dai filtri di Instagram, per la maggior parte di noi è molto difficile lasciarsi andare in pubblico. 


La società si aspetta determinati comportamenti da noi, e il nostro desiderio di far parte di qualcosa di più ampio del nostro nucleo familiare ci rende soggetti a sopprimere una buona fetta della nostra personalità selvaggia per apparire simili a tutti gli altri. E l’alcol questa cosa te la toglie, taglia i cavi dei famosi freni inibitori e lascia l’auto correre giù per la collina che desidera. Non pago, Spanky prosegue nella sua disamina dei vari tipi di sbronze e delle categorie di ragazzi che se ne possono servire a scopi bacino-ludici e suggerisce anche un paio di strategie con cui iniziare a insinuarvi nell’interesse della persona su cui volete fare colpo.

Vi lascio leggere in autonomia il capitolo dicendovi che troverete anche questo piccolo omaggio a Blues Brothers:

Giulia, così si chiama la ragazza che sta corteggiando Spanky torna da lui, dopo essersi andata a rinfrescare in bagno e gli chiede di andare a fare due passi, con un sottotesto che sarebbe più chiaro solo se un tenore panciuto salisse in piedi sul bancone e lo contasse a squarciagola. Appena Enrico capisce che la ragazza si vuole appartare con lui per approfondire la loro conoscenza, prima di tutto delle loro laringi/gole/faringi/cavità orali, automaticamente una mano corre a stringere nel pugno il fermaglio dell’inquilina misteriosa. Tetteballerine gli aveva detto di lasciarlo a casa, quel feticcio, se non voleva portare sfiga all’intera missione, e citando Independence Day ma lui lo aveva ignorato e se lo era infilato lo stesso in tasca. 

Così, quando arriva il momento di decidere se sciabolare di lingua Giulia o tornare a casa perché, chissà proprio quella sera in cui lui era stato rimorchiato da quella moretta intraprendente, il karma non avesse deciso di punirlo per non essere rimasto confinato nella sua camera, e avesse infine convinto l’inquilina ad andare a bussare alla sua porta e farsi conoscere. Con questo dubbio che si scava in fretta una galleria del vento all’interno dei pensieri di Enrico, questo si inventa una balla e molla la ragazza là, senza darle nemmeno tempo di capire che cosa è successo.

E non riesce nemmeno ad assistere a tutto il “Grande Giove!”, Bontà Divina!

Riassumiamo: Zanna è entrato nel locale vestito come Marty McFly, si dirige spedito al bancone e ordina una Pepsisenza, poi una semplice Fanta. Tutto previsto nella strategia, il difficile viene proprio adesso perché si tratta di attendere che una preda abbocchi e ci vada a parlare. 

Ci vogliono dieci minuti ma Zanna riesce a resistere in quell’imbarazzo da vero stoico. Tetteballerine e Spanky non possono dargli man forte perché si sono divisi all’interno del locale per assistere alla scena. Anche se suda copiosamente per il nervosismo e l’imbarazzo, Zanna riesce comunque a chiedere alla ragazza che gli si è avvicinata per complimentarsi dell’originale outfit, come si chiama (NDR per i 25 anni di Ritorno al Futuro ci andai anch’io vestito così al cinema e feci magliette per tutti, ma quando una ragazza si avvicinò per farmi i complimenti mi vergognai come un cane! Avrebbe potuto essere la madre dei miei figli? Non lo sapremo mai).

Il passo successivo per Zanna è domandare alla tipa se sia o meno fidanzata. E lui ce la fa, anche se pietrificato dalla paura. Tette e Spanky lo hanno addestrato a ripetere come un pappagallo il copione e lui non fa nient’altro che quello. Un robot programmato per far eccitare le donne.

Sì.


La ragazza gli risponde che lo è e Zanna, ormai “faccia da schiaffi”, prosegue domandandole il giorno esatto in cui lei e il suo ragazzo si sono messi insieme così da poter tornare al giorno prima, baciarla e cambiare il corso della storia.

Sapete che una delle fonti d’ispirazione per Chi più Re di noi è la serie Tv “How I met your mother” e che all’epoca in cui ho scritto questa storia Barney Stinson aveva già messo in atto la mossa del viaggiatore del tempo. Per questo motivo dovevo a Zanna e al resto della squadra uno stratagemma diverso e visto che il mondo di cui scrivo non è così tanto popolato di ochette e sciacquette pronte a credere in tutto ciò che un belloccio vestito bene racconta loro ho deciso di giocarmela sul romantico e stravagante che fa un po’ tenerezza. Eh sì, perché non ci sarà mai speranza che Zanna riesca a rimorchiare come il Johnny Depp di turno. È molto importante conoscere le proprie peculiarità e trasformarle in armi. Per Zanna ho scelto il pietismo e la carità. Se serve allo scopo prendiamo su tutto.

Veniamo al momento musicale della settimana: un classicone anni ‘80, di quegli anni ‘80 che verranno schifati per la musica orribile, orecchiabile sì, ma superficiale. Tutto questo quando esiste ancora il neomelodico, rendiamocene conto.

Riguardando il videoclip ufficiale di Loverboy di Billy Ocean diciamo che ho rivalutato le fondamenta della critica a un certo concetto di musica nel decennio dei delle spalline nelle giacche di uomini e donne dei capelli cotonati: una roba che dire imbarazzante sfiora quasi il complimento con standing ovation e bacio accademico con lingua nell’orecchio. Voi immaginatevi la taverna in cui Han spara per primo, popolata da alieni di razze e galassie diverse che si fanno gli occhi dolci da una parte all’altra, poi metteteci un pizzico di effetti computerizzati con un poligono piramidale che fluttua e si contorce al centro dell’inquadratura da cui spunta l’ologramma del cantante e vi ho raccontato la maggior parte di quello che vorrei risparmiarvi di andare a recuperare. Per fortuna il pezzo merita di più della sua trasposizione per MTV perché Billy Ocean ci regalerà altri pezzi di valore e atmosfera anni ‘80, da me apprezzatissima. Comunque potete leggere “Grande Giove!” ascoltando Loverboy e proiettarla come stato d’animo dello Spanky diviso tra la certezza della Realtà spumeggiante di spritz e il fuoco fatuo dell’immaginazione che lo brucia e ne corrompe i pensieri oppure accompagnare questo nuovo Zanna verso il caldo patibolo della libido e fare il tifo per lui.











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venerdì 19 marzo 2021

Dentro il libro e oltre: Viesse (i monologhi delle Vagine Sanguinanti)

 


In tutta la storia della letteratura non troverete da nessuna parte, un gruppo così ben scritto e ben pensato come quello delle Vagine sanguinanti, giuro. E non me ne sto nemmeno vantando, lascio le Viesse libere da copyright, non me ne prendo nemmeno il merito, guardate. Sono un così gran bene per l’umanità che non mi sento di privarne il mondo tutto.

 Se fino ad oggi ho cercato di schivare blande accuse di sessismo, ora è il momento di rispondere con un montante alla Ken di Streetfighter. Le Viesse sono l’essenza del GIRLPOWER, il vero braccio armato del femminismo dei giorni nostri. Un esercito devastante come quello di re Serse il Macedone: dove passa non cresce più erba e gli uomini non riescono più ad alzare la testa, figurarsi per guardare il sole.


Mettiamo in pausa le Vagine Sanguinanti e guardiamo che combina Spanky all’inizio di questo capitolo. Premetto che, dopo Internet a 33k  e la descrizione dell’inquilina del terzo piano (alta, bella e russa) il nostro passa tutto il tempo che può su e giù per quel pianerottolo, sperando di incontrarla uscire o rincasare. In uno di questi momenti stalker ha trovato un fermaglio per capelli, che si è tenuto e che porta, ormai, sempre con sé. Ce l’ha anche mentre fa compagnia a Cecilia in fila alle poste. Lei lo prende per il culo per il feticcio, perché gli sta attribuendo una proprietà transitiva per cui se lui fa una carezza al fermaglio, è come se la facesse anche alla ragazza dei suoi sogni. Sono strani i sognatori. Vedono e credono in cose che non ci sono e le sentono come se esistessero veramente. Non era raro che da piccolo attribuissi un’anima alle mie cose preferite. Non ci parlavo, ben inteso, ma le trattavo come esseri umani. Fa serial killer, tutto ciò? Ci sono gli estremi?.

Visto che Cecilia sfotte Enrico, lui la fa vergognare di fronte a tutti facendo credere che stiano parlando delle sue mestruazioni. A volte il non-detto stimola la malizia di chi ascolta. Anzi, togliamo a volte. Siamo esseri maliziosi che non aspettano altro che ascoltare discorsi sconci e piccanti. Come guardare dal buco di una serratura due che fanno robe sozze.


Enrico parla delle amiche che Cecilia deve incontrare in facoltà appena finito alle poste: le Vagine Sanguinanti, appunto. La cosa divertente quando scrivo di loro è creare ogni volta lunghe e articolate parafrasi per descrivere loro e la loro attitudine distruttiva nei confronti del genere maschile, che accettano di riconoscere soltanto quando è il momento di copulare. Per divertimento. Le vagine Sanguinanti sono nate dopo un’uscita con un gruppo di amiche, molti anni fa. Credo che fossi l’unico maschio e ad un certo punto loro hanno iniziato a parlare di ciclo mestruale, assorbenti, composizione dei grumi, densità dei flussi e tutto il corollario. Non è stato imbarazzante quanto piuttosto straniante, come lo sarebbe stato per qualsiasi altro ragazzo, in ogni caso. Dovete sapere che, a noi, la materia non interessa non tanto perché siamo stronzi insensibili ma perché non la capiamo, non ci entrano in testa i calcoli e i sintomi che avete, noi li utilizziamo per tutte le volte in cui ci rispondete male o vi arrabbiate. Più che altro per darci una spiegazione razionale dato che spesso non abbiamo idea di cosa abbiamo fatto di male per avervi fatto incazzare.



E soprattutto mi affascina l’incredibile fenomeno di sincronizzazione del ciclo tra donne che hanno un'assidua frequentazione reciproca. Sono partito da questo straordinario fenomeno naturale immaginare le Vagine Sanguinanti: loro sono sempre mestruate nello stesso momento e muovendosi come gruppo, il loro fattore distruttivo è esponenziale in quanto il loro livore e il loro nervosismo se lo alimentano a vicenda.

Il famoso moto perpetuo.

Quando hai un’intuizione di questo genere, non devi fare altro che mettergli davanti tutto quello che ti passa per la testa e stare a guardare cosa succede, come davanti a una pressa idraulica. 

La quantità di sangue che Enrico si è visto scorrere davanti mentre le ragazze conversavano tra loro è paragonabile alla scena dell’ascensore di Shining. Eccovela.


Ho scelto la canzone Switch di Will Smith del 2004 per l’alto tasso di adulazione riservato alla rappresentanza femminile che si muove, balla, attizza e shaka il booty di fronte a ogni maschio arrapato presente. Mi ha ricordato il capannello che Enrico e Cecilia trovano all’ingresso della facoltà dove le Vagine Sanguinanti li stanno aspettando. Non vi ho detto che le Viesse sono anche pazzescamente belle, selvagge come amazzoni, e letali come fiere. Il maschio che si trova al cospetto di cotanta, sublime, autorevolezza sessuale me lo sono figurato proprio come Will Smith in questo spezzone. Totalmente in balia di ogni loro desiderio e depravazione (Sì, ho visto Il Principe cerca figlio di recente e questa è una citazione sgorgata spontaneamente. Il film, invece, è un vero schifo).


E ora MOOOOOSECAAA!





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giovedì 11 marzo 2021

Dentro il libro e oltre: Nascita di una nazione


Il titolo del capitolo è un chiaro riferimento al film del 1985 ma la differenza è che qui non si va alla radice di una nazione con forti spinte razziste ma si narrano le vicende di quando il gruppo di coinquilini, come lo avete conosciuto fino ad adesso, non si era ancora formato. In principio c’erano solo Zanna (la cui famiglia ci ha sempre messo l’appartamento) e Spanky. Magari in “Noi, Re di vivi” potrei raccontarvi il primo incontro che ciascuno ha avuto con gli altri. Ricordiamoli nell’ordine: dopo Zanna e Spanky, sono arrivati Tetteballerine, Cecilia e, infine, Virginia. Penso che sarà un capitolo molto speciale e non vedo l’ora di scriverlo.

In ogni caso, torniamo a noi: l’appartamento dei ragazzi è descritto alla stregua di un ricettacolo di oggetti inutili e, il più delle volte, raccattati direttamente dalla strada o sottratti da opere e installazioni pubbliche come un semaforo per lavori stradali e un cartello di divieto d’accesso. L’appartamento è il sesto protagonista di diritto di Chi più Re di noi perché, se avesse avuto altre caratteristiche quali, ad esempio, una cospicua caparra a cui dire addio in caso di danni strutturali, avrebbe assistito a molte meno avventure e disastri. L’appartamento di Chi più Re di noi è ripreso fedelmente (caparra a parte) da quello che abitai in quel lontano 2008 al terzo anno di università. Non sono riuscito a dimenticarlo proprio perché sono tornato ad abitarci con la fantasia per tutto l’anno e mezzo di stesura del romanzo. Quello e per le piattole, che ancora mi perseguitano. 

No, scherzo. 

Sono guarito. 


È lo stesso appartamento che fece piangere mia madre quando lo vide per la prima volta. Potete farvi un’idea più o meno fedele di che bettola di merda fosse. Ah, comunque la caparra la perdemmo davvero. La concedemmo senza battere ciglio, perché era un giusto lascito per quello che ci aveva dato quel posto. Quando arrivai il freezer aveva una quantità di ghiaccio e neve tale da poter contenere solo una confezione di bastoncini Findus e una bottiglia di Vodka. Non scherzo, c’era lo stampo nel ghiaccio. Credo lo sbrinammo una volta in tutto l’inverno, ma quando le stalattiti si riformarono, appena una settimana dopo, ci arrendemmo e non ci riprovammo più. Ci piaceva avere un mini set del pianeta Hoth in cui riprodurre l’inizio de L’impero colpisce ancora. 

Sono vere anche le freccette a cui giocavamo usando come bersaglio una scatola vuota di pandoro (vi ricordo che non avevamo internet e non era ancora arrivato il digitale terrestre), il cero di papa Roncalli di cui non riuscimmo mai a spiegarci la presenza, una bottiglia di petrolio e l’intera collezione di DVD piratati di Mazinga Zeta in uno degli armadi. Di fianco alla porta d’ingresso c’erano almeno tre biciclette una addosso all’altra che passando dovevi far attenzione a non far cadere e a svegliare così tutta la casa. Ammetto che le biciclette erano nostre ma non le usavamo quasi mai. A Bologna è bello passeggiare. In bicicletta rischi di perderti tutta la poesia.

Nascita di una nazione di Chi più Re di noi parla della creazione dell’Alsef, l’Associazione Libera Soccorso Erasmus (femmine), e della necessità esistenziale che l’ha resa possibile e che ricopre con un tono di colore più dolce quello che altrimenti sembrerebbe solo un covo di arrapati che tenta con ogni mezzo e sotterfugio di fare conquiste sessuali e poi sparire nella notte.

Zanna e Spanky una sera si recano al pub Calico, tenendo a bada i timori e le paure che una città grande e antica come Bologna, dal fascino misterioso ed esoterico, può scatenare al sopraggiungere della notte in due ragazzi appena ventenni e digiuni della vita indipendente. Più che altro avevano paura di venire scippati, chi del portafogli, chi della propria verginità. In ogni caso immaginatevi quei due entrare nel ristorante della banda Fratelli, ad Astoria. Non potendo realizzare il sogno di vivere I Goonies nella realtà, mi sono ritagliato quell’esperienza nella fantasia. Potete ringraziarmi dopo, non c’è fretta. 


Zanna, al tempo del Calico era innamorato di una ragazza spagnola conosciuta per caso, Caterina (ricordatevi questo nome), che però era sparita dopo avergli dato un bacio, il suo primo bacio. Era in uno stato di depressione cosmica e il morale risucchiato in un buco nero di lamenti continui. Spanky, cercando di tirarlo su di morale e fargli smettere di pensare per un attimo a tutto quel dolore che provava, gli fa bere un cicchetto. Peggiorando la situazione. Zanna inizia a dissertare  sul fatto che non ci sia giustizia in un mondo che non stabilisce delle regole per due persona che vogliono interrompere una storia, che dovrebbero esserci degli avvertimenti che ti consigliano di non proseguire, di non rimanerci sotto. Non può finire tutto all’improvviso, senza mettersi a sedere, dare le giuste motivazioni, e che siano valide altrimenti il cuore continuerà a ululare disperato alla Luna implorando perché gli sia restituito il maltolto. Ed è in quel momento cruciale che la storia dell’amicizia tra Zanna e Spanky cambia per sempre. Dal fondo del ristorante della banda Fratel…ehm…del Calico, si fa avanti, emergendo dall’oscurità e con passo claudicante un uomo spaventoso dall’aspetto piratesco, il gestore. Dice ai ragazzi di chiamarsi Duca e si siede al loro tavolo, che tanto il pub era deserto. Trattenendo a stento gli sfinteri pungolati dalla paura, Spanky e Zanna lo lasciano parlare (e in fondo che alternativa avrebbero avuto di fronte a un uomo che sembra in grado di mangiare carne umana viva?)

Duca gli dice che non c’è nessuno modo per proteggersi da quelle delusioni ma che ci si può addestrare e stare pronti. Programmare, avere un piano, costruirsi un’armatura a difesa dei propri sentimenti e smettere di avere grandi aspettative. È cinico, Duca e a tratti crudele ma il consiglio che dà ai due ragazzi ha lo scopo di aprire la loro mente così come troppo spesso hanno fatto con il loro cuore. Quando gli dice di non lasciare mai un posto, un locale, un bar senza prima aver saputo almeno qualcosa su ciascuna delle ragazze presenti vuole che loro affrontino il mondo come una fonte inesauribile di possibilità, non un binario silenzioso in cui il treno che potrebbe cambiarti la vita magari è già passato. Le occasioni non arrivano, le occasioni si vanno a cercare, si fa in modo di costruirsi le possibilità per poterne avere il più possibile. Questo si può fare soltanto vivendo nel mondo, facendo domande, ascoltando, parlando con chiunque si renda disponibile. È un atteggiamento che pochi hanno nella vita reale perché conoscere ciò che è altro, l’avvicinarsi di due mondi diversi e prima distanti tende a metterci nella condizione, quasi mai piacevole, di guardarci dentro e magari vedere i nostri sbagli, i nostri difetti e la nostra inettitudine. Molto meglio restare confinati sul nostro pianeta, al massimo sotto il portico del nostro universo a guardare le galassie attorno. È più facile, ci mette meno in crisi. 


Qui i ricordi si fanno meno precisi e le memorie si confondono ma probabilmente non sbaglio di molto dicendo che mentre scrivevo questo capitolo avevo già letto e studiato The Game: la Bibbia del rimorchio di Neil Strauss. Suonerò eretico ma è effettivamente uno dei libri che mi hanno cambiato la vita. Quanto meno il modo di pormi di fronte ad essa. Gli scopi coi quali lo acquistai erano tutto fuorché alti e apprezzabili dai più ma quello che vi trovai non furono soltanto i racconti di veri artisti del rimorchio e delle varie scuole di pensiero, comprese le tecniche di PNL declinate all’irretimento di giovani, sciocche e ingenui donzelle.  Gli artisti e i maestri del rimorchio esistono veramente e molto di quello che avete imparato da Barney Stinson in How I met your mother proviene da questi uomini che tengono seminari ad altri uomini insegnando loro i trucchi migliori per portarsi a letto le donne. 


So che può sembrare piuttosto squallido, e sotto alcuni aspetti lo è anche, ma cercate di mettervi nei panni di coloro a cui la vita ha dimostrato di avere poche speranze di realizzarsi, essere felici e trovare qualcuno. L’uomo è destinato alla caccia, è sessista dirlo nel 2021 ma le cose, là fuori, non sono cambiate più di tanto e, fidatevi, non sempre essere sinceri e aprirsi totalmente a qualcuno con tutto il bagaglio di difetti e problemi che avete, e con i sentimenti che provate, è l’arma migliore per avvicinarsi a qualcuno che conoscete da poco. Il corteggiamento è anche questo. Non siamo mai totalmente noi stessi quando vogliamo fare colpo su qualcuno: siamo tutti intellettuali, tutti tipi avventurosi, adoriamo il rischio e non ci appartengono in nessun modo gli stereotipi del nostro genere di appartenenza. 

Noi siamo oltre, siamo di più, fidati, non resterai delusa. Non sono come gli altri.


Il corteggiamento non lo insegna nessuno, sapete?

A qualcuno viene più naturale, qualcun altro è una pippa senza speranze. Ciò che funziona per qualcuno non è detto potrebbe funzionare per gli altri. Nessuno ti insegna nemmeno a leggere bene le situazioni, i sottointesi, le allusioni e i segnali che arrivano dall’altra parte della barricata. Sono molliche di pane su un sentiero pieno di corvacci. Basta mancarne una per perdere la strada.

In questo caso, è Zanna a rappresentarmi appieno. Ho sempre dato tutto me stesso quando avevo interesse per una persona. Fino a ridurmi la dignità all’altezza dello zerbino di casa. Credevo che mostrando me stesso, che dicendo quello che provavo nel momento in cui lo provavo tutto sarebbe andato bene, che non mi sarei dovuto pentire delle mie scelte. Purtroppo non è stato così e le porte in faccia sono arrivate lo stesso, incuranti del fatto che fossi stato me stesso con onestà. Non fraintendetemi, non sto dicendo che per farcela, per essere felici con qualcuno, per trovare la persona giusta è necessario mentire, nascondersi, esaltare delle qualità che non sono così forti dentro di noi. Non lo penso ma sono convinto che dirimere la questione sia complicato al pari che trovare l’equazione per rendere possibile il viaggio nel tempo. Forse, come umanità, arriveremo prima a spostarci attraverso il tessuto spazio-temporale prima di capire come approcciare nel giusto modo il tipo/la tipa che ci interessa. 


Tornando alla Bibbia del rimorchio, invece, devo ammettere che l’ho studiata con interesse aspettandomi di mettere finalmente le mani sul santo Graal che mi aprisse ogni porta del Paradiso e per qualche tempo girai con foglietto riassuntivo nel portafoglio, per poterlo eventualmente ripassare in caso di imminente necessità. Però, ovviamente, quando una cosa ti interessa molto, presti così tanta attenzione che impari senza nemmeno accorgertene. Quello che però appresi, senza aspettarmelo, fu un’attitudine più che una serie di battute imparate a memoria per scioccare e colpire la preda di turno. Il segreto per risultare interessante, appetibile e affascinante non risiede in una strategia, seppur molto elaborata e calibrata, ma dall’atteggiamento con cui ti poni di fronte alla vita: aperto, disponibile e libero dalle paure (dei rifiuti, delle figure di merda, di esprimersi, di far conoscere la propria opinione, di fare domande). Tutto risiede nella sicurezza e nella consapevolezza di sé: è forse questo l’afrodisiaco più potente di tutti. 


Perché al cinema facciamo sempre il tifo per il protagonista che dice quello che pensa senza edulcorare l’offesa, nel momento esatto in cui lo pensa e se ne frega se gli altri gli danno dello stronzo? 

Perché vorremmo avere la sua spavalderia e il suo coraggio e sbattercene delle conseguenze che verranno. Sapremo affrontare anche quelle perché solo alla morte non c’è rimedio. Tutto il resto si può aggiustare.

Ci piacciono le persone forti e autorevoli, che siano uomini o donne: hanno un magnetismo che ci fa desiderare di entrare a far parte di quel mondo, farlo un po’ nostro e uscirne migliori.

Così le parole del Duca ispirano Zanna e Spanky che, proprio su uno dei sudici tavoli del Calico realizzano il logo di quello che diventerà l’ALSEf.

Il tutto inizia con una citazione da Ghostbusters II:


Zanna e Spanky tracciano una FRECCIA, prima di tutto: per ricordarsi di tenere sempre a mente il loro obiettivo; una PICCA per non dimenticarsi i due di picche che la vita aveva sempre avuto in serbo per loro; disegnarono i BAFFI del Duca per omaggiare chi aveva aperto loro gli occhi e misero tutto insieme. Quando conobbero Tetteballerine lui, ovviamente, volle metterci il profilo di un fallo.

Alsef. Sì, siamo arrivati!



La canzone: Life to life by Pete Townshend:

Questo brano è il main theme di un film degli anni ‘80 che è ormai assolutamente introvabile in italiano: Rock Hotel Majestic. Me lo fece conoscere il mio amico, collega e cumpà Riccardo raccontandomi che era un film che lo aveva sempre ispirato. Il giovane protagonista, da un giorno all’altro, si trova ad ereditare un vecchio, malmesso, decadente hotel in una cittadina di provincia. Decide di cominciare una nuova vita, rimettendolo in sesto e in attività con l’aiuto dei suoi migliori amici, di cui vuole vedere realizzarsi i sogni.

L’ho scelto perché anche Zanna e Spanky, quella sera al Calico sono all’inizio di un viaggio che li porterà a conoscere un città all’apparenza insidiosa, la loro amicizia e se stessi con quel pizzicore alla bocca dello stomaco che ci prende quando ci prepariamo ad affrontare qualcosa di nuovo, una grande impresa, l’inizio di una ripida discesa, lo sguardo di quella persona che popola ogni nostro pensiero, l’ultimo esame prima della laurea, la fine della scuola, l’inizio dell’estate.








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mercoledì 10 marzo 2021

La recensione de "Il Randagio" su AmabililettureBlog by Ilaria Ferraro


 

Uscito giovedì 4 marzo, il mio Thriller " Il Randagio" riceve la sua prima recensione ufficiale dal sito Amabili Letture, a cura della scrittrice Ilaria Ferraro.

Ero, e resto tutt'ora, un po' nervoso nell'attesa che il romanzo venga letto. Nervoso perché vorrei che fosse una lettura piacevole che meriti il tempo speso e anche perché Il Randagio è stato così tanto "lavorato" dalla sua prima stesura del 2015 che non riesco più ad averne un'opinione oggettiva.

Per questo sono orgoglioso quando arrivano recensioni come quella di Ilaria Ferraro, e a dirla tutta, piuttosto emozionato.

Eccovi qualche stralcio della recensione, che vi invito a recuperare sul blog Amabili Letture:

"[...]mi sono sentita avvolta all’istante dall’atmosfera poliziesca che solitamente respiro, seduta in poltrona, davanti a un film di questo genere."

"A mio modesto parere, l’autore ha il merito di aver creato una trama ben “aggrovigliata” nella quale, prima di riuscire a individuare il bandolo della matassa, il protagonista si ritrova implicato in faccende ben più grandi di lui che hanno a che fare con poliziotti corrotti, politici coinvolti in giri loschi, affari illegali e faide mafiose…"

 "Alessio Chiadini ha uno stile di scrittura molto fluido, ma allo stesso tempo elaborato e ben strutturato. Ottima la sua capacità descrittiva, sia delle persone che dei luoghi: molto spesso ho avuto l’impressione, anziché di star lì con il Kindle tra le mani, di avere davanti agli occhi un’immagine, come se l’autore avesse scattato una fotografia di una determinata scena con la sua polaroid e me la stesse mostrando: ha (forse involontariamente) evidenziato in tal modo la sua destrezza nel farmi entrare a 360 gradi, a fianco di Mason Stone, nel puzzle immaginario da ricomporre che è la storia de “il Randagio”.




Il Randagio

Editore: Bookabook
Prima Edizione: Febbraio 2021
Genere: Thriller

MOBI e EPUB (6.99) QUI
CARTACEO (18,00) QUI

Quarta di copertina: "In una città corrotta dal peccato, l'indagine senza respiro di un uomo solo contro tutti e una torbida verità che stenta ad emergere da un violento passato.”





De Il Randagio esistono anche due brani in formato audiolibro, prodotti da Casanova&Loreti:









giovedì 4 marzo 2021

Dentro il libro e oltre: Pirati

 



Pirati è probabilmente, tra tutti, il capitolo più autobiografico dell’intero romanzo. Questo non solo perché, leggendolo, mi sembra che sia proprio io a parlare e non l’IO narratore Spanky (che comunque abbiamo ormai capito, è una mia proiezione letteraria) ma anche perché è un capitolo che non porta avanti la storia in nessun modo, è solo puro sfogo esistenziale dall’inizio alla fine (perciò se volete potete saltarne, anche se vi perderete il discorso finale di Fangio!).

È come un vorticosa discesa verso il tracollo nervoso, la trasposizione letterario di un Giorno di ordinaria follia con Michael Douglas e Robert Duvall. C’è questo bravo ragazzo, che sarei poi io, che strepita perché la sua natura e la sua indole pacifica non gli hanno mai permesso di farsi valere a dovere di fronte a quelle situazioni della vita che richiedevano più polso e più convinzione.


Rileggendolo, innanzitutto mi trovo davanti gli anni del liceo, in cui il senso di inettitudine è stato molto forte e molto mi ha smosso dentro a livello di crescita e comprensione di me stesso. Scuole medie e università sono stati due discorsi a parte: nelle prime, a parte quel piccolo, trascurabile fenomeno che mi ha portato a cambiare timbro di voce e farmi abbassare la media scolastica, avevo ancora la sicurezza che mi portavo dietro dall’infanzia in cui, nella mia testa, tendevo a diventare come i miei eroi televisivi (i MacGyver, i Magnum P.I., i T.J. Hooker); nella seconda avevo già quasi il pieno controllo dell’auto che guidavo, anche se non potevo ritenermi un pilota esperto, e avevo la forza dei vent’anni. Ho parlato molto e scriverò ancora tanto di quei cinque anni, che terribili poi non sono stati, in cui mi sono divertito molto e di cui conservo i ricordi più dolci di tutti, ma questo non vuol dire che non mi abbiano anche pesantemente messo alla prova e non abbiano giocato come pazzi con le mie insicurezze.




È uno Spanky/Alessio amaro quello che dice a se stesso e a chi legge che l’egoismo è la chiave per raggiungere la felicità. Pensare prima a noi stessi, che nessun altro ci amerà come ci amiamo noi. Niente di più sbagliato, è vero, ma anche così crudo da non poter essere una teoria del tutto campata per aria. Si tratta sempre di equilibro, di azione e di pensiero. Nella vita di ciascuno di noi ci sono persone che ci amano più di quanto noi possiamo amare noi stessi, soprattutto perché molte delle cose che facciamo a noi stessi non perseguono propriamente i fini del nostro benessere (certe abitudini alimentari, alcuni vizi portati agli estremi che minano la nostra salute psicofisica, certe scelte di vita che non ci alleggeriscono il fardello). Spesso il debito che maturiamo con queste persone non lo riusciamo mai a saldare completamente, ad essere per loro quello che loro sono per noi ma non è questo disonorevole o ingrato. Ognuno di noi ha nel cuore un motore diverso da quello di tutti gli altri, che carbura e gira con un rombo tutto suo. Credo che l’importante sia spingerlo al massimo con chi ci dà il massimo e controllarlo quando nei nostri confronti l’acceleratore è spinto solo a metà corsa. Il difficile è capire chi vale lo sforzo e chi no.

Sapete già come va a finire questa storia, no?

Già, spesso ci doniamo anima e corpo a chi ci tratta con sufficienza, con indifferenza, con distanza e ignoriamo chi invece per noi fa l’impossibile e che andrebbe anche oltre, se solo se ne paventasse il bisogno.

Ecco perché Spanky ce l’ha con i pirati, ecco perché vorrebbe essere più egoista, più stronzo, più indifferente, più distaccato. E in fondo non ce l’ha nemmeno con loro ma con chi li sceglie sempre, a discapito di quanto male e quanta sofferenza porteranno loro.

Il Principe e il pirata: da un lato il vezzo noioso dei puri di cuore, di quelli sinceri, di quelli cristallini come acqua di sorgente e da un lato coloro che non si raccontano, che ti lasciano appeso alla curiosità, quelli che fanno i rivoluzionari, che sembrano maledetti e che sono infinitesimamente più interessanti perché noi, per l’ignoto, ci andiamo matti.


Tutti noi vogliamo l’avventura, e quasi mai la troviamo sul dorso di un cavallo bianco vestiti di raso azzurro. Noi esseri umani aneliamo la luce ma siamo attratti dalla tenebra. Sarà sempre così: noi vogliamo sentire lo stomaco stringersi, la gola serrarsi, il fiato mozzato, i brividi lungo la schiena. È più forte di noi. Abbiamo gente che si sposa con serial killer e uxoricidi conclamati, figuratevi.

Sappiamo che in Chi più Re di noi il livello di testosterone è sempre ad alti livelli, un po’ per i protagonisti a maggioranza maschile e un po’ perché è un romanzo che scientemente mette a confronto quell'emisfero con quello femminile cercando di comprenderli rivelandone le similitudini, le contraddizioni e le insormontabili differenze. È una storia in cui, descrivendo l’altro, ciò che è diverso da noi, capiamo noi stessi. Uno zoo in cui, alla fine, non sappiamo più chi sta guardando chi. Tutto il maschilismo e il machismo che traspaiono in alcuni momenti non sono altro che lo svelamento della quotidianità, insieme a un femminismo che a volte è retto più dalla forma che dalla sostanza. Prima di offenderci guardiamoci dentro con onestà e occhio critico. La verità è la fuori. No, in questo caso è dentro di noi, non dobbiamo far altro che accettarla.


Quello che consiglia Fangio a Spanky, al termine di questo capitolo (“La figa non è un totem, smetti di idealizzarla”) sono le esatte parole che mi scrisse Leo in quinta superiore, mentre io morivo dietro alla solita che non mi considerava nemmeno da lontano e alla quale confessai solo molto più tardi il mio interesse. Sono un idealizzatore di natura, e il consiglio di Leo, se solo lo avessi capito prima, mi avrebbe risparmiato perdite di tempo, delusioni e pianti amari. Le persone sono molto più complesse di quanto una fantasia sia in grado di mostrarci. Non voglio scoraggiare il potere immenso e divino dell’immaginazione (Chi più Re di noi ne è uno svettante manifesto) ma piuttosto mettere in guardia coloro che la considerano come un porto sicuro piuttosto che una traccia, l'appunto scritto a matita di quello che vorremmo che fosse ma che poi ci dimenticheremo e riscrivendo daccapo appena usciremo nel mondo vero.

La verità su noi stessi è dentro di noi, la bellezza per cui viviamo è là fuori.

Per rappresentare al meglio questo brano ho scelto Only the good die young di Billy Joel, di cui vi ho già ampiamente parlato , proprio perché qui Billy fa la parte del cosiddetto “cattivo ragazzo” che i genitori vietano alla figlie di frequentare, il nostro famigerato e tanto invidiato “Pirata” senza poi esserlo nei fatti.

Per me era, invece, la dimostrazione che cercavo: che essere buoni non paga e che solo gli stronzi vanno avanti, ottengono tutto ciò che desiderano e vivono una vita piena e soddisfacente. Sfoghi giovanili, lo so, ma non sono ancora del tutto convinto che essere stronzi non paghi così tanto, fuori da casa nostra.







Per finire, non dimenticarti che il romanzo su Max Payne esiste e lo puoi leggere senza spendere un euro che è uno!



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