Alessio Chiadini Beuri: Dentro il libro e oltre: Trote Purem

venerdì 30 aprile 2021

Dentro il libro e oltre: Trote Purem


Sono passati alcuni giorni dalla disavventura di Spanky e Zanna come fattorini per conto del signor Mahipal di Pizza Pastrami ma ancora una volta, è dal Fangio che parte la scintilla inerziale per un’altra avventura. Solo che sceglie le 7.30 del mattino che segue una serata alcolica. Vuole sdebitarsi, dice, e chiama Spanky perché sa che è l’unico che, per la sua educazione, risponderà a prescindere dal coma etilico. Gli dice di trovarsi, nel giro di venti minuti, davanti alla facoltà di Lettere e filosofia perché ha finalmente trovato una lezione materasso. 

Se la memoria mi assiste, dovrei aver preso spunto dal terzo episodio (”Introduction to film”) della sitcom Community sia per il termine “lezione materasso” sia per lo spirito portante della storia: il Carpe Diem reso famoso dal film degli anni '80 L’attimo fuggente e ripreso in Community con intenti dissacranti. Ora, Community è, insieme ad Animal House e How I met your mother, un elemento senza il quale “Chi più Re di noi” non potrebbe esistere, e lo spiego bene nella postfazione al romanzo, perché mi ha mostrato come la poliedricità e il cambio di stile narrativo all’interno di una stessa storia possa funzionare, e anche molto bene. Dico sempre che questo romanzo, per me, è stato un laboratorio creativo che mi ha permesso di sperimentare, mettermi alla prova e superare i miei limiti e le mie remore nel poter raccontare qualsiasi cosa. Ed è un Luna Park di leggerezza in cui io stesso mi vado a immergere quando ne sento il bisogno, dopo quasi dieci anni trovo ancora quello che cerco. 


Torniamo alla cosiddetta “lezione materasso”: nella serie creata da Dan Harmon, si definiva così un corso talmente facile da superare che si poteva anche dormire in classe (ecco il materasso). Questo lo dimostra il fatto che il professor Whitman desse come unico compito ai suoi studenti quello di vivere cogliendo l’attimo, estremizzando il concetto che il film di Robin Williams del 1987 ha ispirato generazioni e generazioni di studenti. Per il Fangio e i membri dell’Alsef “lezione materasso” significa, invece, un corso in cui si può rimorchiare facile e immergersi alla fonte della vita (l’ho messa giù poetica ma il senso l’avete capito).


Vs.

 

Spanky riesce a svegliare Zanna e Tette’ e a non farsi uccidere da quest’ultimo. Racconta loro della telefonata di Fangio e insieme si incamminano verso la facoltà. Zanna e Spanky prendono l’autobus perché è l’unica cosa che la condizione fisica in cui vegetano gli permette mentre Tette’, galvanizzato da ciò che li aspetta, ha talmente tanta energia che non ha intenzione di aspettare l’autobus ma comincia a correre verso Lettere e Filosofia, che sta dall’altra parte di Bologna. Descrivo questa sua corsa inarrestabile come quella del T-1000 che in Terminator 2 dava la caccia a John Connor.


Ma appena l’autobus arriva a caricare Zanna e Spanky, che sono due stracci umani, il parallelismo tra il cinema a Tetteballerine continua. C’è uno scontro uomo-macchina fino alla facoltà tra Tette’ e l’autobus e al contrario di quello che potreste pensare, stavolta non c’entra nulla How I met your mother con Marshall che si autoconvince di poter battere le macchine, ma con un ricordo della mia giovinezza ben più ancestrale. Stavolta paragono la corsa di Tetteballerine fino in facoltà come l’inseguimento di Will Smith all’inizio del primo Men in black.


I nostri tre amici incontrano finalmente il Fangio, che non vede l’ora di deliziarli con la spiegazione del perché li abbia convocati là, quella mattina. Lo fa prendendo in prestito le parole del reverendo Cleophus James:

La fantomatica Lezione Materasso è una classe di Filosofia Morale, corso da me frequentato per davvero durante i miei studi antropologici e presto dimenticato. Conoscete ormai la mia avversione  ai tanti, troppi esami di filosofia che mi è stato chiesto di sostenere dal sistema accademico e ogni volta che posso non mi sottraggo dal farne denuncia e portare a segno qualche stoccata. A introdurre e preparare il terreno per ciò a cui i ragazzi assisteranno, una volta entrati a lezione, c’è una disamina calcolata e scientifica delle due categorie di professori che s'incontrano nella vita di ciascun studente, universitario e non. Ci sono quelli in grado di catturare il tuo interesse e canalizzare sapientemente le tue energie e i tuoi sforzi, che possiedono un magnetismo in grado di ispirare, di desiderare di riuscire a emularli, che ti fanno amare la materia e danno un senso al tuo essere e quelli, invece, a cui andrebbe strappata la licenza di insegnare. È scontato dire che il tipo che incontrerete più frequentemente è, ahimè, il secondo. Non tutti possono insegnare. Ci vuole mestiere. Non basta conoscere la materia, bisogna saperla divulgare. Farla piacere, renderla interessante, essere in grado di incuriosire, appassionare. L’università in Italia è molto poco meritocratica, lo dico da sempre. Ci vuole un gran culo per entrare nelle grazie di un professore, per vincere una borsa di studio, per fare un dottorato, per sperare in una docenza. Quando dico culo parlo sia di fatica e lavoro duro che di fortuna, leccaculismo e spinte sulle terga. Lo capisco anche che, dopo tutta la gavetta, quando uno finalmente arriva alla sua sudata cattedra, se la voglia tenere ben stretta e non la molli facilmente e che la fatica è stata talmente tanta che baso il mio corso esclusivamente sulla mia tesi anche se lo chiamo Storia Medievale quando, invece, il nome onesto sarebbe “Come costruivano le case i fattori nell’Europa dell’est in età medioevale”. Si sente ancora una punta d’astio? Bene, è voluto.


Così è necessario trovare rimedio per passare il tempo in quelle lezioni in cui il tessuto del tempo sembra piegarsi e allungarsi a misura delle nostre gonadi sfrante. Con i compagni di tortura si gioca a tris sui quaderni, a forza 4, a battaglia navale e anche all’I-men. L’I-men è un gioco d’intuizione che richiede una profonda conoscenza dell’animo umano. Ed è smaccatamente sessista, che questi tempi non sono più adatti. La competizione consiste nell’osservare le compagne di classe e determinare se siano ancora vergini o meno (e in quest’ultimo caso da quanto tempo sia successo). Vi invito ad andare a leggere il capitolo per conoscere nel dettaglio tutte le regole. Ovviamente si può declinare anche per i maschietti, perché nessuno può permettersi di fare il grosso senza prima esserci passato.

L’I-men non l’ho inventato per il libro ma è stato testato sul campo (ne sono il fiero co-creatore).

I ragazzi si sparpagliano all’interno dell’aula gremita e attendono che il professore faccia il suo ingresso e cominci la lezione. È una citazione della filosofa Hannah Arendt (anche se ha sempre rifiutato questa definizione) che mi ha aiutato nello scopo che mi ero prefisso per questo capitolo: trovare delle basi credibili, accademicamente riconosciute per giustificare la libertà di seguire il proprio istinto liberi dal peso della coscienza e dal giudizio altrui. Nello specifico: concedersi senza troppi fronzoli.

Certo, dalla frase “Il fatto che l'uomo sia capace d'azione significa che da lui ci si può attendere l'inatteso, che è in grado di compiere ciò che è definitivamente improbabile” evincere il concetto di mollarla gratis non è subito immediato e mi ci sono voluti alcuni giri di parole e la mia dotta dialettica per fare in modo che Spanky riuscisse a convincerne la studentessa a cui si era andato a sedere accanto ma, come si dice, volere è potere.


La canzone: Einsten on the beach (for an eggman) - Counting Crows


I Counting Crows li conoscete, anche se forse non sapevate che erano loro. Sono quelli di Mr. Jones, per farvi capire o di Accidentally in Love (brano della colonna sonora di Shrek 2 con una nomination agli Oscar). Sono molto legato a questo gruppo, capace sia di brani spensierati e leggeri che di pezzi che ti caricano di un’angoscia e malinconia da fine del mondo. I Counting Crows li lego principalmente all’estate in cui li ho conosciuti e in cui il loro primo album (ricevuto in regalo) del 1993, August and everything after, mi ha tenuto compagnia. Ero giovanissimo e ricco di sogni, speranze, amore non corrisposto e lavoro sfiancante. Einstein on the beach è una canzone non molto conosciuta e che all’apparenza ha la frizzantezza di un pezzo da tormentone estivo ma ha una profondità cosmica spiazzante. Parla del fallimento e di come accettarlo, di come conviverci. Ci racconta di come, a volte, qualcosa che ci sembra bello e pulito, possa trasformarsi e diventare terribile e dannoso. Come la teoria della relatività e il suo impiego nella creazione della bomba atomica.

Ho scelto questo pezzo per il capitolo Trote Purem per la sua dinamicità, fondamentalmente, e perché Einstein mi permetteva di associare l’idea di accademicità facendone un’ottima colonna sonora per quest’avventura. E anche perché nessuno poteva vederci niente di male nella citazione della Arendt eppure grazie a Fangio, Spanky & Co. tutto è cambiato. 









Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N' Roses

Editore: Andaluso Errante Books
Prima Edizione: Dicembre 2016
Seconda Edizione: Ottobre 2020
Genere: Narrativa Contemporanea


Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"


NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata a John Belushi e Animal House!
Costa solo 1.50 in più rispetto alla classica perché è in copertina rigida!



Qualche Recensione:



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