Alessio Chiadini Beuri: Dentro il libro e oltre: Il Guru dell'Ammore

giovedì 31 dicembre 2020

Dentro il libro e oltre: Il Guru dell'Ammore




 Veniamo a noi, alle cose serie. Come preannunciato nelle puntate precedenti, c’è un altro personaggio fondamentale nel mondo di Chi più Re di noi e lo è diventato, non era previsto: il Fangio. All’apparenza sembrerebbe molto simile, come attitudine al mondo femminile, a Tetteballerine e quindi ridondante ma, a differenza del biondo colosso, Fangio non è dotato per nascita di un aspetto fisico piacente né di un’altezza imponente. Viene detto subito: Fangio è fastidioso da guardare, per quanto è brutto. Per questo, dove a uno viene tutto facile finché non apre la bocca e straparla, il secondo deve bucare quella bolla di resistenza con la parlantina e una certa faccia come il culo (in questo caso la terminologia ne indica la sfacciataggine dell’approccio piuttosto che la deficienza estetica). Come tutti i personaggi di Chi più Re di noi lo vedrete crescere nel corso del romanzo e ogni volta sarà per voi una sorpresa. Ma non facciamo prendere dalla foga e andiamo con ordine.


È durante un giorno di autogestione che i nostri ragazzi (Enrico, Tette’ e Zanna) fanno la sua conoscenza. Si trovano tutti dentro l’aula magna del dipartimento al 38 di via Zamboni, L’aula III o la V, ha poca importanza e, mentre la rappresentante degli studenti spiega i motivi della protesta, Fangio entra nell’inquadratura, di terga. È appollaiato su un banco, intento a importunare (pasturare) una delle tante studentesse che annualmente si iscrivono a Lettere e Filosofia e congestionano i corridoi e i cuori di altrettanti studenti. È un punkettone vestito di nero, smilzo ma con l’addome da bevitore, capelli lunghi e unti e un pantalone a vita bassa che mostra a tutti il pelo che spunta dall’addome e dal culo pallido. Se volete dare un volto a questo soggetto, scrivendo il seguito di Chi più Re di noi (Noi, Re di vivi) me lo sono raffigurato come un giovane Frank Zappa, noto soprattutto per il suo scarso igiene personale e non certo portatore di un canone di bellezza greco.


Il primo vero contatto tra Enrico e Fangio avviene nei bagni d’istituto, finita l’assemblea. Lo annuncio senza vergogna, ho copiato pari pari l’incontro tra Ted e Barney di How I met your mother, compresa la battuta “Ti insegnerò a vivere!”. Non me ne vergogno: avevo bisogno di un gancio che mi desse fiducia e ho pescato da quello che mi era più familiare. Come la prima vittima di molti serial killer, per altro. Ricordatevi sempre che non avevo mai scritto niente di simile a questo genere prima.


Non ho mai spiegato perché Fangio punta proprio Enrico, in quei bagni, e perché si attacca a lui e alla sua vita come una cozza. Probabilmente ha notato questi tre animali ingrifati, in mezzo a una stanza gremita di studentesse grondanti desiderio di ribellione (che fosse verso le istituzioni, i genitori o il senso di pudore a Fangio non importa: è l’attitudine che conta), non provare neanche mezzo approccio e ha visto la necessità di dare una mano.

È lui, tra l’altro, ad affibbiare a Enrico il soprannome di Spanky. Scelsi di chiamare così il mio principale alter-ego letterario perché così si chiamava il protagonista, il capobanda, di “Simpatiche canaglie” il programma televisivo del 1922 che vedeva dei ragazzini piccoli combinarne di ogni (il mio episodio preferito è quello in cui si costruiscono da soli una macchina a pedali con materiali di scarto, assi di legno, vecchi copertoni e chewing gum). La particolarità di questo gruppo di bambini scavezzacollo è che che era costituito solo da maschi. Quando compaiono le ragazze, spesso civettuole e viziate, si rompono le amicizie e ci si spacca il culo a vicenda. Femmine, tsk!

Per questo motivo Spanky non ammette che ci siano bambine all’interno della compagnia. Non le vuole. Puzzano.

Per un motivo analogo Enrico sarà Spanky, perché nella sua spasmodica ricerca della ragazza dei suoi sogni combatte con se stesso, con le proprie emozioni e con il sesso femminile, quando lo illude e delude le sue aspettative, allontanando il sogno di essere finalmente felice. Per Spanky, quindi, le donne che lo illudono e poi lo abbandonano, che trattano i suoi sentimenti con leggerezza, che smontano sistematicamente, la speranza di trovare la sua metà identica e fondersi con lei, possono starsene fuori dalla sua vita.

Fangio li porta in un bar in mezzo a un incrocio pericolosissimo e attacca una litania di verità che non interrompe nemmeno quando i testicoli dei nostri si svitano e rotolano via. Vi lascio godere da soli delle perle di vita che ha sciorinato nella sua prima, storica, lezione.

Del Fangio hanno un crocifisso posticcio appeso in bagno. Il perché è presto detto: ricordate la famosa Tombola di Natale indetta dai compagni di liceo e che ha raggiunto ormai la ventesima edizione? Ebbene, proprio durante lo svolgimento di una di quelle, qualcuno vinse un crocifisso e qualcun altro la figurina Panini di Luca Marchegiani, storico portiere di Lazio, Torino e Chievo. Ciò che successe dopo fu una blasfema conseguenza: coprire il volto del Cristo sofferente con quella di colui che da quel momento in poi divenne il messia di una nuova religione, il Marchegianesimo. Il nostro Natale divenne il 22 febbraio e quell’idolo di cartone, ma splendente nei nostri cuori, restò appeso in classe per i successivi cinque anni, per buona pace dei compagni di Comunione e Liberazione che non la presero bene, e di quella del prete che resistette alla tentazione di farci un esorcismo.

Ad essere proprio sincero con voi, non ho memoria della creazione del crocifisso di Marchegiani quindi temo che non fossi fisicamente presente a quella tombola (non era strano visto che, all’inizio del liceo, ero piuttosto restio a dare corda ai miei compagni di classe e alle loro stranezze) ma, in compenso, nessuno si scordò più di farmi gli auguri di compleanno visto che condividevo lo stesso giorno di nascita con “Nostro signore, che esiste e sta’ tra i pali”. Certo, prima gli auguri si facevano a Marchegiani e solo in un secondo momento, a me, con scarso entusiasmo.


La colonna sonora: Hold on by Green Day

Ho scelto questa canzone perché “Il guru dell’ammore” ha tutte le caratteristiche di un capitolo di ribellione giovanile, a partire dall’autogestione in università e dallo stesso modo di affrontarla che hanno Spanky & Co. È una canzone che mi scatena memorie ancora più antiche di quelle dei miei anni universitari. Qua affondiamo nella melma preistorica dei ricordi liceali, seconda superiore, al massimo. Fu all’incirca in quel periodo che scoprì il punk rock (fu come un amore estivo: iniziai dai Blink 182 e nel giro di due mesi chiusi il capitolo coi Green Day, anche se all’epoca era tutto un fiorire di band commerciali che suonavano punk e che magari sparivano dopo due sole hit) e il momento non poteva che essere quello più giusto, quando usciamo dal bozzolo dell’infanzia e ci troviamo dentro un corpo con cui dobbiamo prendere confidenza e gestire un animo inquieto che sembra trovare ogni pretesto per metterci nei guai. Ai brani contenuti nell’album Warning ho fissato molti ricordi ma Hold On è quello che ancora oggi ascolto non per rivivere sensazioni del passato ma per affrontare il presente. C’è un film che scoprì lo stesso anno in cui iniziai a far girare a ripetizione il nastro dei Green Day nel walkman, e si tratta di Stand By Me di Rob Reiner, tratto dal racconto “The Body” di Stephen King. Apparentemente Green Day e Stand by me sembrano non avere niente a che fare tra loro ma è qui che la mente umana tesse i suoi legami misteriosi. Stand by me è un film che parla di bambini che affrontano il passaggio all’età adulta, disubbidendo ai padri che non li comprendono e al mondo che li ha già etichettati senza lasciar loro la speranza di essere chi vorrebbero. Lo fanno restando insieme, facendo squadra, legandosi in un’amicizia che ricorderanno per sempre.

Quando ascolto Hold On, io sento le loro scarpe da ginnastica sporche correre lungo le rotaie per sfuggire alla locomotiva, ascolto gli sfottò amorevoli che i quattro amici si lanciano per farsi coraggio e sentirsi più grandi, avverto il pugno allo stomaco dell’avventura che stanno vivendo esattamente come ho fatto io decine e decine di volte in altrettante afose estati.



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