Alessio Chiadini Beuri

martedì 12 novembre 2019









Ho conosciuto Max Payne in un freddo inverno di molti anni fa durante la stesura della mia tesi di laurea. Un periodo nevrotico passato col naso ficcato nei libri e dentro un frigorifero spalancato su una fame annoiata e ansiosa.
Di Max Payne mi hanno preso da subito le battute caustiche, il totale sprezzo del pericolo e l’aspetto mingherlino, totalmente inadatto a tutta la merda che avrebbe affrontato nel primo videogioco della serie. A causa del budget risicato, infatti, fu Sam Lake, il creatore del personaggio, a prestargli le fattezze, e non era certo un nerboruto, tosto fino al midollo Mark Wahlberg qualsiasi.



Scrittore e appassionato di cinema, sono costantemente alla ricerca di novelizzazioni, i romanzi tratti da film di successo. Per questo, dopo aver passato centinaia di ore tra mercatini di libri usati e store online ed essere riuscito a recuperare i titoli più disparati e impensabili, mi sono reso conto, incredulo, che a nessuno fosse mai venuto in mente di mettere su carta (vera e digitale) la storia del poliziotto infiltrato più famoso dei videogames.

“Max Payne – Il sogno americano” è la prima parte dell’avventura, quella che termina con lo scontro tra Max e Jack Lupino e l’incontro con la bella Mona Sax. L’obiettivo finale di questo progetto è quello di portare Max fino in cima all’Aesir Tower e vederlo compiere la sua vendetta.
In questa trasposizione letteraria non autorizzata ho mantenuto tutto il parlato originale, vera ossatura del gioco e linea guida della mia scrittura, centrata nel rispettare l’atmosfera pungente e magnetica di quella lunga notte, dove una tremenda tormenta di neve spinse New York fino al bordo del Walhalla e un uomo a fronteggiare i propri demoni con una confezione di aspirine e una Desert Eagle.



Nessun commento:

Posta un commento