Alessio Chiadini Beuri: Dentro il libro e oltre: Ehi tu, porco!

giovedì 18 febbraio 2021

Dentro il libro e oltre: Ehi tu, porco!

 


Non possiamo cominciare senza questo video:


Dopo quasi 20 capitoli abbiamo riunito la ciurma. Ce l’abbiamo fatta. È il caso di festeggiare, che ne dite?

E allora usciamo per andare a bere, anche se nella vita vera ancora non si può (vi scrivo dal passato: 15 febbraio 2021, per voi 19 febbraio 2021). Concediamocelo, ce lo siamo meritato.

In “Ehi tu, porco!” tutti e cinque gli inquilini dell’interno C al numero 49 di via Saffi, Bologna, escono per concedersi una serata di dichiarato ludibrio (è vero almeno per i tre quinti della compagine, quella portatrice del cromosa Y). Virginia e Cecilia li accompagnano al Fantasy, ma con obiettivi diametralmente opposti: farsi gli affari loro e raccontarsi le vacanze.

Mentre Enrico, Tetteballerine e Zanna si preparano anticipando il bidet mensile e cospargendosi di acqua di colonia come nei film degli anni '80 fischiettano When Johnny comes marchin’home, celebre canzone popolare americana coeva alla Guerra di Secessione, ripresa dal terzo film della saga di Die Hard quando Jeremy Irons fa il suo ingresso in banca per rapinarla. I ragazzi la usano come loro Haka, per caricarsi allo scontro che prevedono di avere con il gentil sesso. È la prima serata Erasmus della stagione e, si sa, chi ben comincia è a metà dell’opera. Come Fondatori e membri Alsef (Associazione libera soccorso Erasmus femmine, di cui trovate i gadgets e le magliette (QUI), sentono il dovere morale di fare bene e fino in fondo. Abbiamo già parlato di come siano i ragazzi e le ragazze in vacanza/viaggio: sono in libera uscita e non vedono l’ora di contravvenire alle raccomandazioni e ai divieti degli adulti di casa trasgredendoli alla grande con simultanea coerenza: alcol, convenzioni sociali, lussuria e tutto il vasto campionario di peccati da vecchio testamento. E se questi gironi infernali hanno anche una serata a loro dedicata in cui possono fiorire in ogni bar, pub e locale del centro chi siamo noi per imbracciare i forconi e farci strada nella notte con le torce e dei cappucci calati in testa? Nessuno.


Di cappucci però, ne sono attrezzati anche i nostri, ma hanno evitato di indossarli, per il momento, che non sta bene. Niente è lasciato al caso, nemmeno nella posizione del locale da cui passare la serata. La vita, in fondo, è tutta una questione di tattica e scelte. Su degli sgabelli e/o un piano rialzato, meglio se rivolti verso il bancone o l’ingresso, vicino alle toilette o al passaggio obbligato che gli tutti, prima o poi, dovranno percorrere per andarci. Gli sgabelli o i piani rialzati, se presenti nel posto, servono per avere una maggior visione di quello che accade: chi litiga con chi, chi si accompagna con chi, chi vorrebbe farlo con chi, chi sono i galli, chi sono i frequentatori assidui a cui strappare informazioni utili, chi sono i novizi, chi è ubriaca fino al midollo che se ride troppo si fa pipì addosso. Potete fare una cosa simile, negli intenti, anche quando andate a mangiare al ristorante (ovviamente se non siete fidanzati): scegliete il posto che più si confà a mostrarvi il locale, la porta d’ingresso, gli altri tavoli. È un po’ come andare a teatro. Certo, se ci andate da soli, il troppo fissare gli altri clienti mentre stanno mangiando può dare fastidio e, alla lunga, concentrare tutta l’attenzione su di voi. Se, invece, buttate un’occhiata ogni tanto mentre chiacchierate con un amico vedrete che le cose andranno più sciolte.

Ma che c’entra la toilette?

Non fa un po’ schifo passare la serata in rassegna a quelli e quelle che vanno a fare i propri bisogni e poi magari escono e toccano cose senza essersi nemmeno lavati le mani?

È una roba un po’ da sudicioni?

No, niente di tutto questo. È pura logica matematica e la spiegazione ve la lascio scoprire nel capitolo vero e proprio. Scommetto che non ci avete mai pensato. Mi ringrazierete.

Ma torniamo a noi, appena arrivano al Fantasy, il locale designato per la serata, Zanna dice agli altri di aver visto una ragazza che conosce e con cui in passato ha avuto un breve flirt (ovviamente, ormai conoscete il soggetto, Zanna non si esprime in questi termini appartenenti al gergo di qualcuno immerso nel qui e ora di questa realtà) e si allontana dal gruppo regalando una citazione cinematografica di un film da premio Oscar che, però, potrebbe facilmente passare inosservata. 


Tetteballerine, invece, mentre passa lascia la bava, come le lumache. Solo che non la produce lui ma, bello come un adone, fa sbavare tutta la fauna femminile presente a dieci metri da lui. Tetteballerine non è ispirato a me, io sono più come quel tizio che si incarica di prendere i drink per tutti e sta in fila un’ora e tre quarti perché vorrebbe rispettare l’ordine e si fa passare avanti da chiunque. Per questo sono Cecilia e Virginia le addette alle libagioni, non tanto perché piccole e filiformi in mezzo alla masnada maschile che si accalca, si sbraccia e si spintona, quanto più perché di fronte a due giovani pulzelle non contano più ordini d’arrivo, podi, orari sugli scontrini: ciò che importa è lasciarle passare per valutare la mercanzia e, eventualmente, riscattare il favore appena la gradazione alcolica dei loro drink abbia fatto il suo corso. Che facciamo schifo l’ho già detto? Beh, fatevene una ragione perché mi sentirete ripeterlo spesso.


Insomma, tra un partita senza partita a biliardo tra Tette’ e Spanky, un Zanna sconvolto perché la tipa da cui è andato non avesse la minima idea di chi fosse e una chiacchierata chiocciante tra Virginia e Cecilia nel gruppo si insinua un pericolo che avrebbero dovuto prevedere: Harry Belafonte. No, non il cantante in carne e ossa ma uno che per bellezza e magnetismo potesse rivaleggiare con chiunque e portare scompiglio: un gallo nel pollaio di Spanky Tette’ e Zanna deciso a spiumare Cecilia, Virginia o, chissà mai, entrambe. A fargli abbassare la cresta ci pensa subito l’acidità di Virginia ma è Spanky che interviene, cercando di limitare i danni all’autostima che un rifiuto così, di fronte a tutto il locale, può portare. Dice all’amico che Virginia sta con lui e che non è il caso di continuare. Anche se su fronti avversi, Spanky riconosce in Harry lo spirito di un vero Alsef e tenta di alleggerirgli l’umiliazione.

Il ragazzo si rimette le palle in saccoccia e si allontana, permettendo ai i nostri di riprendere la loro serata. 

“Tetteballerine fa ballare i pettorali tutte le volte che segna un punto” è qui che c’è, per la prima volta nel romanzo, la descrizione del perché Tetteballerine si chiami Tetteballerine. Non mi sono mai soffermato a descrivere i miei personaggi nel dettaglio. Non serve: il lettore ha la libertà, la capacità, il divertimento di riempire il romanzo con la propria fantasia, creandone una versione unica e tutta sua. Di Zanna sappiamo che ha i capelli rossi ed è gracile, di Cecilia che è amorevole e un po’ pacioccona, di Virginia che è acida che la metà basta e che è stressata dall’università nel suo primeggiare a tutti i costi, di Tette’ che è bellissimo ma che se non apre la bocca è meglio, di Enrico sappiamo solo che al liceo non era uno che veniva notato e che è un continuo pensare. Questo fino a oggi, almeno. Con “Ehi tu, porco!” Impariamo che Tetteballerine non è solo bello ma è anche così fisicato da poter esprimere le proprie emozioni facendo uso e sfoggio del controllo indipendente dei suoi muscoli pettorali. Non sapete quante volte mi sia trovato a dover spiegare che, in realtà, Tette’ non era affatto un ragazzo ciccione che correndo doveva tenersi il petto troppo abbondante. Questa incomprensione non mi ha mai infastidito anzi, mi dava modo di parlare del personaggio e del romanzo. Ah, tutti coloro che leggono il romanzo, dopo un po’ mi chiedono ridendo “Ma Tetteballerine…?”. Non mi domandano di Spanky, Zanna e nemmeno di Fangio. Mi chiedono tutti di raccontargli di Tetteballerine e quanto di vero ci sia in quello che ho scritto.

Non avrei mai pensato di dirlo, ma Tetteballerine è probabilmente il miglior personaggio che abbia inventato finora. E gli voglio molto bene. Come lui ne vuole a me, a voi e alle vostre madri.


Ma ritorniamo alla capitolo e a un finale che davvero non vi aspettereste. Harry Belafonte ci ripensa sul suo orgoglio ferito e ritorna con il cugino grosso e stupido: il rancore. Insulti e battutacce non sconvolgono i ragazzi che cercano di ignorare lui e la sua compagine di decorticati livorosi ma quando i bersagli diventano Cecilia e Virginia allora la musica cambia. Prima che Tette’ possa scatenare una rissa sanguinosa in stile Termopili, Spanky lo anticipa e invita tutti ad andare nel vicolo e mettersi d’accordo con i cazzotti. Prende una lattina di 7up vuota e replica la celebre frase di Kurt Russel in “1997: Fuga da Los Angeles”


Tette si esalta e cita “I Guerrieri della notte”


Zanna, come Will Smith in “Independence Day”, gli augura:





Per finire, non dimenticarti che il romanzo su Max Payne esiste e lo puoi leggere senza spendere un euro che è uno!



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