Ebbene, eccomi tornare da voi dopo mesi e mesi di assordante silenzio. La
stesura dell'ultimo romanzo ha assorbito tutto il mio tempo libero una volta
lavorato, dormito, mangiato e custodito (come ama dire mia madre per dire che
devo prendermi cura di me stesso). Certo avrei potuto fare economia di minuti
preziosi e mangiare un po' meno, visto il girovita che è lievitato, ma è così
che combatto lo stress. È un
circolo vizioso che devo interrompere, prima o poi.
Meglio prima, comunque.
Nuovo romanzo, dicevo, sì: ho avuto l'ottima pensata di cimentarmi in un
progetto con una data di scadenza al limite delle mie possibilità ma dopo un
paio di mesi di studio della trama e dell'intreccio e dopo altri quattro di
stesura, sono riuscito a confezionare il tutto e spedirlo a chi di dovere.
Non è stato facile per niente,
ve lo dico subito, e men che meno rilassante ma io ho voluto la bicicletta e a
me è toccato pedalare, anche se stavolta si trattava più che altro di un
monopattino elettrico in autostrada, contromano.
Veniamo però al motivo per cui ci troviamo qua: una nuova puntata del serial
letterario più apprezzato dei pochi elettori di questo bellissimo blog dalle
enormi potenzialità. Dentro il libro e oltre torna con una puntata dal titolo
più inglese-maccheronico che si potesse prevedere e lo fa anche con un
capitolo che, all'epoca, fu quasi del tutto improvvisato e davvero scarsamente
programmato. È così che scrivevo una volta: totalmente comandato dall' istinto
e dalla penna che continuava a correre sulla pagina.
Ricordiamo, prima di tutto, ciò da cui veniamo: sono passati alcuni mesi dalla
notte di
Capodanno
ma fondamentalmente poco è cambiato se non per il fatto che Zanna e Caterina
sono tornati insieme e sembrano così felici da fare ammalare di diabete
chiunque sia cosi avventato da respirare la loro stessa aria senza aver
indossato prima una tuta schermata da barre di livore per il mondo cucite a
due millimetri una dall'altra.
Spanky si frequenta con Alena,
nonostante questa non sia l'inquilina del terzo piano e Virginia fa lo stesso
con Alan, la fiamma di amore iridescente che l'ha portata a Parigi a
festeggiare coi botti. Membrokid, che è tornato dal Sudamerica, sta per
sposarsi con quella che avrebbe dovuto essere solo un'avventura bacino-pelvica
da manuale. Fangio si deve ancora riprendere dal coccolone che gli è preso
quando
gli è stato domandato di presenziare al cerimoniale nuziale in qualità di
testimone dello sposo. Il capitolo si apre con una
delle solite riflessioni esistenzialistiche del nostro insicuro Spanky di
quartiere che, però, fondamentalmente verte sulla sua innata positività e
sulla sua ingenuità adamantina con cui distribuisce seconde possibilità a
qualunque stronzo di passaggio come fossero caramelle. Questo perché le sua
seconda possibilità, in realtà, sono a volte terze, quarte, addirittura quinte
occasioni per rimanere deluso dalla vita e dalle persone su cui non riesce a
smettere di puntare tutto, non accorgendosi che presto la banca smetterà di
fargli credito. Spanky si giustifica dicendo di avere un handicap al cuore ma
il suo grande problema è che si innamora più dei viaggi che si fa in testa che
di quello che succede davvero nella Realtà. È un fottuto, irrimediabile,
idealista che il vizio di sognare di volare sempre un po' più in alto non gli
passerà mai, qualunque tentativo venga azzardato nell' impresa.
Fa parte della sua natura e da autore so che dovrà imparare a conviverci, e al
più presto. Meno male che l'ho creato anche con un pizzico di cinismo e
autoironia, altrimenti sarebbe stata davvero la fine per Spanky. In ogni caso
è doveroso ricordarvi che all' epoca in cui è ambientata questa storia, gli
smartphone erano ancora un lusso per pochissimi e i cellulari non andavano su
internet a meno che non aveste il rene di qualcuno da vendere, avevano
pochissima memoria, sufficiente a conservare dodici sms testuali e non avevano
ancora le tastiere digitali.
È per quest'ultimo motivo che Spanky, al suo Nokia3330, risponde per errore,
visto che stava leggendo per l'ennesima volta un messaggio dolce di Alena. Un
numero sconosciuto come quello, normalmente lo avrebbe ignorato, ma a
minchiata ormai fatta, pensa di cavarsela buttando giù il telefono
all'operatore del call center fingendo che la linea sia disturbata. Solo che
gli va peggio del previsto, in un modo che non sarebbe riuscito a immaginare
nemmeno dopo aver mangiato male al thailandese. In un primo momento non riesce
ad associare la voce che sente con qualcuno che, da come si rivolge a lui
sembra uno dei suoi migliori amici della vita. Invece è solo Alan, il ragazzo
di Virginia con cui né lui né nessuno degli altri (escludendo forse solo
Cecilia) ha mai nemmeno visto per sbaglio.
La realtà ve la dico io, dopo quasi dieci anni: il personaggio di Alan non era
previsto, l'ho inventato solo per esigenze di trama. Il suo è sempre stato il
destino di una meteora, nemmeno così fulgida, a dirla Tutta. Era solo
l'escamotage per avere un contraltare idilliaco con cui far risaltare il
Capodanno di merda passato da Spanky, tanto per sottolineare meglio il
concetto che alle nostre fantasie ed elucubrazioni va concesso solo il giusto,
senza andare in overdose e cadere troppo rovinosamente insieme alle nostre
alte aspettative. Che poi, per
il carattere di Virginia, così riservato e poco espansivo con la comparte
maschile dell'appartamento, questa riservatezza è perfettamente logica.
Comunque sia, Alan telefona a Spanky e, dando per scontato che lui sappia che
con Virginia la storia è finita, avvia un soliloquio di lamenti che tiene
inchiodato il povero Spanky, davvero troppo cortese, per una cosa come
quarantacinque interminabili e strazianti minuti.
Una delle tante cose che a Spanky non torna è il motivo per cui il ragazzo
abbia telefonato proprio a lui, che non se l'è proprio mai inculato di
striscio. Aiutandomi con le fasi di elaborazione del lutto, che penso di aver
appreso per la prima volta da Scrubs o da Dottor House, mi sono divertito ad
analizzare allo stesso modo i momenti che seguono una separazione
sentimentale.
Per prima, quindi, abbiamo la NEGAZIONE, il rifiuto di
affrontare la realtà per quella che è, proteggendosi con una cortina di deboli
tentativi di auto-convincimento che l'altra persona, molto presto, ritornerà
pentita sui suoi passi e tra le nostre braccia. Ah, ogni fase è scandita dal
commento cinico e disincantato di Spanky, che qui ha la possibilità di fare al
meglio ciò che non gli riesce mai per se stesso: essere violentemente
razionale e lucido.
Sul secondo gradino del podio abbiamo la RABBIA: a cui si unisce quasi
subito il rancore e la frase:
". . . con tutto quello che ho fatto per lui/lei"
Vi suona familiare, no?
Ma ecco il punto: quando veniamo scaricati ci sentiamo rifiutati, non capiti,
non apprezzati e scarichiamo il nostro dolore sull'altra persona sotto forma
di un'accusa di ingratitudine perché davvero siamo convinti di aver fatto cose
che nessun altro abbia mai fatto, e lui/lei lo deve riconoscere perché
facendolo, si renderà conto che uno uguale a noi non lo troverà da
nessun'altra parte. Il bello è che tutta questa storia ce la cantiamo e ce la
suoniamo con convinzione, perdendo di vista il fatto che non tutto quello che
sembra importante per noi venga valutato allo stesso modo dall'altra parte,
altrimenti non saremmo stati scaricati così impunemente e senza diritto di
replica. Due persone si devono trovare, e non solo nel momento giusto delle
loro vite, quando sono entrambi disponibili e interessati, ma in cerca
esattamente l'uno dell'altro per carattere, per indole, natura e sintonia. Non
basta solo fare tutte le cose bene.
Molto spesso quello che attrae una persona verso di noi è qualcosa di cui
noi siamo totalmente inconsapevoli e che neanche ci immaginiamo. Pensate alla
rivelazione finale del film Hitch. Tutto ciò che ha fatto innamorare la ragazza
sono stati i suoi difetti, i suoi sbagli, le sue deviazioni dalla strategia di
conquista che aveva preparato. L'importante, secondo me, è rimanere in onda e
continuare a trasmettere, poi qualcuno che si sintonizzerà e deciderà di non
cambiare stazione, arriverà.
Il terzo punto della fase di elaborazione è il PATTEGGIAMENTO e io ho
immaginato come spesso, quando qualcosa che vogliamo con tutto il cuore ci
sfugge dalle mani, noi tendiamo a cambiare ciò che siamo pur di non perderla.
Che per alcuni aspetti va anche bene, chi è perfetto scagli la prima pietra,
no?
Ciò che per me è sbagliato è arrivare a pensare di cambiare così tanto da
fare un torto a noi stessi e cominciare a indossare gli abiti di una
menzogna. Una bugia che poi saremo costretti a portare, potenzialmente, per
tutto il resto della vita, se questa brillante pensata avesse mai successo.
Il che, vi tranquillizzo, non
avverrà mai. Perciò, se la vostra coscienza è a posto e le vostre azioni non
vi hanno condotto in qualche braccio della morte, quella persona potete
anche lasciarla andare. Sarà doloroso, non lo metto in dubbio, ma sarà
sicuramente meno penoso che violentare voi stessi a quel modo. Nessuno lo
merita, voi in primis. Se io ho pensato di farlo, dite? Certamente, ma siamo
stati tutti giovani, sciocchi e innamorati.
Il quarto stadio, la DEPRESSIONE, è quello in cui il nostro livello
di autostima tocca i punti più bassi in assoluto. L'essere umano arriva a
credere che un oblio ben confezionato dentro cui possa sparire, sia la
panacea di tutta la sofferenza che sta provando.
Abbiamo un'attrazione e un
amore che spingono così forte che arriviamo a giustificare quello che, in
definitiva, non è altro che il nostro carnefice, solo per amarlo un'altra
volta.
Ma ecco che Spanky e Alan vedono il traguardo, l'ACCETTAZIONE. Dai che ce
l'ho fatta, pensa tra sé Spanky non vedendo l'ora di riattaccare il telefono
e proseguire con la sua vita.
Quando però Alan cade in
quello che sembra un loop senza uscita in cui prende a saltellare impettito
da una fase all'altra delle prime quattro come la pallina di un flipper, il
nostro eroe teme che sia tutto perduto, soprattutto il suo tempo. In una
boutade di rivalsa, a un certo punto Alan paventa l'impegno di coprire il
dolore che prova con un bastimento pieno di sesso occasionale ma Spanky, che
non crede nel detto "chiodo schiaccia chiodo", gli suggerisce invece di
provare con una traghettatrice. Se non avete mai sentito
usare questo termine prima d'ora è perché l'ho inventato. Le traghettatrici,
per quanto mi riguarda, mi hanno salvato la vita. Quella emozionale,
perlomeno. Senza di esse il mio cuore sarebbe inaridito e si sarebbe ridotto
fino alle dimensioni dell'uva passa. Come spiego nel capitolo, le
traghettatrici e i traghettatori, molto spesso non sapranno nemmeno della
vostra esistenza, e certamente non capiranno mai della centralità che hanno
avuto nella vostra vita.
Cito:
. . . la traghettatrice è colei che ci aiuta a superare quel momento critico
della fine di una relazione importante, quando risulta impossibile sia all'
alcol che agli amici. Ha il potere di trascinarti fuori dal tuo stato di
commiserazione e darti uno scopo: lei. Il potere curativo di un sogno.
Nel romanzo, pur camuffandone l'identità, ho ringraziato pubblicamente
le mie, che non hanno mai saputo che peso abbiano avuto per la mia salute
mentale. Una mi ha salvato dai tentacoli di una storia decennale a fasi
alterne che mi ha quasi distrutto due volte e la seconda mi ha strappato dalle
grinfie di una relazione tossica e assurda in cui, oggi, faccio fatica a
capire come possa aver pensato che avrebbe funzionato e mi avrebbe reso felice
per il resto della Vita.
Contento di quel consiglio, Alan ringrazia Spanky e gli dice che,
visto quanto spesso Virginia parli dei suoi coinquilini, anche per lui è
ormai come se li conoscesse. Quando Enrico ha la conferma di essere in cima
alla lista nera di Virginia i due si salutano, per non sentirsi mai più e il
capitolo si conclude con una breve riflessione sulle cose che tendiamo a
dire con slancio, ispirati dal momento.
Ogni promessa va presa per quello che è: aria. Nient' altro, non c' è nulla
per cui affidarsi a loro una volta che hanno lasciato la bocca di chi le ha
pronunciate, pur se il loro proprietario ci credesse davvero con tutto il
cuore. Non è cattiveria e non è cinismo, va bene crederci ma sono i fatti
quelli che più contano, che hanno l'unico valore degno di scambio.
Concludiamo questa puntata davvero molto introspettiva e fin troppo seria
per quelli che sono i propositi di Chi più Re di noi con l'analisi del brano
scelto per il capitolo:
Captured by Brian Kennedy.
Faccio già a meno di dirvi che sono sicuro che non la conosciate perché
ormai l'antifona l'ho capita ma spero vi piacerà. È una di quelle canzoni
che mi sarei trovato spesso a sparare a volume alto nelle orecchie e che
avrei cantato a squarciagola rotto la doccia quando avessi avuto il cuore
spezzato, una bolla di suono in cui far riverberare ogni grammo di dolore
per consumarlo prima che lui potesse consumare me. Una canzone che avrei
provato a strimpellare con quella chitarra trovata nell'appartamento di
Bologna che qualche vecchio inquilino aveva lasciato assieme all'intera
collezione di dvd piratati di Mazinga Zeta. Mi sarei spellato i polpastrelli
a tenere bene gli accordi e a dare al tutto la parvenza di una performance
decente che non facesse sanguinare le orecchie di chi aveva la sfortuna di
abitare con me in quel momento.
Ho ingolfato svariati lettori
Mp3 con canzoni di questo genere soprattutto durante gli anni di liceo e gli
anni universitari perché la ricerca non era fortunata e priva di insidie.
Sono brani davvero difficili da ascoltare fuori da un certo stato emotivo,
nel senso che non se ne può comprendere la forma autobiografica finché non
siamo pronti per accettarla e accoglierla.
Chi più Re di Noi: la ragazza che ascoltava i Guns N'
Roses
Quarta di copertina: "Bologna. Una nuova ragazza è venuta ad abitare nell’appartamento
sopra a quello di Enrico, Tette’ e Zanna, solo che nessuno l'ha
ancora vista. Il primo si è convinto che si tratti della donna della
propria vita ed è deciso a incontrarla, il secondo si è offerto di
curarne l'irrequieta smania di svegliarli nel cuore della notte
facendole assaggiare un po' del toro da monta qual è, l'ultimo non è
sicuro che il fantasma dello zio morto in quella casa la lascerà in
pace.
Cecilia e Virginia alzano gli occhi al cielo"
NB: da qualche giorno è disponibile anche la variant cover dedicata
a John Belushi e Animal House! Costa solo 1.50 in più rispetto
alla classica perché è in copertina rigida!
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