Alessio Chiadini Beuri: Summer in the City

giovedì 25 agosto 2011

Summer in the City


Questa città in estate non è niente male.
Continua a ripeterlo, bravo, forse comincerai a crederci.
In giornate come questa c'è sempre una canzone che mi si accende in testa. Sembra quasi che io rimanga qua per farne parte.
I Lovin' Spoonful cantavano nel 1966 che é una città bollente quella in estate, il mio collo sta diventando sporco e consunto...sembra che non ci sia un'ombra in città (Hot town, summer in the city, back of my neck getting dirty and gritty...Doesn't seem to be a shadow in the city).
E' la stessa cosa anche oggi: i negozi chiusi, non un fabbro disponibile all'incauto che ha rotto la chiave di casa nella toppa, non una biblioteca o una sala studio aperte con quei fantastici getti di aria condizionata che sono una condanna per la salute, il giorno dopo, ma una manna divina per l' hic et nunc. Ed è adesso che mi porto appresso il peso dei libri e in lontananza vedo il miraggio di un libretto pieno di belle firme illeggibili.
Tutto questo non c'è però, l'unica cosa di cui questa città sembra aver bisogno, un bisogno primitivo ed insaziabile che se venisse a mancare scatenerebbe una sommossa popolare, è il gelato.
Benedetto sia il gelato. Ho già provato a studiare in gelateria, niente da fare: mangio e guardo le ragazze che arrivano.
E fa caldo. Molto Caldo. E loro sono poco vestite. Molto poco vestite. E...bhè...fa caldo!
Perciò anche oggi picche allo studio. Chi ci sarebbe riuscito tra l'altro. La noia deve avermi fatto un altro scherzo comunque, ma è strano: per annoiarti devi prima non-aver fatto niente. Io invece dormivo.
Sabato mattina. Niente sveglia per principio. Non mi sono mai scapicollato per lanciarmi sui libri nè per passarci la notte insieme.
Ho sempre avuto una sola regola: non si studia dopo le 7 di sera.
Indipendentemente da che ora avessi cominciato. Su certe cose non transigo.
Conoscete quella strana sensazione che a volte precede il risveglio in cui i sensi catturano il mondo esterno e lo confondono con il sogno che state facendo?
Bè fatto sta che mi sono sono ritrovato dal gestire un Bed&Breakfast in riva al mare senza alcuna nozione di come si accende un fornello o di come si sbatte un uovo all'essere catapultato nel mio liceo, alla lavagna, di fronte ad un professore che mi chiedeva una formula di fisica che io non sapevo nemmeno esistesse. Immaginate il delirio, il senso di inettitudine, l'espressione ebete sul mio volto. E il prof insisteva, incredulo che non capissi cosa dovessi fare. Poi ecco che si avvicina e prende il cancellino e comincia a fare tabula rasa, ma mica strofina, no: picchetta il bordo di spugna alzando nuvolette di gesso.


Paf. Paf. Pafpaf. Paf. Paf. PafPafPaf. Paf. Paf. Paf.


A quel punto si arma di una chitarra elettrica fatta di aria e con le dita descrive un assolo sul niente.


She's got a smile that it seems to me 

Reminds me of childhood memories 

Where everything Was as fresh as the bright blue sky...


Vabbè, mi sveglio. PAF. PAF. PAFPAFPAF. PAF. Recito qualcosa che non posso ripetere. Il soffitto. strizzo gli occhi affogati nella luce della finestra. Il terzo Piano. Metto a fuoco. PafPafPaf. Paf. Paf. Rumore di sedia che stride. La musica muore all'improvviso e tutto torna al silenzio benedetto del sabato mattina.


Chi ascolta i Guns' a quest'ora?











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