Alessio Chiadini Beuri: Fu un pomeriggio d'agosto...

martedì 23 agosto 2011

Fu un pomeriggio d'agosto...

Devo essermelo sognato.
Non c'è dubbio, sarebbe da me: sapete, da piccolo ero un bambino con una fervida immaginazione.
Spesso giocare da solo era più divertente che farlo con gli amici. Ogni giorno era un'avventura diversa, nuova e fantastica. Come di quelle che mi rapivano da tutto, dal sole, dai prati verdi, dalle partite a pallone e mi tenevano incollato davanti alla televisione in camera mia.
Le mie avventure si potevano anche ripetere, ancora e ancora, uguali a se stesse e se volevi, diverse. 
Sognare è una delle poche cose che nessuno può portarci via. Non si può. Forse solo essere FELICI rende l'uomo libero dalla dolce prigione di un carcere di sogni. A colui che è abbattuto e senza speranza in fondo resta sempre un ultimo sogno: addormentarsi.
Ma questo pomeriggio...non posso avere l'assoluta certezza dei miei sensi. Sapete, il caldo, la morsa dell'afa, i mille rumori che in un appartamento vecchio come questo si alternano e confondono lo spettatore di una tv che trasmette a random, che sonnecchia cercando una buona scusa per posticipare ancora la preparazione degli esami di settembre. Tutto ciò concorre a non rendermi sicuro di aver effettivamente sentito qualcosa, che ubriaco di noia e sciolto dalla calura d'agosto mi sia tracannato il cervello.
Questo pomeriggio una serie di passi vellutati è passata in fretta nell'appartamento di sopra. Il tutto non è durato che una manciata di secondi ma tra il lamentarsi di un frigorifero che ci sta definitivamente salutando e il cigolare delle finestre, aperte nell'attesa di uno sputo di contraria, la sensazione che qualcuno stesse passando su al terzo piano è stata inequivocabile.
Come quando SENTIAMO di essere osservati. E' una presenza fisica certa. 
Adesso il soffitto tace. Per essere il 23 agosto è abbastanza normale. I fuorisede sono tornati tutti a casa.
Ci siamo solo io, le telecronache di Guido Meda e il frigorifero che non vedrà l'autunno.



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