Alessio Chiadini Beuri: Un uomo alla spina - Una Pizza nella Notte ep. #6

sabato 9 novembre 2013

Un uomo alla spina - Una Pizza nella Notte ep. #6




Simulo un montante sinistro spaccaculi, tanto per far cacare addosso Fangio e lo guardo mettere in moto quel suo tumore giallo con cui scorrazza per la città come uno spermatozoo che ha perso la strada maestra.
L’ultima volta che l’ho aiutato ho spinto così forte che è arrivato al semaforo impennando. Il motorino. Fangio mi è volato in braccio.
Che posso fare se sono così fantastico?
Non si sprecano i propri doni, no? Giusto perciò, ragazze, se vi mettete in file di 3 cercherò di fare contente tutte. Tranquille: la riserva è illimitata. E’ quella della Lola.
Quando il Fangio è ormai così lontano che la cosa più brutta qui attorno è quella carcassa di cane sbranata da quel plotone di ratti, assaporo l’aria come un Predator ed entro nel locale.
Quel broccolo di Fangio vi ha sicuramente detto che sorridere è la chiave per il successo. Bè, niente di più sbagliato. Io le vedo le reclute del Fangio durante le loro serate Safari: si piantano davanti alle tipe mostrando dentature ampie, non sempre stupende, tirate allo spasmo fino alle gengive e al crampo congenito della mandibola.
Con quale risultato?
Nessuno apprezzabile. Il momento più alto è stato quando la ragazza, imbarazzata, ha cercato di comprare al pivello una rosa per levarselo dai piedi. Ma lui non ne aveva.
Per questo la pseudo-filosofia del sorriso è una stronzata così immensa che quando la fai, brucia dall’inizio alla fine.
Conquistare una ragazza o, nel mio caso, convincerla di desiderare di strapparmi i vestiti di dosso e leccarmi via tutta questa bellezza, non è come andare a raccogliere margheritine nei campi.
è una fottuta guerra, se ancora non ve ne siete resi conto. In guerra non ci vai sorridendo: ci vai a cazzo duro, pronto ad irridere la stronza che vuole farti abbassare la cresta facendole lo scalpo con il tuo tomahawk della pace.
è con passo deciso che vado verso Zanna-travestito-da-fattorino e le due zozze maledette.
La mia mascella è serrata, lo sguardo è cazzuto. Nessuna moina, nessuna maschera. Tetteballerine va servito così com’è: alla spina.



Senza riguardo mi faccio largo tra le due sbarbe e piazzo i gomiti sul bancone. Non faccio caso ai loro “Ma prego, fai pure!” e alle loro espressioni incredule ed ordino da bere. Ignorate le loro lamentele e i loro isterismi, sono solo strascichi di secoli di cavalleria. Le abbiamo viziate ma ora c’è qui Tette’, state tranquilli.
«Ehi, non devi incolpare me: sei tu che mi hai chiamato.» dico alla tipa su cui mi sono strusciato così bene che sì, potrei dirle anche che reggiseno porta. Quello che c’è sulla mia faccia ora non è un sorriso, non sbagliatevi, è un sottile incantesimo che punta dritto al pizzo del suo tanga. Lilla.
«Prego?»
«Sì, pregherai. E sono quasi sicuro che invocherai il nome di nostro signore!» BLINK. Strizzatina d’occhio. Mi appoggio ancora una volta al bancone, dando le spalle a Zanna e alla sua principessa sul pisello (è più un nerchione, quello di Zanna, ma non vi annoierò coi particolari). «Le vibrazioni emanate dal tuo corpo mi hanno richiamato dal fondo del locale. Vuoi dirmi come ti chiami o devo indovinare?» con l’indice le accarezzo gentilmente una guancia.
«Come?» dice quella, come in un quiz televisivo. La indovini con una, mia cara.
«Scusami…» qualcuno bussa alla mia spalla, si schiarisce la voce e prosegue: «Ci stai disturbando. Ti chiederei di smettere.» Zanna. La voce impostata l’ha presa in prestito dal suo film preferito: è Mufasa. Mi volto e come se non lo conoscessi lo squadro dalla testa ai piedi. Imbraccia il casco da fattorino del Fangio come fosse un Top Gun.
«Cosa stai bevendo figliolo, un succo alla pera? Occhio a non esagerare.» Mi è appena venuta in mente un’idea fantastica. Molto meglio di quella del Fangio. ovviamente. Zanna lotterà per avere la ragazza. Ma non gli renderò facile il compito. Dovrà sudarsela se vorrà farla sudare. Se perderà andrò via con tutte e due.






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